Omelia di P. Gregory Gay CM, Superiore Generale della Congregazione della Missione e delle Figlie della Carità e Direttore Generale della Gioventù Mariana Vincenziana riunita al Convegno Europeo di Napoli in questi giorni…
Permettetemi di cominciare questa omelia con qualche parola di introduzione.
Cari giovani, la grazia di Dio ci ha convocati qui, in questo luogo, per condividere insieme la nostra Fede. Anche se proveniamo da paesi vicini, con aspetti molto simili, siamo allo stesso tempo molto diversi. Proprio questo è il miracolo dalla grazia: che le nostre differenze ci arricchiscano e ci fortifichino. Ciò è possibile perché abbiamo un’identità comune. Questa identità ci fa appartenere ad un’unica famiglia spirituale: la famiglia che Dio ha voluto donare a San Vincenzo de’ Paoli. Siamo eredi di una grazia, dei doni dello Spirito riversati nei nostri fondatori. Siamo membri di un ramo di questa Famiglia che vuole ESSERE LA BUONA NOTIZIA PER I POVERI.
Per questo siamo qui convocati, per riscoprire nuove strade, dalla creatività infinita dell’Amore, per essere la Buona Notizia. Negli ultimi decenni la Chiesa si è posta la questione di come fare l’Evangelizzazione, che è poi il motivo stesso della nostra esistenza come Chiesa, ed è qualcosa di nuovo. E questa novità, è la risposta alle sfide, in continua evoluzione, della nostra società. Per noi in particolare, della società Europea. E come associazione di Gioventù Mariana Vincenziana, possiamo contribuire molto a questa Nuova Evangelizzazione, non solo con il nostro carisma, ma anche con la nostra identità giovanile.
Ora permettetemi qualche parola sulle letture…
Le letture di oggi, così come è solita fare la parola di Dio, ci interpellano, ci inquietano, ci mettono in discussione, ci invitano, ma soprattutto ci nutrono affinché la risposta che diamo a Dio non sia motivata da una fede ingenua, ma sia cementata in colui che è il modello della Fede, Gesù Cristo. È una parola che suscita la nostra missione profetica ricevuta con il battesimo (siamo consacrati come sacerdoti, profeti e re, il giorno del nostro battesimo). Una dimensione in gran parte dimenticata nelle società “cristiane” di oggi e anche tra di noi, poiché preferiamo restare ancorati ai sistemi che hanno funzionato per anni e molto spesso predichiamo un vangelo ovattato (cioè, un vangelo che lo può ascoltare il padrone che sfrutta i propri operai, il povero escluso ed emarginato, il religioso con una doppia vita, colui che viola i diritti umani, ecc., senza che esso interpelli la loro vita), di fatto questo accade quasi ogni domenica nelle nostre chiese. Ma il Vangelo è il Vangelo, e sebbene dimentichiamo la sua forza profetica, essa si fa notare in tutto il mondo, e sebbene sia il riflesso di un piccolo gruppo che rema contro corrente, cerca comunque di essere coerente con questo Vangelo. Mai quanto oggi, la società ha bisogno di questa dimensione profetica. È necessario che la nostra famiglia vincenziana, la nostra associazione sia credente e sia profetica: poiché è una buona notizia per i poveri, che si converte automaticamente in denuncia e cattiva notizia per coloro che li impoveriscono. E questo non perché lo vogliamo noi, ma perché speriamo nella conversione di coloro i quali non hanno ancora conosciuto questo cammino. Quindi questa profezia viene dal cuore di Dio. Da un Dio Padre di tutti, pieno di misericordia, che soffre per i suoi figli sfruttati ed esclusi e soffre per coloro, che essendo suoi fratelli, li escludono e li sfruttano.
Perciò questa parola ci appare dolce al palato (perché è una buona notizia), ma anche amara nello stomaco (perché muove le nostre viscere e ci rivolge un forte invito, per non dire un esigenza assoluta, a convertirci a questa Fede di e in Gesù Cristo)
Ciò non è facile, la prova ne è il Vangelo di oggi. Nell’itinerario di Gesù, la città di Gerusalemme è lo scenario del suo confronto finale con i rappresentanti dell’Israele istituzionale. In questa scena Gesù entra nel tempio di Gerusalemme, famoso per le sue colossali dimensioni e per l’inestimabile valore del tesoro ivi accumulato. Ma ancora una volta, Gesù si scontra con una grande perversione, perché in quel recinto “sacro” si rifugiano coloro che cercano avidamente il potere economico coprendolo legalmente e ufficialmente con una facciata religiosa. L’iniquo cambio dalla moneta imperiale con la moneta del Tempio era occasione per persone povere di vedersi spogliate dei propri centesimi da coloro che gestivano i pellegrinaggi al Tempio. Era un business che sfruttava la fede della gente. Gesù avrebbe potuto predicare un Dio al quale non interessa questo aspetto “politico-economico” della pratica della fede del popolo. Alla fine sarebbe stata approvata dalle autorità religiose “poste da Dio stesso”. Però la fede di Gesù è diversa, il Dio in cui egli crede e che chiama PADRE, non somiglia per niente al dio cui si dava culto in quel tempio. Proprio questo aspetto porta alla reazione descritta nel Vangelo di oggi. E ci fa capire che a Dio non piace affatto una società fatta di privilegi, che fa distinzioni o esclusioni tra le persone; e, ancor meno una società che fa affari con la fede della gente.
Le nostre attuali società si nutrono, così come all’epoca di Gesù, di scambi iniqui (disuguali) per cui le nazioni povere pagano prezzi esorbitanti per ottenere accesso ad alcune cose fondamentali, come la tecnologia o le risorse energetiche, e in alcuni casi le religioni partecipano a tutto questo. Ma tutto è coperto dal manto della burocrazia economica che difende tali penalizzazioni presentandole addirittura come massima espressione di civiltà. Come Gesù dobbiamo bandire dai nostri scambi questi privilegi, anche se sono legali.
Ed infine…
Abbiamo cominciato l’anno delle Fede: è un tempo propizio per riscoprire la Fede nel Dio di Gesù. Il cammino per farlo è ovvio. Solo Gesù di Nazareth ci può condurre verso questo Dio. Altrimenti possiamo pensare di rendere il culto a Dio, mentre in realtà adoriamo un Dio che contraddice il Dio di Gesù. Avviciniamoci a Gesù Cristo. Facciamo in modo che Egli ci mostri il Padre, per poter ricevere la novità del suo Vangelo e allora sì, lasceremo che il suo amore, reinventi la forma affettiva ed effettiva di rendere credibile il suo Vangelo nella nostra società.
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