Ci è giunta una bella testimonianza a memoria di P. Gianni, l’amico dei poveracci di Torino… Vale proprio la pena di leggerla e rifletterci sopra!

Il salone, quel giorno era pieno di gente.
Arrivavano da tutte le parti della città. Giovani, anziani, donne, con in comune la sofferenza di una vita di stenti, ad uno sguardo superficiale, forse, una vita persa.
La giornata già volgeva al suo termine, fuori una leggera pioggia accoglieva chi usciva, nel suo umido abbraccio e il chiacchiericcio confuso si allontanava sempre più.
<<Un attimo, un attimo! Non chiudete!>> Una voce affannata arrivava nel senso contrario al flusso vociante. Il volontario guardando l’orologio aveva già capito che, anche quella sera, sarebbe tornato a casa tardi.

<<Oh! Chi si vede! Ciao Giuseppe, che vuoi? Dove sei stato?>>
<<Ehm, sai no? Si, insomma…in “collegio”>>.
Ormai tutti sapevano che luogo era il “collegio” e Giuseppe, purtroppo, aveva passato gran parte della sua vita ad entrarci ed uscirci.

<<Ho bisogno di parlare con padre Gianni>>
Il volto del volontario si irrigidisce un po’, il ritardo nel rispondere fa perdere la pazienza all’amico il quale sbuffando ribadisce con sgarbo:<<Ehi, ce l’ho con te, fammi parlare con padre Gianni, hai capito?>>
<<Padre Gianni, non c’è.>>
<<Ah! se n’è andato? Quando lo posso trovare? E’ urgente! Se andassi a casa sua in via XX Settembre? Devo assolutamente parlargli!>> L’agitazione gli faceva muovere le braccia, impedendogli di trovare una posizione ferma per parlare.
<< No, guarda che non hai capito. Padre Gianni non è più tra noi, è morto. Ma tu, da quanto manchi?>>.
Il deambulare scoordinato si blocca e uno sguardo smarrito si volge al volontario : <<Morto? Ma quando?>>
<<Il 21 ottobre 2008, in un incidente avvenuto nella sua camera>>

Un silenzio denso di pensieri cala tra i due.

<< Lui era mio amico, un giusto.>>.

Giuseppe cerca di trovare le parole che la notizia, arrivata come una bomba,aveva fatto perdere:<< Vedi, nella mia vita ho conosciuto un casino di gente, la maggior parte voleva fregarmi ma l’ho fregata io in un modo o nell’altro.>>. Un’aria da bullo gli tornò per un attimo sul volto. <<Anche mia madre mi ha fregato. Mio padre non so nemmeno chi sia…e là in collegio..si, insomma in galera ho ritrovato uno dei miei sei fratelli. Credi che qualcuno di questi mi abbia mai aiutato? Se pensi di si, sei un fesso!>>
Giuseppe riprese il suo camminare avanti e indietro sul marciapiede e continuando il suo soliloquio riprese:<< Quando ho avuto bisogno di soldi, padre Gianni me li dava. Come facesse non lo so, era squattrinato pure lui, eppure mi diceva di prendere quegli unici dieci euro che aveva. Lui credeva alla Provvidenza. Diceva sempre che era nato povero e così voleva rimanere, aveva idee strane, gli piaceva la compagnia di poveracci come me.>>

<<Certo,- continuò il volontario – lui amava il Signore, e vedeva in ogni persona il Suo Volto, sapeva che ogni cosa che faceva al più piccolo di noi e come se la facesse a Lui.>>
<<Questo non lo so, non me ne ha mai parlato. Anzi, quando l’ho conosciuto….un sacco di tempo fa, l’ho guardato con odio, perché…era un prete, puah!>>
<< E come hai cambiato idea su di lui?>>
<<Quel giorno ero incasinatissimo. Avevo trovato un lavoro, roba da poco, ma volevo cambiare vita. Forse ce la potevo fare. Ma non fu così. Arrivò la comunicazione che dovevo tornare dentro, sai..i definitivi, roba vecchia, ma ancora non era finita. Al diavolo tutto! Ero così nervoso che provocavo tutti, volevo che anche gli altri soffrissero come soffrivo io. Sono venuto qui, al Centro e non volevo saperne di stare fermo. Ho rovesciato i tavoli, le sedie…ah,ah,ah ..come scappavano tutti!>> Si soffermò un attimo a pensare, e poi continuò:<<Ad un certo punto è entrato p. Gianni. Non sapevo chi era, e che fosse un prete era l’ultimo pensiero.>>

<<Adesso la finisci- mi disse- o la finisci da solo o te la faccio finire io a calci nel didietro, vieni con me!>>.

<< Mi prese per un braccio e mi trascinò con forza fuori dal Centro. Gli avrei dato un cazzotto sul muso, ma qualcosa mi tratteneva dal farlo. Il suo sguardo era fermo e confondeva la mia sicurezza. Quando mi disse che era padre Gianni, un prete, mi aspettavo la solita predica e tra me e me mi dicevo che se saltava fuori con la solita tiritera di Dio che mi amava, gli avrei spaccato il muso, prete o non prete.>>

<<Per farla in breve, quella sera camminammo insieme per le vie della città. Mi confidò che anche lui aveva dei momenti in cui avrebbe spaccato tutto, ma aveva capito che non serviva a nulla. Gli raccontai tutta la mia vita, gli buttai addosso il mio dolore e lui ascoltava senza dire nulla. Per la prima volta parlavo con qualcuno che mi stava a sentire con interesse, sembrava che conoscesse questo tipo di dolore, forse lo provava anche lui. Lo sentivo amico. Per la prima volta avevo un amico e l’istinto mi diceva che potevo fidarmi. Ho avuto la sensazione di essere amato, così come sono. Chissà, pensai, forse è vero che Dio mi ama, se un suo ministro invece di starsene al calduccio nel suo convento perde il tempo con uno come me. Quando ci salutammo mi regalò le sue ultime sigarette e l’accendino nuovo che qualcuno gli aveva appena dato.
Ci scambiammo la promessa che appena fuori l’avrei cercato. L’ho mantenuta, sono qui…>>

Un luccichio umido fece capolino negli occhi scuri di Giuseppe.

<<Che fai? Piangi?>> disse il volontario un po’ commosso.
<< Io? Noo! E’ solo il fumo della sigaretta che mi è andato negli occhi!>>

E tirando su il colletto del giubbotto si incammina lungo la via tornata deserta, perdendosi tra le luci della città .

Il volontario chiuse il portone. Anche quella sera aveva fatto tardi.

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