Lettera di P. Tomaž Mavrič, CM, in occasione della festa di San Vincenzo de’ Paoli 2023

da | Set 22, 2023 | Formazione vincenziana | 0 commenti

Come è consuetudine in questo periodo, Padre Tomaž Mavrič, CM, Presidente del Consiglio Esecutivo della Famiglia Vincenziana, invia una riflessione a tutta la Famiglia Vincenziana in occasione della festa di San Vincenzo de’ Paoli il 27 settembre:

Roma, 22 settembre 2023

Ai membri della Famiglia vincenziana

Cari fratelli e sorelle,

La grazia e la pace di Gesù siano sempre con noi!

Questo anno 2023 è un anno particolare per tutta la Famiglia vincenziana, per tutto il Movimento della Famiglia vincenziana, perché celebriamo il 400° anniversario della “lumière di Pentecoste”, l’esperienza mistica di Madamigella Legras che diverrà santa Luisa de Marillac.

La preparazione alla festa di san Vincenzo de’ Paoli è una meravigliosa occasione per riflettere e meditare su questa esperienza straordinaria che, negli anni seguenti, ha prodotto grazie così abbondanti di cui continuiamo a sentire con forza gli effetti dopo 400 anni.

In seguito alla mia richiesta, la Superiora generale delle Figlie della Carità, Suor Françoise Petit, ha preparato per tutti noi una riflessione su questo evento sconvolgente, invitandoci chiaramente a leggerlo non come un evento storico, ma come un evento che deve incarnarsi oggi nella vita di ciascuno di noi e nella vita delle generazioni future.

Santa Luisa e san Vincenzo continuate ad intercedere per noi tutti!

Vostro fratello in san Vincenzo,

Tomaž Mavrič, CM


Il 4 giugno 1623, una giovane donna, sposata, madre di un bambino, entrò nella chiesa di Saint-Nicolas-des-Champs, a Parigi, giorno della festa di Pentecoste. Triste, tormentata, indecisa eppure fiduciosa in Dio, si aprì all’ispirazione dello Spirito e fu l’inizio di un viaggio spirituale e missionario.

Si tratta di Madamigella Legras che diventerà santa Luisa de Marillac. Poiché ha lasciato il posto allo Spirito, sicura di non essere mai più sola, si è rivolta agli altri e si è sforzata, nel corso dei giorni e degli anni, di superare tutti gli ostacoli. Questo l’ha portata a fondare con san Vincenzo de’ Paoli la Compagnia delle Figlie della Carità.

Per rendere grazie all’azione dello Spirito Santo, il 4 giugno 2023 è stato aperto un anno giubilare. Ci dà l’opportunità di fare memoria di questo evento fondante e di rafforzare il nostro slancio spirituale e missionario.

Qual è il messaggio trasmesso da santa Luisa? Cosa ci dice questo evento che oggi può parlare al cuore di ciascuno e di ciascuna e a tutta la Famiglia Vincenziana?

Nel 1623, questo momento di preghiera davanti al tabernacolo di una chiesa parrocchiale è stato il punto di partenza del cammino di una vita tutta donata, un cammino di santità. È stato anche uno degli eventi che ha dato origine alla storia della Famiglia Vincenziana.

In questa fase della sua vita, Luisa con angoscia si pone diverse domande: Deve lasciare suo marito per impegnarsi radicalmente alla sequela di Cristo? Chi potrebbe accompagnarla a livello spirituale? E infine, l’anima è veramente immortale?

Ecco quello che ha scritto sopra una pergamena che ha custodito con cura:

« Il giorno di Pentecoste, ascoltando la S. Messa o facendo orazione in chiesa, all’improvviso il mio spirito fu illuminato sui suoi dubbi. Fui avvertita che dovevo restare con mio marito e che sarebbe venuto un giorno in cui avrei potuto fare i voti di povertà, castità e obbedienza, e sarei stata in una piccola comunità in cui alcune persone avrebbero fatto lo stesso. Capii allora di essere in un luogo per servire il prossimo, ma non potei capire come ciò potesse realizzarsi, per il fatto che ci doveva essere movimento per andare e venire. Fui ancora assicurata che dovevo stare tranquilla riguardo al mio direttore e che Dio me ne avrebbe dato uno, che Egli mi fece vedere, mi sembra, e ne provai ripugnanza ad accettarlo; però acconsentii, e mi sembrava che questo fosse per il fatto che non dovevo ancora eseguire questo cambiamento. La terza pena mi fu tolta con l’assicurazione provata nel mio spirito, che era Dio che mi insegnava quanto ho detto sopra, e che perciò, essendoci un Dio, non dovevo dubitare di tutto il resto».  

Come interpretare questo messaggio che, a motivo delle espressioni utilizzate e del nostro contesto del XXI secolo, può sembrare un po’ oscuro?

