La passione di Gesù e la passione di Giovanni Gabriele Perboyre

da | Set 11, 2022 | Formazione vincenziana, Spiritualita' vincenziana | 0 commenti

Il Breve per la Beatificazione di Giovanni Gabriele Perboyre diceva nel 1889: “Una vera consolazione celeste e un onore ineguagliabile sono stati riservati dalla Bontà divina a Giovanni Gabriele: il fatto che la Passione che egli ha vissuto assomiglia in modo straordinario a quella del nostro Redentore”.

Possiamo tracciare il seguente parallelo.

  1. C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!” (Lc 12,50).
    Giovanni Gabriele ha desiderato il martirio per tutta la vita. Disse ai suoi seminaristi, mostrando loro l’abito di P. Régis Clet, morto martire nel 1820: “Questo è l’abito di un martire … Che felicità se un giorno dovessimo avere lo stesso destino!” E ha espresso questo desiderio più di una volta.
  2. Gesù ha iniziato la sua Passione dopo tre anni di vita pubblica.
    Anche Giovanni Gabriele le ha iniziato la sua Passione dopo tre anni di ministero.
  3. Gesù disse nel giardino dell’agonia: “La mia anima è addolorata fino alla morte”.
    Giovanni Gabriele soffrì una sorta di agonia spirituale che durò tre mesi, durante i quali gli sembrò che Dio lo avesse abbandonato.
  4. Gesù nella sua agonia fu confortato da un angelo.
    Giovanni Gabriele nella sua “oscura notte di fede”, fu confortato da una visione di Gesù crocifisso che gli dissipò le ansie e gli portò una profonda pace.
  5. E Gesù fu tradito e consegnato da Giuda ai soldati per trenta denari.
    Anche Giovanni Gabriele è stato tradito e consegnato per trenta denari (tael) dal figlio di un catechista.
  6. E Gesù prese con sé tre compagni, Pietro, Giacomo e Giovanni.
    Anche Giovanni Gabriele, al momento del suo arresto, aveva con sé tre compagni: Tommaso, che gli rimase fedele, come San Giovanni; Filippo, che fuggì, come Giacomo; e un vecchio catechista, che più tardi lo rinnegò, come Pietro.
  7. Gesù, quando fu arrestato, impedì a Pietro di usare la sua spada per difenderlo dai soldati.
    Giovanni Gabriele impedì al suo discepolo Tommaso di usare la violenza per difenderlo dai soldati che vennero ad arrestarlo…
  8. Gesù fu trascinato via come un malfattore. “Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi” – (Matteo 26,55).
    Giovanni Gabriele è stato trattato brutalmente nel momento del suo arresto, caricato con le catene e picchiato come un bandito.
  9. Gesù fu trascinato da tribunale in tribunale davanti a Caifa, Anna, Erode e Pilato.
    Anche Giovanni Gabriele fu trascinato da un tribunale all’altro, dal tribunale militare e dei crimini alla sotto-prefettura, alla prefettura e alla capitale della provincia davanti al governatore e al viceré.
  10. Gesù fu aiutato dal Cireneo sulla via crucis (cfr. Mc 15,21).
    Giovanni Gabriele, esausto, ha fatto compassione ad uno studioso, Lieou Kiou Lin, che lo ha fatto trasportare a sue spese si di un palanchino e lo ha accompagnato anche nei due giorni di viaggio successivi all’arresto.
  11. Gesù fu maltrattato, insultato, schiaffeggiato, coperto di sputi e flagellato.
    Giovanni Gabriele fu crudelmente picchiato a colpi di bambù, con strisce di cuoio, gli sputarono in faccia, e lo schiaffeggiarono.
  12. Gesù fu abbandonato dai suoi, tranne che da Giovanni e dalle pie donne.
    Giovanni Gabriele provò la sofferenza di vedere due terzi dei cristiani arrestati e incarnati con lui apostatare la loro fede. Solo pochi gli sono rimasti fedeli.
  13. Gesù fu rinnegato da Pietro.
    Giovanni Gabriele provò la sofferenza di vedere il suo vecchio catechista, Ly, che era molto legato ai missionari, rinnegare sia la sua fede che il suo maestro. Sopraffatto dai tormenti, arrivò persino a disprezzarlo e a picchiarlo.
  14. Gesù fu rivestito con un mantello di porpora in casa di Erode e rimandato a Pilato come un re da commedia.
    Giovanni Gabriele, per ordine del Mandarino, fu rivestito di paramenti sacerdotali e quindi consegnato alle beffe della marmaglia.
  15. Gesù tacque davanti a Pilato.
    Giovanni Gabriele, dopo aver confessato la sua fede, sopportò i tormenti in silenzio e con eroica pazienza.
