Omelia dell’Arcivescovo Francisco Montecillo Padilla, Nunzio Apostolico in Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, in occasione dell’inizio del 350° anniversario della morte di San Vincenzo de Paoli. (Istituto Cattolico di Teologia, Bomana, Port Moresby, 23 Settembre 2009)
Considerato che celebriamo la Messa dell’inizio del 350° anniversario della morte di San Vincenzo de Paoli, ricordiamo la vita di questo grande Santo e allo stesso tempo preghiamo per tutti i membri della Famiglia Vincenziana: i Preti e i Fratelli della Congregazione della Missione, le Figlie della Carità, le volontarie dell’A.I.C., e i membri della Società di San Vincenzo de Paoli, che perpetuano il lavoro e il carisma di San Vincenzo de Paoli nel suo amore per la missione, per il povero, per la formazione dei Preti, tutto per la Gloria del Signore.
La vita di S. Vincenzo de Paoli è caratterizzata dal suo amore per Dio e per il prossimo. Nelle sue Conferenze ai Preti della Missione, egli scrisse “Non è sufficiente amare Dio se il mio prossimo non lo ama. Io devo amare il mio prossimo come immagine di Dio e come oggetto del mio amore, e fare tutto questo in modo che gli uomini a loro volta amino il Creatore che li conosce e li considera suoi fratelli. Questo è il mio dovere, sopportare l’amore di Dio vicino e lontano, programmare un ……attraverso le nazioni se la mia vocazione è quella di diffondere il fuoco divino in tutto il mondo.”
Come possiamo amare gli altri se noi per primi non sentiamo di essere amati? Chiese il Santo. Il preciso dovere della carità consiste nel fare agli altri ciò che ragionevolmente desidereremmo venisse fatto a noi stessi dagli altri. Realmente mi comporto con il mio prossimo nello stesso modo in cui vorrei che lui facesse con me?
Essendo un giovane prete, egli poté conoscere la famiglia di Philippe-Emmanuel de Gondi dove cominciò il suo lavoro di evangelizzazione dei poveri contadini presso il loro luogo di abitazione. Fu in grado di costituire diversi gruppi di carità e assistenza verso i poveri. Molti sacerdoti istruiti di Parigi, vinti dal suo esempio, si unirono a lui. E con l’ottimo lavoro delle missioni per i poveri, egli decise di fondare un proprio istituto religioso di preti votati all’evangelizzazione della gente di campagna – la Congregazione – dedizione ai malati, ai poveri e ai negletti. Giovanni Paolo II durante l’Assemblea Generale della Congregazione della Missione (30 giugno 1986) citò le parole di San Vincenzo de Paoli ai partecipanti: voi siete i preti dei poveri. E’ necessario andare verso i poveri come se si andasse verso il fuoco.
In ogni caso, il Santo notò che il buon lavoro fatto attraverso le missioni nelle zone di campagna della Francia non sarebbe durato a meno che non ci fossero stati dei preti a proseguirlo, preti che a quel tempo in Francia scarseggiavano. Così egli decise di concentrare il proprio lavoro alla preparazione dei candidati al sacerdozio nei seminari. Nel 1635 egli istituì un seminario al College des Buons-Enfants per gli studi ecclesiastici di teologia e nel 1642 il Seminario di St. Charles quale è oggi il nostro seminari minore. Altri vescovi in Francia che erano direttori di seminari gli chiesero di inviare loro i suoi preti per addestrare i propri seminaristi, per questo alla sua morte egli aveva accettato la direzione di 11 seminari in Francia. (Other bishops in France who had seminaries asked him to send his priests to train their seminaries so that at his death he had thus accepted the direction of 11 seminaries in France.)
(The late) Giovanni Paolo II si riferì al Santo come ad un gigante della Carità. ma tutto il suo lavoro per la missione, per i poveri, per la formazione dei preti diede pieni frutti a causa del suo grande amore per Dio. Voi tutti sapete che la Prima Enciclica di Benedetto XVI è Deus Caritas Est, Dio è amore. In questa enciclica il Papa definisce chiaramente in cosa consista l’amore cristiano? E’ l’amore dell’uomo veros Dio che si esprime nell’amore verso il prossimo così non è possibile amare Dio senza amare il nostro prossimo. ma è possibile amare il nostro prossimo? Al N.18 del medesimo documento troviamo: l’amore per il prossimo ci viene indicato come possibile nella via indicata da Gesù Cristo. Questo consiste nel fatto stesso che in Dio e con Dio io amo una persona anche se non la conosco o non la gradisco. Ciò può avvenire solatnto in base ad un incontro intimo con Dio, un incontro che si è trasformato in una comunione di volontà, interessando la mia sensibilità (affecting my feelings). Così si impara a guardare l’altro non semplicemente con i propri occhi e con la pripria sensibilità ma dalla prospettiva di Gesù Cristo. un Suo amico è un mio amico.