Prima del 4 giugno 1623, Luisa de Marillac era una donna resa debole da questi interrogativi esistenziali. Tuttavia, il suo desiderio più profondo era quello di rispondere a ciò che il Signore le chiedeva. Quel giorno ebbe l’intuizione di essere chiamata a servire Dio e gli altri. Ma dove, con chi, come?

La questione riguardante il marito riflette senza dubbio il desiderio di andare oltre per vivere meglio il suo battesimo, ma lo Spirito le ha fatto comprendere che prima doveva portare a termine il suo impegno, quello del matrimonio e crescere il figlio. Luisa è una donna determinata che non può immaginare di assumere un impegno parziale. Porterà sempre avanti le sue idee nella realizzazione delle sue opere, nell’accompagnamento delle Suore in una Compagnia nascente, e in ciò che lo Spirito le ispira. Questo è ciò che comprende il 4 giugno: quando sarà il momento potrà dedicarsi interamente a nuovi progetti.

Per questo, si rende conto che un giorno potrà fare i voti e sarà incaricata di una missione particolare che la porterà a servire con altri, qui e altrove. Per ora nulla è chiaro, eppure tutto è in germe. Già appare il legame indissolubile tra la fede in un Dio che si è fatto vicino e l’azione «per servire il prossimo». L’intuizione «andando e venendo» diventerà una caratteristica essenziale del servizio delle Figlie della Carità.

Altra causa del turbamento interiore era la scelta del suo direttore spirituale. La rappacificazione interiore le viene dalla fiducia che pone in Dio. È profondamente convinta che obbedirgli è fonte di libertà interiore.

Il messaggio della Pentecoste esprime il segno precursore di una spiritualità dell’Incarnazione. Sa che Cristo è venuto per unire la sua anima e la sua umanità. Sente che nessun servizio può essere vissuto senza un profondo radicamento in Cristo e che il volto del povero riflette quello del Servo sofferente.

Nel 2023, cosa ci dice questo evento che celebriamo nel ringraziamento e nella ricerca di un “di più”, non in quantità e in cifre, ma in “più” coerenza con il Vangelo e con il carisma che tutti e tutte abbiamo ricevuto?

Il 400° anniversario della lumière di Pentecoste, poiché è proprio una luce dello Spirito donata a santa Luisa trasmessa di generazione in generazione, ci offre la meravigliosa opportunità di pregare con santa Luisa, di pregare insieme e di pregare affinché sappiamo come far emergere l’essenziale per l’oggi, nel mondo, nella Chiesa e in particolare con i nostri fratelli e con le sorelle che soffrono. Rileggere la vita di Santa Luisa e i suoi scritti non ci riporta al passato ma ci incoraggia a tenere presente il significato del suo pensiero e della sua azione per fare qualcosa di nuovo oggi. Per questo occorre crearne le condizioni.

Si possono esprimere attraverso tre strade da percorrere personalmente, da ogni ramo della Famiglia vincenziana e insieme sul campo, quello degli incontri concreti: la strada dell’ascolto, la strada dell’audacia missionaria e la strada della fiducia.

  • La strada dell’ascolto

Santa Luisa ha attinto la sua forza spirituale e missionaria dall’ascolto dello Spirito, dall’ascolto e dal dialogo con san Vincenzo e con le Suore, e dall’ascolto degli appelli dei bisogni del suo tempo.  È un modello di donna che ha l’orecchio attento e il cuore disponibile per aprirsi agli altri.

«Supplico la bontà di Nostro Signore di disporre le nostre anime a ricevere lo Spirito Santo, affinché ardenti del fuoco del suo santo amore, siate perfette in questo santo amore che vi farà amare la santissima volontà di Dio…» (L. 429, maggio 1651, Scritti, p. 408).

Nessuna delle nostre iniziative può fare a meno di questo tempo di apertura al respiro di Dio, di attenzione alle realtà del mondo, di momenti di riflessione insieme. Questo modo di essere e di fare è un’esigenza che non può essere soddisfatta senza umiltà. Questo significa accettare di non essere autosufficienti, di lasciarsi trasformare e persino scuotere. Sarebbe un’illusione pensare di fare a meno di Dio e degli altri.

Come possiamo ascoltare più efficacemente coloro che spesso contano nulla, come le donne e gli uomini vulnerabili e svantaggiati, o coloro che soffrono ogni tipo di povertà? Hanno qualcosa da insegnarci sulla vita e sul Vangelo, perché lo Spirito è presente in ogni persona, soprattutto nei più piccoli.

L’ascolto dello Spirito potrebbe segnare in modo speciale quest’anno, per poi diventare un modo di essere più abituale nella nostra vita quotidiana. Pregare prima di agire, pregare per agire sulle orme di Gesù come discepolo missionario. Percorrere insieme la strada dell’ascolto…

  • La strada dell’audacia missionaria

Santa Luisa non ha avuto paura di impegnarsi per quelli e quelle che vivevano l’estrema povertà del suo tempo. Insieme a san Vincenzo, ha saputo organizzare la carità senza temere i ricchi della corte o i privilegiati della Chiesa, senza temere pregiudizi e critiche.

