L’Avvento da una prospettiva vincenziana, parte 2: La speranza nell’Incarnazione: un Dio vicino ai poveri

da | Dic 3, 2024 | Formazione vincenziana | 0 commenti

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Il mistero dell’Incarnazione è al centro della fede cristiana. In esso riconosciamo un Dio che non rimane distante, ma sceglie di avvicinarsi, assumendo la condizione umana per abitare in mezzo a noi. L’Incarnazione non è solo un concetto teologico, ma un’espressione tangibile della solidarietà di Dio con l’umanità, specialmente con i poveri e i vulnerabili. Per la spiritualità vincenziana, questa realtà assume un significato profondo in quanto ci chiama a vedere il volto di Cristo nei poveri e a servirli con amore e compassione, in particolare durante il periodo di Avvento, un tempo di attesa e di aspettative.

 

L’incarnazione: il gesto di vicinanza di Dio

L’incarnazione di Cristo è un atto d’amore radicale. Dio, nella persona di Gesù Cristo, entra nella storia umana non come un potente re, ma come un bambino nato in un’umile mangiatoia, in mezzo alla povertà. Questo atto di umiltà divina esprime il desiderio di Dio di essere vicino ai sofferenti, agli emarginati e a coloro che sono spesso dimenticati dalla società. San Vincenzo de’ Paoli, che dedicò la sua vita al servizio dei poveri, riconobbe questo profondo legame tra l’Incarnazione e i poveri. Una volta disse: “Amiamo Dio, ma a costo delle nostre braccia, con il sudore della nostra fronte”. (SVP EN XI, 733)

Questa citazione sottolinea che il vero amore per Dio si esprime nell’azione, soprattutto nel servizio ai poveri. Per San Vincenzo, amare Dio e amare i poveri erano inseparabili, perché Cristo è presente nei poveri. L’Incarnazione non è quindi solo un evento storico, ma una realtà presente, che ci invita a incontrare Cristo nei vulnerabili e a essere strumenti dell’amore di Dio per loro.

 

L’Avvento: un tempo di attesa attiva

L’Avvento è tradizionalmente inteso come un tempo di attesa, ma non è un’attesa passiva. È un tempo di preparazione attiva alla venuta di Cristo, sia nella sua nascita che nella sua seconda venuta. La prospettiva vincenziana rafforza questa comprensione ricordandoci che Cristo è già presente tra noi nella persona dei poveri. San Vincenzo ha insegnato ai suoi seguaci che il servizio a favore dei poveri non è solo un’azione caritatevole, ma è un incontro con Cristo stesso. Nel famoso film “Monsieur Vincent” (1947), San Vincenzo dice qualcosa che, sebbene non si trovi nei suoi scritti, corrisponde perfettamente ai suoi sentimenti: Vedrete che la carità è un fardello pesante da portare, più pesante della scodella di minestra e del cestino pieno. Ma dovete mantenere la vostra dolcezza e sorridere ai poveri. Essi sono i vostri padroni.

Queste parole ci invitano a vedere l’Avvento come qualcosa di più che un periodo di riflessione spirituale. È una chiamata all’azione per preparare non solo i nostri cuori ma anche le nostre mani a servire. È attraverso questo servizio che ci prepariamo alla venuta di Cristo perché, servendo i poveri, prepariamo un posto per Cristo nella nostra vita. Il periodo di Avvento diventa un momento per riflettere su come possiamo servire meglio i bisognosi, non per obbligo, ma per amore di Cristo, che si identifica con i poveri.

 

Scoprire Cristo nei poveri

Anche Frederic Ozanam, un laico ispirato dall’esempio di San Vincenzo, riconobbe l’importanza di trovare Cristo nei poveri. Fu cofondatore della Società di San Vincenzo de’ Paoli, ancora oggi un fiorente movimento di laici al servizio dei bisognosi. Ozanam credeva che i poveri non fossero solo destinatari della nostra carità, ma portatori della presenza di Cristo. Scriveva: “Vediamo i poveri con gli occhi della carne, sono lì e possiamo mettere il dito nelle loro ferite e i graffi della corona di spine sono visibili sulla loro fronte; e a questo punto l’incredulità non ha più posto, e dovremmo cadere ai loro piedi e dire con l’Apostolo: ‘Tu est Dominus et Deus meus’, Tu, povero, sei il mio Signore e il mio Dio! (Lettera a Louis Janmot, 13 novembre 1836).

Questa potente affermazione fa rivivere la realtà dell’Incarnazione. Cristo non è una figura lontana del passato, ma è presente qui e ora nella sofferenza dei poveri. Incontrare i poveri significa incontrare il Cristo vivente, e questo è il cuore della spiritualità vincenziana. L’Avvento è un tempo per rinnovare la nostra convinzione di questa verità e per impegnarci a viverla concretamente. Ci chiama ad aprire gli occhi sulla sofferenza che ci circonda e a vederla come un invito a incontrare Cristo.

 

La speranza nell’incarnazione: una fonte di forza

La speranza che l’Incarnazione porta con sé non è solo una vaga speranza di un futuro migliore. È una speranza concreta, radicata nel fatto che Dio è con noi, soprattutto nei momenti più bui. I poveri, che spesso affrontano le realtà più dure della vita, sono testimoni viventi della speranza dell’Incarnazione. Nonostante la loro sofferenza, ci ricordano che Dio è vicino, che è l’Emmanuele, “Dio con noi”. San Vincenzo de’ Paoli parlava spesso di come i poveri siano i nostri maestri. Ci insegnano la pazienza, l’umiltà e, soprattutto, la speranza.

Nel periodo di Avvento, siamo invitati a contemplare questa speranza e a lasciare che ci trasformi. La speranza dell’Incarnazione ci dà la forza di continuare a lavorare per la giustizia, di continuare a servire i bisognosi e di continuare a credere che il Regno di Dio sta irrompendo nel mondo, anche se in modi semplici e umili. È una speranza che ci sostiene, soprattutto quando i pesi della vita sembrano schiaccianti.

 

Un invito alla riflessione e all’azione

Il mistero dell’Incarnazione ci invita a un rapporto più profondo con Dio e con i poveri. Ci spinge a vedere Cristo nei volti di coloro che soffrono e a rispondere con amore e compassione. In questo periodo di Avvento, prendiamoci del tempo per riflettere su come viviamo questa chiamata nella nostra vita quotidiana: vediamo davvero Cristo nei poveri? Li serviamo con l’amore e la dignità che meritano? Mentre ci prepariamo al Natale, ricordiamo che il dono più grande che possiamo offrire a Cristo è il nostro servizio a chi è nel bisogno.

 


Domande per la riflessione personale e comunitaria

    1. Come potrei essere più sensibile alla presenza di Cristo nei poveri e negli emarginati intorno a me durante questo periodo di Avvento?
    2. In che modo sono chiamato a servire i poveri con più amore e compassione, riconoscendoli come portatori della presenza di Cristo?
    3. Come la speranza dell’Incarnazione mi rafforza nei momenti di difficoltà e come posso condividere questa speranza con gli altri, soprattutto con i più vulnerabili?

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