Cronaca dell-Assemblea generale (9)

da | Lug 10, 2010 | Notizie sulla Famiglia Vincenziana | 0 commenti

P. GREGORY G. GAY,  RIELETTO SUPERIORE GENERALE

DELLA CONGREGAZIONE DELLA MISSIONE

Erano le 10, 45 della mattina del 8 di Luglio dell’anno di grazia 2010, quando la sala fu invasa da un applauso più forte e più prolungato del solito. Tutta la sala, saltando in piedi, omaggiava  caldamente  P. Gregory G. Gay rieletto Superiore Generale della Congregazione della Missione e della Compagnia delle Figlie della Carità. Questa è la gran notizia del giorno. E questa è la cronaca più semplice e facile da scrivere. Perché tutte le altre attività di questa giornata – e  ce ne furono – rimangono completamente oscurate dall’elezione del Superiore Generale.

UNA ELEZIONE SEMPLICE E NORMALE

Se lei, caro lettore, non ha assistito mai all’elezione di un Superiore Generale, forse si farà un film pieno di solennità o di riti enigmatici. Ma resterà deluso,  dirò che è qualcosa di normale, semplice, trasparente, senza additivi né coloranti strani. Mi lasci che glielo racconti come in una specie di fotogrammi, dopo lei stesso unirà i fotogrammi ed otterrà un film molto distinto da quello che si immaginava nella sua testa.La sessione cominciava con qualcosa di tanto logico per una comunità credente come è l’invocazione allo Spirito Santo col canto gregoriano, naturalmente in latino, del “Veni Creator Spiritus”. Il moderatore, P. Gabriel Naranjo ambientava l’atto con una riflessione evangelica e vincenziana circa quello che stava per fare, in quel preciso momento, questa Assemblea Generale. Per non lasciare nessun dubbio, il moderatore ricordava la Direttiva nei punti  che tratta dell’elezione del Superiore Generale, contava gli elettori presenti nella sala – centoquattordici -, rinfrescava la memoria dei presenti circa il numero di votazioni e dei voti necessari, si consegnavano  le cedole, ogni membro dell’assemblea scriveva un nome, si ritiravano le cedole ed un scrutatore continuava a leggere il nome scritto in ogni cedola. Immagini Lei, attento lettore, questo per  niente complicato meccanismo elettorale si ripete per tre volte, o per dirla più tecnicamente, durante tre scrutini, ed avrà nella sua testa tutto il processo seguito per l’elezione del Superiore Generale.   “Accetta  lei La Rielezione?” Per completare il film, le racconterò la cosa  sostanziale ed importante. Nel terzo scrutinio, P. Gregory G. Gay ottenne i voti  necessari dei membri dell’assemblea. E come è d’obbligo,  il moderatore gli fece la domanda chiave: “Accetta  lei la rielezione come Superiore Generale della Congregazione della Missione”?, e il  rieletto pronunciò un rotondo “Ipsilon”. Gli applausi di tutta l’Assemblea emisero una musica allegra e sonora in risposta all’affermazione del rieletto Superiore Generale. Come è abituale e naturale in questi casi, tutti i presenti passarono, uno alla volta, a dare l’abbraccio di fraternità al successore di San Vincenzo. Perfino la Superiora Generale delle Figlie della Carità ed il suo Consiglio parteciparono a questo gesto di vicinanza.

DAL CUORE

Da lì uscirono le parole che P. Gregory G. Gay diresse all’Assemblea. Non portava con sé  nessun discorso preparato né improvvisò nessuna disquisizione accademica. Semplicemente, ricorse al cuore e con tutta semplicità disse: “Amo la Congregazione della Missione. Amo la Famiglia Vincenziana. Amo i poveri. L’elezione è lavoro dello Spirito Santo. Prometto di portare a termine, in questi anni, quello che dice l’Assemblea. Prometto fedeltà al carisma. Grazie per il vostro affetto.”

