La Preghiera Eucaristica
a cura di P. giorgio
La Preghiera eucaristica
78. A questo punto ha inizio il momento centrale e culminante dell’intera celebrazione, la Preghiera eucaristica, ossia la preghiera di azione di grazie e di santificazione. Il sacerdote invita il popolo a innalzare il cuore verso il Signore nella preghiera e nell’azione di grazie, e lo associa a sé nella solenne preghiera, che egli, a nome di tutta la comunità, rivolge a Dio Padre per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito Santo. Il significato di questa Preghiera è che tutta l’assemblea dei fedeli si unisca insieme con Cristo nel magnificare le grandi opere di Dio e nell’ offrire il sacrificio. La Preghiera eucaristica esige che tutti l’ascoltino con riverenza e silenzio.
79. Gli elementi principali di cui consta la Preghiera eucaristica si possono distinguere come segue:
a) L’azione di grazie (che si esprime particolarmente nel prefazio): il sacerdote, a nome di tutto il popolo santo, glorifica Dio Padre e gli rende grazie per tutta l’opera della salvezza o per qualche suo aspetto particolare, a seconda della diversità del giorno, della festa o del Tempo.
b) L’acclamazione: tutta l’assemblea, unendosi alle creature celesti, canta il Santo. Questa acclamazione, che fa parte della Preghiera eucaristica, è proclamata da tutto il popolo col sacerdote.
c) L’epiclesi: la Chiesa implora con speciali invocazioni la potenza dello Spirito Santo, perché i doni offerti dagli uomini siano consacrati, cioè diventino il Corpo e il Sangue di Cristo, e perché la vittima immacolata, che si riceve nella Comunione, giovi per la salvezza di coloro che vi parteciperanno. d) Il racconto dell’istituzione e la consacrazione: mediante le parole e i gesti di Cristo, si compie il sacrificio che Cristo stesso istituì nell’ultima Cena, quando offrì il suo Corpo e il suo Sangue sotto le specie del pane e del vino, li diede a mangiare e a bere agli Apostoli e lasciò loro il mandato di perpetuare questo mistero.
e) L’anamnesi: la Chiesa, adempiendo il comando ricevuto da Cristo Signore per mezzo degli Apostoli, celebra il memoriale di Cristo, commemorando specialmente la sua beata passione, la gloriosa risurrezione e l’ascensione al cielo. f) L’offerta: nel corso di questo stesso memoriale la Chiesa, in modo particolare quella radunata in quel momento e in quel luogo, offre al Padre nello Spirito Santo la vittima immacolata. La Chiesa desidera che i fedeli non solo offrano la vittima immacolata, ma imparino anche ad offrire se stessi71 e così portino a compimento ogni giorno di più, per mezzo di Cristo Mediatore, la loro unione con Dio e con i fratelli, perché finalmente Dio sia tutto in tutti72. g) Le intercessioni: con esse si esprime che l’Eucaristia viene celebrata in Comunione con tutta la Chiesa, sia celeste che terrena, e che l’offerta è fatta per essa e per tutti i suoi membri, vivi e defunti, i quali sono stati chiamati a partecipare alla redenzione e alla salvezza ottenuta per mezzo del Corpo e del Sangue di Cristo.
h) La dossologia finale: con essa si esprime la glorificazione di Dio; viene ratificata e conclusa con l’acclamazione del popolo: Amen.
Commento:
la preghiera eucaristica è proferita dal presidente a nome della Chiesa visibilmente espressa nell’assemblea celebrante. Quindi, la preghiera eucaristica non è “proprietà” del prete, come non lo è tutta la celebrazione!
È importante scegliere una preghiera eucaristica, che si declini con il tema centrale della celebrazione. (es. se il tema è la carità io sceglierò la preghiera eucaristica Vª C, Gesù modello di amore, se invece il tema è il perdono, sceglierò la preghiera eucaristica della riconciliazione o la prima o la seconda). Cerchiamo di evitare l’uso, quasi quotidiano, della preghiera eucaristica IIª, perché non ci siamo preoccupati di preparare la celebrazione, o perché è la più breve.
Inoltre, e qui è il punto dolente, educhiamo i nostri fedeli a comprendere che, il vero momento della “gloria” – durante la preghiera eucaristica – è quello del «per Cristo, con Cristo ed in Cristo….» e non la consacrazione, o meglio “l’elevazione”.
Comprendo di suscitare qualche disappunto, ma se leggiamo attentamente i testi, il messale e le fonti liturgiche antiche, il momento in questione si chiama sempre “dossologia”, che significa gloria!
È il momento che, chi è in grado dovrebbe sempre cantare, ma anche colui che è stonato, può educare l’assemblea a cantare l’amen. Quell’amen di cui parla Agostino, quando afferma, che al momento della dossologia, quando l’assemblea rispondeva con l’amen, sembrava che le mura della chiesa si sgretolassero.
Quindi anche la gestualità è importante: alzare alquanto le sacre specie e rivolgersi al Padre.
Non è bene scambiare il momento della gloria con quello dell’elevazione: è un retaggio medievale, quando la Messa non era ormai più celebrazione di Chiesa, ma azione privata del clero, dove il popolo “assisteva” passivamente ed era invalso l’uso del “vedere l’ostia”, perché si credeva che, chi avesse “visto” l’ostia non sarebbe morto in quel giorno: ecco perché l’elevazione ha acquistato quell’importanza che è giunta fino a noi e che oggi dev’essere ridimensionata in favore della “gloria”. Non è quindi bene, dopo la consacrazione, tenere alquanto sollevati prima l’ostia e poi il calice. Non è quello il momento adatto, dopo la consacrazione, le specie eucaristiche si presentano all’assemblea e basta. Il momento dell’adorazione è quello della dossologia finale.
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