Per tutti gli innamorati…

da | Feb 14, 2010 | Per la meditazione | 0 commenti

Signore, fa’ che noi siamo la nostra casa

Che non siano solo i muri a costruirla.

Non solo gli architetti e i muratori a darle vita,

né solo gli urbanisti ad aprirla al mondo e agli uomini.

* * *

Fa’ che ad abitarla e a darle vita

siano i nostri sguardi e le nostre coscienze.

Fa’ che in essa i nostri occhi

mai non temano di incontrarsi

e le nostre coscienze sempre amino la trasparenza.

* * *

Fa’ che le nostre pupille

siano il luogo più nostro della nostra casa,

il luogo dove non ci stanchiamo mai

di innamorarci e di riconoscerci,

di crescere l’uno della vita dell’altro.

* * *

Che nella nostra casa faccia la sua tenda la parola,

il gusto di raccontarci i cammini percorsi.

Che in essa le nostre parole

sappiano farsi veramente carne e vita,

racconto e progetto.

* * *

Impedisci, Signore, che nella nostra casa

abiti il silenzio,

quello sordo della sfiducia e del conflitto,

quello gelido dell’indifferenza.

* * *

Fa’ che nessuna parola sia mai scontata,

che nessuna ripetizione nasca dalla noia,

che anche i balbettii siano amore ripetuto, stupore ritrovato.

* * *

La nostra casa sia, Signore,

la casa delle mani e dei gesti

Che le nostre dita conoscano la tenerezza.

Che i nostri gesti sappiano sempre

del senso e del significato.

* * *

Che nulla sia perduto.

Che il nostro abbraccio conosca sempre

l’esatto equilibrio tra aprirsi e accogliere.

* * *

Solo così la nostra casa sarà luogo

di orizzonti e non di confini,

di ristori e non di fughe,

di inizi e non di diaspore,

di ospitalità e non di paura.

* * *

Fa’, o Signore, che la nostra casa sia le nostre utopie,

le nostre speranze comunicate e sofferte

e gioite insieme.

* * *

Che in essa respiri la fiducia nella vita e nella gente.

Che in essa le sconfitte siano occasione di crescita,

indicazione verso la saggia ironia.

* * *

La nostra casa sia la terra dell’ideale:

tempo e luogo dove l’astratto viva di concretezza,

dove l’ultimo sia il primo,

dove il “tu” sia il primo pronome della nostra vita

* * *
Dacci, o Signore, la gioia di vivere anche le nostre vecchiaie

come crescita e come innamoramento,

come cammino che sempre più ci unisce

conducendoci a Te.

* * *

La nostra casa sia, allora, il tempo

dell’imminenza e dell’immanenza,

del Natale e della Resurrezione,

così che anche le nostre delusioni e le nostre morti

siano attesa, memoria e profezia del Tuo abbraccio,

fino a esserne

– con la tua grazia e nel Tuo perdono –

simbolo e sacramento

* * *

Quando, Signore, vedremo il Tuo volto,

fa’ che nei Tuoi occhi possiamo ritrovare,

ancora più bella e vera e nostra,

la casa delle nostre giornate e delle nostre notti.

* * *

Che nel Tuo sguardo la nostra casa risorga

come carne e corpo dei nostri legami

e del nostro aprirci quotidiano alla vita.

(Fonte: www.gigicortesi.wordpress.com)

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