E L’ASSEMBLEA PROSEGUÌ COL SUO LAVORO

Un buon amico mi domandava per telefono: “Tutta la giornata di ieri si è concentrata sull’elezione del Superiore Generale”?. Il mio amico non è stato mai in una Assemblea Generale. Per questo non sa che l’Assemblea proseguì col suo lavoro. Un lavoro abbastanza pesante, tedioso, lento, ripetitivo, spesso. La ragione è molto semplice: era rimasto sospeso uno statuto e bisognava riportarlo all’ovile. Il cronista si annoiò fino alla sazietà e lo statuto fu ripassato, discusso, analizzato, visto da tutti gli angoli, votato paragrafo per paragrafo…. Dà l’impressione che, a volte, i membri dell’assemblea vogliano imporsi grandi penitenze. Tutto sia per il bene dell’Assemblea.  Ci furono riunioni per gruppi continentali per cercare criteri per l’elezione del Vicario Generale e proporre nomi per quel servizio. Ma questo lo si vedrà domani, nell’elezione corrispondente.

FACCIA A FACCIA CON P. GREGORY G. GAY

Alcune ore dopo la sua rielezione, questo cronista chiese a P. Gregory G. Gay una piccola intervista per queste cronache. E P. Gregory non dubito un solo istante in concedermela. Tutti conosciamo P. Gregory, ma è buono che anche egli esprima i suoi sentimenti ed i suoi pensieri per tutti i lettori di questo domestico mezzo di comunicazione.

– L’ha sorpresa la rielezione?

–No. Perché ho tentato di agire in modo molto chiaro, molto semplice in quello che è stata la mia esperienza di questi sei anni, e ho dato ai confratelli  l’opportunità di vedere se vogliono camminare per questa linea o no. Dopo avere ascoltato i vari dialoghi nella sala, vedo che le cose che io considero importanti continuano ad essere cose importanti per i confratelli. Relativamente al futuro della Congregazione, non menziono molte cose già che si possono leggere fin dall’inizio, nella mia relazione dell’Assemblea.

– Come si trova in questi momenti?

–In questi momenti mi sento bene, come già lo espresso a tutti. Il sentimento non è lo stesso che avevo sei anni fa, perché, sei anni fa, io non sapevo quello che significava essere Superiore Generale. Ora so che è un lavoro enorme che esige molta energia, ma sono disposto a continuare con la mia idea di fare un piano di ridistribuzione del lavoro dentro il Consiglio e la Curia e, contemporaneamente, quello che dissi già dopo l’elezione, in quanto a quello che è una costante in me da sei anni e che non ha cambiato. Mi riferisco ai miei sentimenti: il mio amore per la Congregazione, il mio amore alla Famiglia vincenziana ed il mio amore ai poveri. Questo non cambia e per ciò mi sento animato a seguire in questa linea.

– Comincia una nuova tappa. Con che coraggio?

–Con un coraggio buono. Quello che spero e mi aspetto, cosa che sarà molto importante, è che l’Assemblea Generale scelga, per il Superiore Generale, una buona squadra di lavoro con la quale possiamo lavorare insieme, distribuendo il lavoro come è necessario, per il bene della Congregazione e le altre responsabilità che tutti hanno in relazione alla Famiglia Vincenziana.

– Le hanno procurato molti dispiaceri questi sei anni passati?

–Io credo che sia normale nel contesto di una responsabilità grande, come è l’essere Superiore Generale, lo sperimentare dispiaceri. Forse una delle cose che mi dispiace di più è quando osservo assenza dello zelo che deve aversi come vincenziani. Mi dispiace, soprattutto, quando vedo che non siamo come San Vincenzo voleva, con quella virtù che egli più voleva; mi sto riferendo a quando non siamo semplici, quando non siamo trasparenti in quello che vogliamo dire e manchiamo alla carità non dicendo direttamente alla persona quello che uno pensa. Molte volte, parliamo fuori di quello che sentiamo e non lo facciamo direttamente con la persona. Io l’ho sperimentato e sento che è quello che più mi dispiace: quando non parliamo direttamente con l’interessato, forse per paura che non lo accetti o qualcosa d’altro. La mancanza di semplicità mi dispiace molto.

