“Lettera di Federico Ozanam” alla Famiglia Vincenziana, in occasione della Seconda Convocazione a Roma, 14-17 novembre #famvin2024

da | Set 28, 2024 | Famvin 2024, Notizie sulla Famiglia Vincenziana | 0 commenti

Questa è una lettera immaginaria, ispirata alla vita, alla spiritualità e al pensiero di Frederic Ozanam, il principale fondatore della Società di San Vincenzo de’ Paoli e uno dei grandi laici vincenziani della Famiglia Vincenziana. La convocazione a Roma nel 2024 è un’opportunità per rinnovare il nostro impegno in un contesto di sinodalità e fraternità.

Riuscite a immaginare cosa ci direbbe il Beato Federico Ozanam se scrivesse una lettera agli attuali membri della Famiglia Vincenziana? È un esercizio letterario, ma forse potrebbe essere qualcosa di simile:

Cari fratelli e sorelle della Famiglia Vincenziana,

È con grande gioia e profonda felicità che vi rivolgo questa lettera, consapevole della vicinanza spirituale che ci unisce attraverso i secoli e i continenti, e sapendo che la mia voce risuona in mezzo a voi grazie alla viva opera di carità che condividiamo. In questo anno 2024, vi invito a venire a Roma, dal 14 al 17 novembre, per la seconda convocazione della nostra grande Famiglia Vincenziana. Sarà un’occasione unica di incontro, di riflessione e di rafforzamento del nostro impegno comune per i poveri e per la trasformazione della società.

Fin dalla fondazione della Società di San Vincenzo de’ Paoli nel 1833, eravamo ben consapevoli che l’opera di carità non poteva essere monopolio del clero o di istituzioni lontane dalla vita quotidiana della gente. No, Fratelli! Nel nostro lavoro, i laici hanno una missione indispensabile e insostituibile. Ricordate sempre che l’azione sociale e caritativa della Chiesa non è un semplice complemento della fede, ma la sua manifestazione più autentica e tangibile nel mondo.

Voi, cari laici, siete il volto di Cristo in mezzo alle città rumorose, nei quartieri poveri, nelle università, negli ospedali e nelle case. Il mondo ha bisogno della vostra testimonianza coraggiosa e costante; ha bisogno di uomini e donne che, con i piedi per terra e gli occhi al cielo, possano portare speranza dove c’è disperazione e luce dove c’è buio.

Ho visto nel mio tempo, e voi vedete nel vostro, l’immenso divario tra i ricchi e i poveri, tra i potenti e i senza potere. Ma non basta sottolineare queste ingiustizie; dobbiamo fare qualcosa per trasformarle. Ognuno di voi, al proprio posto, ha la capacità di cambiare la realtà che lo circonda, di dare dignità ai poveri, di umanizzare il lavoro, di educare i bambini, di curare i malati e di consolare gli afflitti.

La carità non è un semplice atto di donazione, ma è l’espressione della più alta giustizia. La carità, cari amici, non è solo una moneta in mano al mendicante, ma il riconoscimento della dignità inviolabile di ogni persona. La carità completa ciò che la giustizia da sola non può realizzare. Ma non dobbiamo dimenticare che la nostra missione va oltre il sollievo momentaneo della sofferenza. La nostra chiamata è quella di trasformare la società alle sue radici, lottando contro le cause strutturali della povertà e dell’esclusione.

Quasi due secoli fa, la nostra amata Società di San Vincenzo de’ Paoli emerse come risposta diretta alle sfide di una società profondamente divisa. Ci siamo incontrati non solo per parlare di carità, ma per viverla e incarnarla nelle nostre azioni quotidiane. Abbiamo imparato da San Vincenzo de’ Paoli che la vera carità è sempre attiva, dinamica e impegnata nella realtà dei più poveri.

A questo proposito, vi esorto a non accontentarvi di una carità che tranquillizzi le vostre coscienze, ma a cercare una carità che vi richieda sacrificio, dedizione e passione. Siate coraggiosi nel denunciare le ingiustizie, nell’alzare la voce in difesa di chi non ha voce e nell’agire con creatività e generosità di fronte alle nuove sfide del nostro tempo.

Il prossimo incontro a Roma sarà un segno profetico di unità e di speranza per la Famiglia Vincenziana e per la Chiesa. Ci incontreremo nel cuore della cristianità, in una città che è stata testimone di innumerevoli gesti di fede e santità. Ci riuniremo lì non solo per condividere le nostre esperienze e i nostri progetti, ma anche per discernere insieme il cammino che il Signore ci chiama a seguire in questi tempi difficili.

È essenziale che questo incontro sia uno spazio di autentica sinodalità, dove tutti noi – laici, religiosi e religiose, sacerdoti e vescovi – possiamo ascoltare ed essere ascoltati. Roma ci accoglie, ma è Cristo che ci convoca, che ci invita a rinnovare il nostro impegno per i più poveri e per la trasformazione sociale. Non abbiate paura di esprimere le vostre idee, di proporre nuove forme di azione e di immaginare modi innovativi per rendere più efficace la nostra missione.

Papa Francesco vi ha ricordato più volte la necessità di una Chiesa che esce, una Chiesa che non ha paura di sporcarsi le mani lavorando tra la gente. Che questo incontro sia uno stimolo a uscire dalla nostra comfort zone e a lanciarci nelle periferie, sia esistenziali che geografiche.

Amici, viviamo in tempi di grandi sfide, ma anche di enormi opportunità. La secolarizzazione e l’indifferenza religiosa che tanto mi preoccupavano ai miei tempi non sono nulla in confronto alle difficoltà del vostro tempo. Tuttavia, non dimenticate che la storia umana è una storia di redenzione e che ognuno di noi ha un ruolo unico da svolgere in questa grande opera.

La società moderna, così avanzata e allo stesso tempo così frammentata, ha bisogno della testimonianza profetica dei laici. Ha bisogno di uomini e donne che, illuminati dalla fede e mossi dalla carità, siano capaci di mostrare che un altro mondo è possibile. Ha bisogno di cuori che ardano dell’amore di Cristo e non si lascino spegnere dall’indifferenza o dal conformismo.

Vi incoraggio ad andare avanti con rinnovata forza. Non scoraggiatevi di fronte alle difficoltà e non accontentatevi di piccole azioni. Puntate sempre in alto, perché il Signore si aspetta molto da noi. Egli ha posto nelle vostre mani la responsabilità di portare la luce del suo amore in ogni angolo di questo mondo.

Cari fratelli, vi aspetto a Roma con il cuore pieno di speranza e di gioia. Che questa convocazione sia una nuova Pentecoste per la nostra grande Famiglia Vincenziana, un tempo di grazia in cui possiamo riaccendere il fuoco del nostro carisma e rinnovare il nostro impegno verso i poveri e gli emarginati.

Siate sempre consapevoli della grandezza della vostra vocazione laicale. Ricordate che in voi risiede la forza di trasformare la società e di rendere presente il Regno di Dio qui e ora. Non smettete di guardare al cielo, ma non dimenticate mai che i vostri piedi sono chiamati a camminare tra gli uomini, in mezzo alle loro gioie e alle loro sofferenze, per essere testimoni dell’amore che salva e trasforma.

Con tutto il mio affetto e le mie preghiere,

Federico Ozanam

 

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