Cappellano di Poggioreale: sesso un diritto dei detenuti

da | Ott 2, 2009 | Carcere | 0 commenti

Corriere del Mezzogiorno, 28 settembre 2009

Misure alternative obbligatorie per i detenuti che devono scontare fino a quattro anni di reclusione, beneficio della liberazione anticipata di 60 giorni ogni sei mesi di buona condotta, nuove soluzioni per affrontare la disciplina dei rapporti affettivi, ossia possibilità per i reclusi di avere momenti di intimità con le proprie mogli.

Raccolta firme – Sono queste alcune delle proposte del Movimento “Uomo Nuovo”, presentato sabato nella sede del centro diocesano di Pastorale carceraria, da cui prende vita. Il movimento intende portare all’attenzione del Parlamento e per cui, da domenica prossima, saranno raccolte delle firme.

Il cardinale presente – Al battesimo del movimento ha partecipato il cardinale Sepe che ha ricordato come “nessun uomo è condannato a vita e che tutti devono avere la possibilità di redimersi”, per questo Sepe ha lanciato un appello alle istituzioni per le umanizzazioni delle carceri. “Il movimento intende creare un ponte tra chi vive tra le mura di un carcere e la realtà esterna” ha spiegato il presidente don Franco Esposito, che è anche cappellano di Poggioreale e direttore dell’Ufficio di Pastorale carceraria della diocesi. Vi hanno già aderito oltre mille detenuti dalla Campania. “Le proposte di legge che presentiamo – hanno precisato don Franco Esposito e Nicola Trisciuoglio, vice presidente di Uomo Nuovo – sono tutte tese al miglioramento della vivibilità dei detenuti nelle carceri. Quanto alla disciplina dei rapporti affettivi, consideriamo che l’isolamento detentivo nella misura in cui agisce sul corpo agisce sull’anima e sull’identità di un soggetto. Il carcere come oggi concepito significa sequestro del corpo e soppressione delle sue pulsioni naturali primarie. L’attuale normativa non contiene alcun articolo che vieti la sessualità come espressione della propria affettività. Il livello istituzionale a questo riguardo è testimonianza di un grave inadempimento dello Stato rispetto ad una soluzione del problema”.

La denuncia – Continuano i responsabili dell’associazione: “A Poggioreale ad esempio, in una stanza di 200 metri quadrati, ci sono centinaia di persone che parlano tutti insieme con bambini e parenti, stare un po’ di tempo in tranquillità con il coniuge è anche un modo per non abbrutirsi”. Don Franco ha anche ricordato i due progetti che il Centro di Pastorale carceraria sta portando avanti: “Mai più ai margini” ha consentito ad otto ex detenuti di ottenere borse-lavoro di 500 euro.

“Non più legami” si propone di spezzare i legami che legano i detenuti alla camorra. È rivolto soprattutto ai quei giovani che vanno in carcere per la prima volta, nei quali la malavita trova la propria manovalanza, pagando i loro avvocati e sostenendo le famiglie. Una volta usciti, questi ragazzi sono in debito con loro e quindi costretti a delinquere. “Noi invece proponiamo alle parrocchie di adottare un detenuto – ha spiegato il sacerdote – sostenendo le spese necessarie, in questo modo li sottraiamo alla malavita”.

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