– E gioie?

–Molte gioie. Forse l’opportunità di sperimentare, come dissi nella mia relazione, il carisma vivo in differenti luoghi, sia nella Congregazione, nelle Figlie della Carità o in altri rami della Famiglia Vincenziana, soprattutto quando lavorano insieme con molto entusiasmo. Per esempio, provai una grande gioia quando la Spagna celebrò il Congresso della Famiglia Vincenziana; il livello di entusiasmo ed il desiderio di avviare la Famiglia Vincenziana era molto reale. Un altro motivo di grande gioia è quando, andando da un paese ad un altro, sperimento questo stesso entusiasmo, molte volte in situazioni molto difficili.

– Come vede la Congregazione in questi momenti?

–Ho molto ottimismo e molta speranza. Abbiamo ascoltato qui un intervento, nell’Assemblea, che io ascoltai anche nel 2004, credo che fosse la stessa persona. Mi riferisco al fatto che stiamo diminuendo di numero. Questa è solamente una parte della Congregazione. La cosa interessante per me è la parte della Congregazione che il Superiore Generale e gli Assistenti abbiamo visto cioè che la Congregazione è giovane, che la Congregazione sta crescendo, e dovremmo fissare il nostro sguardo verso là. Dobbiamo assicurare una buona leadership, buoni leader per questi posti. Non si tenta di dire che non poniamo interesse nelle altre parti del mondo, ma dobbiamo rifocalizzare energie che, forse, abbiamo messo in una sola parte del mondo e dirigerle verso questa altra parte dove stiamo in crescita.

– Ed ai pessimisti, che cosa dice loro?

–Io credo che forse una delle difficoltà è che, quando non abbiamo un’esperienza sufficientemente internazionale, cadiamo in atteggiamenti pessimistici perché vediamo solamente la nostra propria realtà e, se questa propria realtà non cammina bene, se stiamo perdendo lo spirito o stiamo diminuendo in numero, possiamo essere più preoccupati per il mantenimento, invece di spingere una creatività che ci faccia andare  avanti. Può succedere anche questo quando abbiamo difficoltà con confratelli giovani che vivono alla loro maniera, in forma un po’ indipendente…. Io dico che è meglio aprirci internazionalmente alla Congregazione, e ciò può avere un effetto positivo per rianimare la propria realtà. Io ho ascoltato Suor Evelyne Franc parlare dell’unità delle famiglie, di essere qualcosa di unito, integro, nel nostro caso la Congregazione della Missione, e che dobbiamo sentirci orgogliosi quando il carisma è forte e con effetti positivi, soprattutto, nel servizio ai poveri e nell’evangelizzazione. Questa può essere un modo per aiutarci alla conversione, al rinnovamento nei posti dove siamo deboli e nei quali, forse, abbiamo diminuito un po’ l’attenzione e lo zelo.

– Che cosa spera da questa Assemblea?

