Una breve riflessione nella solennità di san Vincenzo de Paoli, di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Set 26, 2013 | Liturgia | 0 commenti

Auguro a tutti di celebrare con solennità la liturgia di san Vincenzo. Questo sembra una cosa scontata, ma non la è.

Non lo è perché una celebrazione liturgica deve essere ben preparata, perché in questa noi, con parole e gesti, affermiamo che siamo il popolo di Dio Padre, non di Dio giustizia infinita. Affermiamo che questo Padre ci ama e desidera ardentemente donarci il Paradiso, perché è il paradiso che da senso alla vita umana.

Questo Dio che ci ama come un genitore perfetto, lo riconosciamo nel volto del fratello, specialmente nel volto di colui che non ha voce, che non ha fama, che non ha dignità perché non conta.

Ora tutto questo deve apparire nelle parole e nei gesti della celebrazione liturgica, perché questa non serve soltanto per aumentare la grazia in me, per comunicarmi al mio Gesù, ma serve per dire chi sono come cristiano, per dire chi siamo come chiesa!

Per questo, la sciatteria, l’improvvisazione e il ritorno al barocchismo sono deleterie per la liturgia e diventano delle contro catechesi.

 

San Vincenzo, se fosse vissuto oggi, sarebbe un cultore della riforma liturgica, scaturita dal Vaticano II. Credo anche che – con amore – ci farebbe osservare, a noi Famiglia Vincenziana d’Italia che dovremmo essere meno un condominio con appartamenti blindati e più casa comune, dove ci sia aiuta vicendevolmente, si collabora senza la paura che l’altro mi tolga l’aria, perché questo atteggiamento, a lungo andare, rischia di sfociare nella vanità, che può risaltare anche nel servizio della carità e…dalla vanità al potere il passo è molto breve…

 

Viviamo con gioia la festa di san Vincenzo!

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