 «Non basta andare e dare, ma ci vuole un cuore libero da qualsiasi interesse» (L. 217, 29 agosto 1648, Scritti, p.302).

L’audacia missionaria della Famiglia Vincenziana non è una novità. È addirittura l’origine e la ragion d’essere di ciascuno dei rami, ma occorre riconoscere che dobbiamo sempre rinnovarci, a volte soprattutto nei nostri modi di fare. Alcuni sono ancora attuali, altri no. L’audacia richiede discernimento, lungimiranza e la volontà di stabilire delle priorità, perché non possiamo fare tutto.

L’audacia missionaria talvolta significa osare e andare avanti senza la certezza del successo di un progetto; significa osare di sperimentare, come hanno fatto san Vincenzo e santa Luisa, rispondere a bisogni in modo diverso da come si è sempre fatto, con iniziative locali e modeste, adeguate al contesto.

L’audacia missionaria si vive già quando comunità e membri delle associazioni vanno nelle periferie per raggiungere i loro fratelli e sorelle in umanità, vittime della povertà e dell’ingiustizia. Continuiamo a percorrere insieme la strada dell’audacia…

  • La strada della fiducia

Santa Luisa ha puntato la sua vita sulla fede in un Dio venuto sulla terra. Si è lasciata invadere dalla vita divina ed ha avuto una grande devozione per la Trinità. Spesso raccomanda alle Suore di vivere una forma di abnegazione nella pace, per accogliere il soffio dello Spirito, certa che la fiducia in un Dio che si fa vicino è in qualche modo la garanzia che nulla può accadere.

«Non so se mi inganno, ma mi pare che Nostro Signore vorrà sempre più confidenza che prudenza… e che questa stessa confidenza farà agire la prudenza nelle necessità senza che ci si accorga.» (L. 490, 8 agosto 1656, Scritti, p. 601).

La fiducia in Dio è un atto di fede che va alimentato con la meditazione della Parola di Dio, il silenzio della preghiera, la condivisione di esperienze, l’ascolto della parola dei poveri. La fiducia è anche quella che abbiamo nei confronti degli altri.

Fidarsi l’uno dell’altro fino al punto di poter semplicemente condividere la nostra fede, le nostre preoccupazioni e la nostra indignazione per tanta sofferenza dei nostri fratelli e sorelle. La fiducia in Dio e negli altri costruisce la missione sulla roccia e non sulla sabbia. Costruisce anche un’amicizia fraterna all’interno della Famiglia Vincenziana. Non abbiamo paura di percorrere insieme la strada della fiducia…

Ascolto, audacia missionaria, fiducia sono vere sfide per il nostro tempo che spesso si basa su:

  • la mancanza di ascolto, per la preferenza data al monologo piuttosto che al dialogo autentico, a cui si aggiunge il rischio di un’interiorità compromessa da un sovradosaggio di informazioni.
  • un’audacia paralizzata dalla paura del futuro, espressa da approcci identitari e dalla tentazione di rimanere chiusi in se stessi, ostacola la creatività e la generosità.
  • la fiducia soffocata dal dubbio e dal sospetto distillati insidiosamente nella società e di conseguenza nelle nostre menti.

Santa Luisa ci insegna il contrario e ci dice di volgerci risolutamente verso il Signore, di lasciarci condurre dallo Spirito per servire alla maniera di Gesù. Ci invita ad aprirci continuamente, a liberare spazi interni ed esterni per essere sempre più capaci di accogliere insieme i nostri fratelli e sorelle, lo straniero, il malato, il senzatetto…

«Le anime veramente povere e desiderose di servire Dio devono avere una grande fiducia che lo Spirito Santo, venendo in loro e non trovandovi nessuna resistenza, le metterà nella disposizione conveniente per fare la santissima volontà di Dio, che deve essere il loro unico desiderio… E certamente se lo Spirito Santo viene nelle anime così disposte, l’ardore del suo amore vi stabilirà le leggi della santa carità e darà la forza di agire» (Cfr. A. 25, Scritti, p. 959).

Se ciascuno e ciascuna si impegna nel proprio ramo, con la propria identità, la propria storia e la propria vita, è possibile progredire insieme, raggiungere i luoghi più precari, formare “comunità di base” di fratelli e sorelle alla maniera di san Vincenzo e santa Luisa, cioè rivolti incondizionatamente verso il servizio dei più poveri tra noi.

Preghiamo e agiamo, perché il Signore ha l’audacia di ascoltarci e di fidarsi di noi.

Suor Françoise Petit
Figlia della Carità.

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