–Spero innanzitutto da questa Assemblea che continui con un processo di dialogo. Dico questo perché vedo chiaramente  che ci sono differenti mentalità in quanto a quello che è una Assemblea. Ci sono qui due differenti gruppi: alcuni con l’idea di una Assemblea più nella linea legale ed il buon ordine e temi come Statuti, Postulati… e tutti gli argomenti per l’ approvazione o no. Un altro atteggiamento che sento e che è più rilevante ora, è quello di una Assemblea che vuole essere più dialogica e dove parliamo dei temi che più c’importano, per esempio che cosa ci dicono i poveri? E in questa linea  dobbiamo andare nei prossimi sei anni. Siamo stati costretti a cancellare una parte dell’Assemblea che sarebbe stata molto interessante per me: si trattava di differenti lavori di gruppo su temi importanti, su situazioni attuali e di interesse per la Congregazione in differenti parti del mondo. Raccomando che questo sia trattato nella riunione dei nuovi Visitatori ed anche nell’Incontro di Visitatori tra tre anni, temi di importanza come gli abusi sessuali, la questione dell’invecchiamento dei confratelli e delle Province…. Che cosa fare per affrontare questo, che cosa facciamo con le grandi proprietà, col tema dei beni, come possiamo continuare a maneggiarli in una maniera più giusta…. Ancora ci rimane parlare di un tema che è difficile, ma mi importa ascoltare il dialogo nell’assemblea  per tirare fuori alcuni orientamenti, ed è la questione della riconfigurazione  e la maggiore collaborazione che deve esistere a livello interprovinciale. Dobbiamo impegnarci a fondo in altri Statuti nei quali, a mio parere, ci sono cose interessanti sulle quali i confratelli devono esprimersi. Quello che mi infastidisce è quando cominciamo a litigare “per parole” e ci dimentichiamo che la cosa interessante è il tema. Oggi ho imparato molto e mi è piaciuto percepire che ad alcune persone piacciono  le cose fatte secondo la legge ed altre preferiscono che siamo un po’ più flessibili con la legge, e lasciamo più spazio allo spirito affinché ci indichi dove dobbiamo camminare.

– L’Assemblea si prepara ora per scegliere il Vicario Generale e gli Assistenti Generali. Mi esponga i suoi criteri su questo tema.

–Una cosa molto importante è scegliere una buona equipe, un buon Consiglio Generale, per portare avanti il lavoro che l’Assemblea Generale ci propone per i prossimi sei anni. Per ciò ho vari criteri: che mettiamo attenzione a quello che dicono le Costituzioni relativamente alla funzione di un Assistente Generale: è per “assistere” il Superiore Generale nella linea di compiere quello che chiede l’Assemblea Generale e che lavoriamo insieme. Benché stiamo diminuendo in alcuni parti, stiamo aumentando in altri posti, e dobbiamo assicurare di scegliere leader che comprendano questa situazione e che possano aiutare, tenendo in conto questa realtà di crescita della Congregazione. Necessito anche Consiglieri che non abbiano paura del lavoro. Ho parlato già di fare una ridistribuzione del lavoro dentro la Curia, dentro il Consiglio, perché è troppo centralizzato nel Superiore Generale. Questo esige che la persona abbia salute, buona salute. Non è che debba essere giovane, ma deve essere un lavoratore costante. È anche molto importante che sia una persona che, ovviamente, ama  Dio, ama la Comunità e che ama anche i poveri, e che continui a manifestare questo quando, per esempio, sta nella Curia, quando è in viaggio, quando  prega con la Comunità, nelle attività comunitarie e che mostri una vicinanza ed una sensibilità verso i poveri. E, finalmente, che sia soprattutto un uomo vincenziano che manifesti le virtù caratteristiche, la semplicità.

– Quale è stato il suo primo pensiero quando l’Assemblea le ha mostrato il suo affetto con un sonoro applauso?

–Qualcosa che io tentai di ripetere allora, e fu: grazie per il vostro amore, per il vostro appoggio; sento che una gran quantità di confratelli  mi rispettano, mi vogliono, sono disposti ad appoggiarmi. Questo mi fece sentire bene e mi diede coraggio per continuare.

E P. Gregory saluta il  cronista con lo stesso sorriso col quale questo l’aveva salutato. Il cronista gli fa le congratulazioni, gli augura le migliori cose, lo ringrazia e pensa che ha davanti  una buona persona, un cristiano esatto ed un vincenziano convinto e convincente.

CELESTINO FERNÁNDEZ

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