La paura del tempo che passa inesorabilmente. L’accoglienza del tempo come strumento per compiere la volontà del Padre. Meditazione di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Dic 30, 2013 | Liturgia | 0 commenti

Domani sera inizieranno i festeggiamenti per la chiusura del 2013 e l’accoglienza del 2014. Una bella coreografia, che sarà più contenuta, causa gli effetti della crisi economica. È molto bello vedere come nelle varie capitali del mondo viene celebrato questo spettacolo che, puntualmente, si ripete ogni anno: potremmo dire, con ragione, che si tratta di un rito. Sì, perché si parla di rito, quando un avvenimento ricorre in date precise con regole precise.

Però notiamo come, a seconda dei fusi orari, questi festeggiamenti non avvengono contemporaneamente nel mondo! Questo fatto ci fa ricordare che il tempo: lo scorrere dei secondi, dei minuti, delle ore, dei mesi, degli anni e dei secoli è convenzionale, l’uomo ne è l’autore.

Il tempo si può trascorrere in varie modalità: con la paure d’invecchiare e di morire, oppure con la gioia e la tranquillità di coloro che sanno di essere amati da Dio che è il Padre di tutti.

I festeggiamenti è bello viverli: la festa è la caratteristica del cristiano, perché noi festeggiamo la pasqua quotidiana, settimanale e annuale. La pasqua quotidiana: l’incontro del Risorto nel volto delle persone che incontriamo ogni giorno, specialmente in quello dei poveri, dei malati, degli esclusi, degli ultimi in genere;
la pasqua settimanale quando ci rechiamo all’incontro con il Risorto, presente nell’assemblea riunita per celebrare l’eucaristia nel giorno del Signore, presente nella Parola proclamata, presente nel pane e nel vino che lo Spirito santo trasforma nella presenza del Risorto, presente nel segno della mensa, nel segno dell’ambone e in ciascuno dei ministri: presidente, diacono, lettore, accolito, cantore. Nella celebrazione della pasqua settimanale noi attestiamo, con parole e gesti, che cerchiamo di accogliere il Risorto che viene a noi nella pasqua quotidiana;
La pasqua settimanale e quella quotidiana si compenetrano e si riassumono nella grande pasqua annuale dove, con la celebrazione del Triduo santo diciamo di porre al centro della nostra vita il Cristo morto, sepolto, risuscitato.

Ecco perché il cristiano deve cercare di vivere il tempo che scorre, come strumento per compiere la volontà del Padre, che è l’unica ragione per trascorrere, non ostante il dolore fisico e morale, i nostri limiti e quelli altrui, un esistenza felice.
Perché felice? Perché il cristiano che ha incontrato il Risorto e, di conseguenza a conosciuto il Padre, è sicuro di entrare in paradiso, per amore gratuito da parte di Dio e, in Paradiso, noi vivremo la vita che tutti sognano, perché, in Paradiso i rapporti tra di noi saranno alla perfezione, non condizionati dai limiti umani e potremmo leggere liberamente nel cuore altrui.

Ringraziano il Signore del tempo trascorso e di quello che ci donerà.
Auguri a tutti.

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