Commento al Vangelo della Solennità di Tutti i Santi – di P. Erminio Antonello C.M.

da | Ott 30, 2017 | Per la meditazione | 0 commenti

OGNISSANTI, LA FESTA CHE UNISCE CIELO E TERRA

PRIMA LETTURA (Ap 7,2-4.9-14)
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo

Io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio».
E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele.
Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello».
E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen».
Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 23)
Rit: Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore.

Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

SECONDA LETTURA (1Gv 3,1-3)
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.

Canto al Vangelo (Mt 11,28)
Alleluia, alleluia.
Venite a me,
voi tutti che siete stanchi e oppressi,
e io vi darò ristoro.
Alleluia.

VANGELO (Mt 5,1-12a)
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

 

“Oggi ci è data la gioia di contemplare la citta del cielo, la santa Gerusalemme, che è nostra madre, dove l’assemblea festosa dei nostri fratelli glorifica in eterno il tuo Nome, o Dio”: così descrive la festa di Ognissanti la Liturgia. In questo giorno facciamo memoria di tutte le persone anonime e a noi sconosciute che, essendosi rivestite di carità durante la vita terrena, ora godono la gioia del paradiso. Di loro si dice – nella prima lettura – che “sono una moltitudine immensa che nessuno può contare”; e poco prima si accenna che sono nel numero 144.000. Questo è un numero figurativo, formato da 12 per 12 per 1000. Il numero 12, derivato dalle antiche concezioni della religione astrale, è il segno del tempo giunto a compimento, poiché nei 12 mesi dell’anno la terra compie il suo giro intorno al sole. Perciò il numero 12, qui abbinato al numero 1000, è considerato segno della perfezione e della completezza. Nel libro dell’Apocalisse questo numero abbonda. La regina del cielo è adorna di 12 stelle (Ap 12, 1), la città celeste è circondata da un muro che poggia su dodici fondamenta e ha 12 porte, che sono 12 perle (Ap 21, 12-14, 21). La nuova Gerusalemme si estende a forma di quadrato di 12.000 stadi di lato (Ap 21, 16). Dodici tribù formano il popolo di Di (Ap 7, 5-89). Insomma siamo di fronte alla festosa assemblea dei nostri fratelli che già godono la pienezza dell’incontro con quel Padre che li ha voluti alla vita e li ha amati.

Essi – si dice – sono “passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello” (Ap 7,14). Il sangue dell’Agnello è l’amore che Gesù ha espresso sulla croce. Essi si sono fidati e abbandonati a questo amore: si sono lasciati avvolgere da esso; e così sono diventati compenetrati da quest’amore. Con questo amore hanno attraversato la fatica della storia, fatta di dolore e di peccato. Ma ora possono gioire dell’incontro con Lui, finalmente reso a loro vicino nella trasparenza dell’amore. E’ la felicità piena: conoscere nell’affezione ed essere riconosciuti da Colui che si ama e in Lui percepire la gioia di un rapporto sincero e liberante con tutti i fratelli.

Il Vangelo annota che già da ora gustare questa beatitudine quando ci esperimentiamo poveri e nel dolore in unione con il Signore; quando esercitiamo la mitezza e costruiamo ponti di pace nei rapporti con i fratelli; quando abbiamo fame e sete della giustizia; quando usiamo misericordia persino di fronte agli insulti ricevuti per causa del Signore. Tutto questo è purezza di cuore che ci rende trasparenti nell’amore in Dio. Ecco qui sta il compito del credente: mettersi nella sequela di Gesù e, in comunione con Lui, attraversare la storia quotidiana con questi atteggiamenti di abbandono, mitezza, misericordia, desiderosi di giustizia. Tutto ciò ci rende liberi di fronte al mondo, perché legati nell’affetto a Gesù. Lui è la nostra pienezza.

 

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