Questo era il genere di amore cristiano che possedeva San Vincenzo de Paoli nel suo grande lavoro di carità per i poveri, i prigionieri, i malati. Questo genere di amore cristiano stimola la carità. Solo nella prontezza dell’incontro e nella manifestazione del nostro amore il prossimo percepirà la vicinanza di Dio. Solo la carità e le opere di misericordia sono frutto di questo genere di amore. la carità è l’effetto dell’amore cristiano così come definito dal Papa Benedetto e di cui San Vincenzo de Paoli era pieno possessore.
Un altro punto di forza e di successo di San Vincenzo de Paoli fu la sua fratellanza con i preti e con le persone. Questa è basata sulla convinzione che lo sviluppo delle persone dipende soprattutto dal riconoscimento che la razza umana è un’unica famiglia. Come famiglia, la solidarietà verso chi è nel bisogno e nella povertà è necessaria per aiutarli ad alleviare le loro pene. Queat era l’idea di San Vincenzo de Paoli. L’Enciclica Caritas in Veritate di Papa Benedetto XVI ci aiuta a realizzare questo tipo di società: non c’è futuro se il principio di fratellanza è perso. In altre parole, la società non può progredire se la logica del dare per avere o del dare per dovere è l’unica che esiste e si sviluppa. Noi dobbiamo imprare dalla vita di San Vincenzo de Paoli. Dare, per amore di Dio e per il prossimo, senza aspettarsi rigraziamenti o ricompense per la nostra generosità. Questo atteggiamento è definito dal Papa nella sua ultima Enciclica come dono di gratuità. In cosa consiste questo dono? E’ il riconoscimento che io ho dei limiti verso l’altro e che in un certo senso egli è parte costituiva di me.
San Vincenzo de Paoli fu noto inoltre per le sue indicazioni spirituali e per le conferenze. Sin dal 1633, San Vincenzo tenne ogni martedì a Saint Lazare delle assemblee di tutti preti desiderosi di conferire in comunione circa le virtù e le funzioni della loro condizione. Queste conferenze erano dirette ai preti. ma egli permetteva anche la partecipazione dei laici. San Vincenzo istituì i ritiri aperti ai laici così come ai preti. Si è stimato che negli utlimi 25 anni di vita San Vincenzo intervennero regolarmente circa 800 persone l’anno, per un totae di circa 20.000 persone. Questi ritiri contribuirono fortemente a infondere lo spirito cristiano nelle masse, ma impose anche pesanti sacrfici economici alla casa di Saint Lazare. I ritiri erano gratuiti. Quando era richisto il bene delle anime, Vincenzo non badava alle spese. In seguito alle lamentele dei suoi confratelli he avrebbero desiderato di poter limitare l’acceso ai ritiri, un giorno egli acconsentì che la porta venisse chiusa. la scusa per andarsene. La sera seguente si presentarono tanti uditori quanti mai ce n’erano stati prima e ai suoi confratelli che, imabrazzati, lo informavano che non c’erano più stanze disponibili, egli rispose “bene, date la mia”.
La Congragazione della Missione è dedicata alla formazione del clero diocesano. San Vincenzo, mentre teneva conferenze spirituali per tutti era ben informato del fatto che la crisi della Riforma era condizionata dall’inadeguatezza della formazione dei preti che non era prearati per il sacerdozio né intelletualmente né spiritualmente. La formzione dei futuri preti era mirata a formali per essere testimoni e apostoli dell’amore di Cristo. I seminaristi ricevono una formazione di “umana spiritulità”, nella quale imparare Cristo, lasciando che il proprio animo si configuri gradualmente al Suo. Di pari passo con la formazione spirituale c’è quella intellettuale che serve a conoscere meglio Cristo e la verità.
Il Papa nel suo discorso alla comunità dell’Università Gregoriane Pontificia nel novembre 2006 chiese ai professori di formare preti colti ma allo stesso tempo prepaati a spendere la propria vita al servizio di tutti coloro i quali il Signore affida al loro mistero con tutto il cuore, in umiltà e in austerità di vita. Non è questo che possiamo vedere nella vita sacerdotale di San Vincenzo?
Il Santo studiò la teologia non senza difficoltà come esempio ai seminaristi qui presenti. Il Papa continuando il suo discorso all’Università Gregoriana disse che studiare richiede costante ascesi e abnegazione ma è precisamente in questo cammino che la persona è addestrata all’abnegazione e al senso del dovere.
Si, miei cari seminaristi, così come San Vincenzo de Paoli, vi dico che ciò che apprendete oggi è quanto dovrete comunicare in futuro quando il sacro minstero sarà affidato a voi dalla Chiesa. La vostra vita, il vostro lavoro, la vostra relazione con Dio e con le persone dioende da come venite formati in seminario. E i Padri provano a modellarvi per farvi diventare buoni preti, santi e istruiti.
Si, non è sufficinete conoscere Dio. Questa conoscenza è interamente orientata ad amare Dio, ad amare il prossimo, ad aver cura dei poveri e dei malati, e ad agire la carità. Se state facendo questo, allora avete acquisito lo spirito vincenziano, lo spirito di San Vincenzo de Paoli, If you are doing this, then you have acquired the Vincentian spirit, the spirit of St. Vincent the Paul, che lasciò la sua eredità a questo mondo 350 anni fa. Amen.
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