  16. Gesù, dall’alto della croce, pregò per i suoi carnefici.
    Giovanni Gabriele, nel mezzo della tortura, si inginocchiò per ringraziare Dio di avergli permesso di soffrire per il suo nome e pregò per i suoi carnefici.
  17. Gesù assolse il buon ladrone, dicendogli: “Oggi tu sarai con me in paradiso“.
    Giovanni Gabriele, in mezzo al tribunale, ha ripetutamente dato l’assoluzione agli apostati pentiti.
  18. Gesù udì gli insulti dei farisei e della folla che gli dicevano: “Se sei il Figlio di Dio, scendi ora dalla croce e salva te stesso“.
    Giovanni Gabriele udì questa bestemmia dalla bocca del viceré: “Ora che stai soffrendo, prega il tuo Dio di liberarti dalle mie mani“.
  19. Gesù, al calvario, fu dissetato con fiele e aceto.
    Giovanni Gabriele, per rimuovere un incantesimo, che secondo il giudice lo rendeva insensibile al dolore, fu condannato a bere il sangue caldo di un cane sgozzato.
  20. Gesù fu deriso e i soldati gli misero una corona di spine sul capo che gli conficcarono in testa.
    Giovanni Gabriele subì una tortura analoga: con una punta arroventata nel fuoco gli vennero incise sulla fronte queste parole in caratteri cinesi “propagatore di un culto abominevole”.
  21. Gesù, alla vista della gloria eterna che gli era stata preparata, “si sottopose alla croce, disprezzando l’ignominia” (Ebr. 12,2).
    Giovanni Gabriele andò al supplizio con gioia e il suo volto divenne luminoso.
  22. Gesù salì al Calvario con due banditi.
    Giovanni Gabriele fu condotto a morte con diversi criminali, che furono giustiziati insieme con lui.
  23. Gesù, dall’alto della croce, gridò: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46).
    Giovanni Gabriele, arrivato sul luogo delle esecuzioni, si inginocchiò, alzò gli occhi al cielo e raccomandò la sua anima a Dio.
  24. Gesù dalla croce vide i carnefici che si dividevano le sue vesti.
    Ora, mentre Giovanni Gabriele veniva legato alla croce, i suoi carnefici contavano di impadronirsi delle sue vesti, che si sarebbero divisi tra loro dopo la sua morte, ma i suoi discepoli le comprarono come pure gli strumenti di tormento per conservarli come reliquie.
  25. Gesù “patì fuori della porta della città” (Ebr. 13,12).
    Giovanni Gabriele fu giustiziato fuori della città, nel luogo delle esecuzioni.
  26. E Gesù fu inchiodato alla croce.
    Giovanni Gabriele fu legato con delle corde a una forca a forma di croce per essere strangolato.
  27. Gesù morì di venerdì alle tre del pomeriggio.
    Anche Giovanni Gabriele morì di venerdì pomeriggio.
  28. Un soldato trafisse Gesù nel costato destro per assicurarsi che fosse morto.
    Anche Giovanni Gabriele ricevette il colpo di grazia: un violento calcio in pancia da uno dei soldati.
  29. Gesù suscitò la compassione delle pie donne, la professione di fede del centurione e il rimorso del popolo.
    Giovanni Gabriele suscitò sentimenti simili tra i pagani, che si riunirono in gran numero, mormorando e protestando contro la sentenza del giudizio.
  30. Gesù apparve a Pietro, alla Maddalena e agli undici discepoli.
    Giovanni Gabriele apparve al letterato pagano, il suo buon Cireneo, che era ridoto agli estremi e si convertì. Apparve ad altre persone degne di fede. Una grande croce apparve in cielo alla sua morte e fu vista da una folla di persone, anche da lontano.
  31. Gesù, ai piedi della croce, vide sua Madre colma di sublime rassegnazione.
    La madre di Giovanni Gabriele, sentendo parlare della sua morte, disse: “Perché dovrei esitare a fare il sacrificio di mio figlio a Dio, la Santa Vergine non ha esitato a fare il suo sacrificio per la nostra salvezza”.
  32. Coloro che furono responsabili della morte di Gesù fecero una triste fine: Erode e Pilato furono deportati e morirono miseramente in esilio. Giuda si impiccò, Caifa fu deposto dopo un anno.
    Anche i responsabili della morte di Giovanni Gabriele fecero una fine miserabile: il mandarino che lo fece arrestare fu deposto e si impiccò, il crudele viceré fu denunciato all’imperatore, spogliato dei suoi beni e mandato in esilio. Altri furono condannati all’esilio o morirono prematuramente.

André Sylvestre, CM

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