Le Figlie della Carità di Sardegna accanto alle vittime di tratta

da | Dic 15, 2017 | Notizie sulla Famiglia Vincenziana | 0 commenti

Duecento persone ogni anno chiedono aiuto in Sardegna per sfuggire ai trafficanti di uomini: la maggior parte sono donne nigeriane anche giovanissime costrette a prostituirsi, ma ci sono anche ragazzi e ragazze impiegati nello sfruttamento lavorativo, nell’accattonaggio, nel traffico di stupefacenti.

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Tanti, tantissimi anche i minori coinvolti. Un fenomeno, quello della tratta di esseri umani, presente e in crescita anche nell’Isola, che ha assunto negli ultimi anni dimensioni allarmanti, rese ancora più drammatiche da guerre, povertà e disastri ambientali che costringono milioni di persone a migrare in tutto il mondo.

Da sedici anni è al lavoro in Sardegna Elen Joy, un progetto gestito dalla Congregazione Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli portato avanti in collaborazione con la Regione e con le forze dell’ordine. È l’unico soggetto del territorio sardo iscritto nel registro nazionale delle associazioni e degli enti che svolgono attività a favore delle vittime della tratta, l’unico sardo finanziato sul bando annuale del Dipartimento per le pari opportunità: dal 2003 a oggi ha preso contatto con 15 mila persone tra donne, uomini e ragazzi che hanno denunciato di essere vittima di tratta e hanno chiesto aiuto. Anche quest’anno, grazie al bando 2017 ‘Programma unico di emersione, assistenza e integrazione sociale delle vittime di tratta e grave sfruttamento’ arriveranno alla Congregazione 500 mila euro per altri 15 mesi di attività, a cui si aggiungono altri 10mila della Giunta regionale per informazione e sensibilizzazione, sempre in raccordo con la Congregazione. Tra le novità in programma, una formazione professionale per chi lavora con i migranti.

Il dettagli del progetto sono stati presentati mercoledì a Cagliari dalle responsabili Corinne Vigo e Tonia Cattari con un incontro ospitato nella sede della Congregazione a Cagliari, in via dei Falconi, a cui hanno partecipato anche il  dirigente della Squadra mobile di Cagliari Marco Basile, Marco Sechi, funzionario regionale in rappresentanza dell’assessore agli Affari generali Filippo Spanu e Silvana Tilocca, direttrice del dipartimento di Prevenzione per la Ats Sardegna e impegnata in prima linea nell’accoglienza ai migranti.

Il progetto Elen Joy ha messo sul campo una squadra multidisciplinare con due psicologi, cinque educatori, una mediatrice linguistico-culturale, un assistente sociale e un’infermiera, e poi ancora insegnanti, animatori e operatori impegnati in attività diverse; tra questi ci sono alcune suore della Congregazione. L’equipe lavora con due unità mobili tra Cagliari, Sassari e Olbia che danno informazioni e distribuiscono kit igienico-sanitari; c’è poi lo ‘sportello Arcobaleno’ che fornisce ascolto e sostegno alle vittime della tratta, il numero verde, la presenza di operatori durante gli sbarchi di migranti programmati nei porti sardi.

Difficile ricostruire un profilo delle vittime: non tutte denunciano, molte hanno paura di ritorsioni personali o sulle famiglie, tante temono di essere vittime di riti voodoo nei loro paesi di origine. Di certo sono persone vulnerabili, come sancito chiaramente dal nostro codice penale e dal protocollo sulla Tratta di esseri umani delle Nazioni Unite.

Alcune vittime trovano il coraggio di denunciare: per loro si apre la possibilità di uscire dalla rete di sfruttamento e cominciare una nuova vita. “In base ai dati che abbiamo raccolto nell’Isola, le donne costrette a prostituirsi per il 70% vengono dalla Nigeria, per il 20% dalla Romania, le altre da Sud America e Cina – ha sottolineato Tonia Cattari -. L’età media è compresa tra i 18 e i 24 anni ma sono in aumento negli ultimi anni le ragazze di 16, 17 anni. Il progetto Elen Joy ha a disposizione due strutture protette, una nel nord Sardegna e l’altra nel cagliaritano, dove sono state accolte finora 254 donne e di recente anche uomini e minori: per loro assistenza su documenti, formazione, reinserimento sociale e lavorativo. Non solo prostituzione: ci sono anche i ragazzi e le ragazze costretti all’accattonaggio, al lavoro ambulante, nei campi o nella ristorazione”.

Importante saper cogliere i segnali all’arrivo dei migranti, perché la rete di sfruttamento si muove fin dai paesi di partenza: “Molte persone sono state contattate prima del viaggio con la promessa di un lavoro, una casa – sottolinea Marco Basile, capo della Mobile della Questura cagliaritana. – All’arrivo in Italia sono costrette a ripagare un debito di 25, 30 mila euro, anche maggiore, agli sfruttatori: è da qui che iniziano violenze e soprusi. Molte ragazze vengono recluse per diverse settimane finché non acconsentono a prostituirsi. La rete della tratta di esseri umani è complessa, ecco perché è importante indagare a 360 gradi e raccogliere anche i più piccoli dettagli da chi denuncia”.Risultati immagini per tratta sessuale

Secondo l’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni, l’80% delle migranti nigeriane arrivate via mare nel 2016 sono possibili vittime di tratta destinata allo sfruttamento sessuale nel continente europeo: per questo motivo gli operatori di Elen Joy partecipano alle operazioni di prima accoglienza al momento degli sbarchi alla ricerca di indizi o segnali dalle potenziali vittime.

“Lo sfruttamento degli esseri umani è una delle maggiori rappresentazioni di inciviltà di questi tempi – ha concluso Silvana Tilocca,  direttrice del dipartimento di Prevenzione della Asl cagliaritana e responsabile delle visite mediche al porto di Cagliari in occasione degli sbarchi. La sua equipe gestisce anche un ambulatorio dedicato ai migranti che dal 2005 ha registrato 26mila accessi: sono soprattutto le donne nigeriane a chiedere aiuto. “Tra i migranti che accogliamo ci sono quelli che cercano una vita migliore, i profughi dai paesi in guerra o quelli che fuggono da disastri naturali. E poi le vittime della tratta di esseri umani, tra cui moltissime donne e bambini: davanti a questo dramma non possiamo restare indifferenti”.

Francesca Mulas

Tags: tratta

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