Intervista a padre Vitaliy Novak, CM

da | Nov 20, 2022 | Conflitto in Ucraina, Notizie sulla Famiglia Vincenziana | 0 commenti

Padre Vitaliy, missionario della Congregazione della Missione in Ucraina, è anche presidente del consiglio di amministrazione di Depaul Ucraina, un’organizzazione che fa parte della Famiglia Vincenziana mondiale e che sta svolgendo un importante lavoro per aiutare le persone colpite dall’invasione russa dell’Ucraina.

Quando e come è nata la sua vocazione ad essere missionario vincenziano?

La mia vocazione di missionario vincenziano è maturata nel servizio ai poveri nelle parrocchie vincenziane a cui sono stato destinato nel 1990 in Carpazia.

In quel periodo non ero addetto solo alla liturgia della Chiesa, nelle parrocchie, ma avevo modo di toccare la realtà con mano perché quando uscivo dalla chiesa lavoravo con i poveri, visitavo gli ammalati, gli anziani, li supportavo, organizzavo differenti azioni missionarie per aiutare le persone che abitavano nelle aree più povere. Il concreto e diretto aiuto alle persone mi toccava moltissimo.

Mi ricordo quando, giovane prete vincenziano, aiutavo in un villaggio le donne più anziane a tagliare la legna, a portare acqua: è proprio del carisma vincenziano dedicare tempo ad aiutare le persone che più stanno nel disagio.

Da quanto tempo è in Ucraina e quali erano le attività missionarie prima del conflitto?

Io sono Ucraino ma i miei studi li ho svolti in Slovacchia: circa 11 anni di studi teologici e filosofici e la scuola secondaria prima del seminario.

Nel 2003 ho finito i miei studi in Slovacchia e sono tornato in Ucraina. Sono stato uno dei primi ucraini vincenziani insieme a padre Leonida che appartengono alla vice provincia dei Santi Cirillo e Metodio.

Dopo questo periodo sono andato a Karkiv, la mia prima missione, nell’est dell’Ucraina. Lì abbiamo una parrocchia intitolata a san Vincenzo. Prima della guerra svolgevo la mia missione in Odessa e all’inizio sono stato responsabile dell’AIC e della Famiglia Vincenziana. Successivamente sono stato responsabile di Comunità in dialogo – programma di riabilitazione per tossicodipendenti.

E’ cambiato il suo essere “missionario” sotto le bombe?

I valori vincenziani guidano la mia vocazione missionaria: dal primo giorno della guerra la mia missione è stata organizzare gli aiuti umanitari. Specialmente nelle prime due settimane a Kharkiv, per la maggior parte distrutta e bombardata, le parrocchie sono stata abbandonate e dunque sono rimasto lì per stare con le persone e organizzare la distribuzione del cibo, delle medicine per quanti  vivevano sotto la chiesa nel seminterrato, ho organizzato un programma umanitario molto importante ad est e sud del Paese. Le mie attività missionarie, il mio essere missionario era stare con le persone, soprattutto con quelle che vivono nelle aree più bisognose, in prima linea, come  Karkiv,  presente non solo con le mie parole, con l’annuncio del Vangelo, ma  anche con cesti alimentari, gesti concreti, e l’organizzazione degli aiuti per queste persone realizzando  anche una raccolta promossa dalla Famiglia Vincenziana.

De Paul insieme alla La Famiglia Vincenziana ha raccolto una somma considerevole per cibo e benzina ottenendo più di duemiladuecento quarantasette tonnellate di aiuti umanitari di cibo   e benzina.  Siamo così riusciti ad aiutare all’inizio della guerra più di duecentosessantamila persone.

Grazie alla mia vocazione missionaria sono riuscito a collaborare dall’inizio della guerra con una organizzazione NGO cui con cui abbiamo aiutato moltissime persone. La mia vita missionaria è veramente missionaria perché dal febbraio 2022, vivo in macchina girando l’Ucraina per organizzare incontri con le persone, la distribuzione di cibo.  Sono ancora in viaggio e ho macinato più di 1000 chilometri in tutta l’Ucraina.

La mia vita missionaria si svolge ogni giorno in comunità cattoliche differenti, comunità di volontari; ho attraversato l’Ucraina da ovest al centro e soprattutto est e sud per incontrare i vescovi delle comunità cattoliche e le gente per ascoltare le loro necessità soprattutto nelle are di crisi.

In alcuni tempi ho viaggiato per partecipare a incontri internazionali fatti con lo scopo di portare le cose necessarie agli ucraini, per le persone in necessità, specialmente prima dell’inverno. Ci sono dei programmi per il legno, per i generatori elettrici così che le persone possano sopravvivere all’inverno.

Sono stato felice di accogliere il Cardinale Kraiewski a nome del Papa che ha portato il suo aiuto, ha visitato le case a Odessa e a Kahrkiv. Era felice di essere con noi. Lui ha detto di essere vicino alla spiritualità vincenziana e quando eravamo insieme ad altri volontari spiegando il senso della missione ha detto: “Non è possibile realmente adorare Gesù nell’ Eucaristia se Gesù soffre nelle persone povere, prima bisogna aiutare loro che soffrono e poi adorare Gesù nel suo Corpo mistico”

Questo è l’insegnamento vincenziano “Leaving God for God”.

Il Papa ha scelto il tema “Mi sarete testimoni” (At 1,8) per la scorsa Giornata Missionaria Mondiale. Cosa significa per lei essere testimone di Cristo, testimone del suo amore e della sua misericordia?

Il messaggio del Papa per me vuol dire stare con le persone per testimoniare la fede con la nostra presenza. Non importa se le persone hanno fede o meno. Arriva il momento in cui iniziano a fare domande su Dio, sulla fede, dopo si può iniziare a parlare del Vangelo.

Mi ricordo che sulla tomba di San Vincenzo a Parigi c’è scritto “Gesù andava in giro a fare del bene”. Per me è lo stesso. Fare del bene per quelli che hanno bisogno. Se in questo tempo di guerra c’è chi uccide le persone, chi distrugge le città, è qui, in questo contesto che siamo chiamati a lottare per ogni vita, a sostenerla spiritualmente e materialmente, a fare ogni giorno del Bene.

Elena Grazini

Tags:

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

VinFlix

VFO