Sorrisi che illuminano: la speranza vincenziana in Ruanda e Burundi

da | Set 3, 2025 | Notizie sulla Famiglia Vincenziana | 0 commenti

Durante gli ultimi giorni di agosto e i primi di settembre, ho avuto la grande grazia di visitare la Famiglia Vincenziana in Ruanda e in Burundi. È stato un viaggio profondamente toccante, dove l’incontro umano, la fede vissuta e la fraternità condivisa si sono intrecciati con le sfide reali della povertà, della mancanza di risorse e del grido silenzioso di comunità che, nella loro fragilità, continuano a essere luce nella costante rivitalizzazione del carisma.

In entrambi i Paesi, ho incontrato leader nazionali e regionali, così come membri dei rami presenti: 11 in Ruanda e 9 in Burundi. Molte di queste persone sono segnate dalla mancanza di opportunità, dal dolore e dalla perdita, ma anche sostenute da una fede profonda che si trasforma in servizio. La mia visita è stata caratterizzata dall’ascolto attento delle comunità: le loro sfide principali, le opportunità e la loro comprensione dell’identità e della missione della Famiglia Vincenziana, nell’esperienza concreta che vivono a livello locale.

Una delle esperienze più forti è stata la visita al campo di Mahama, al confine tra la Tanzania e il Ruanda, che ospita oltre 50.000 persone. Lì, sei rami della Famiglia Vincenziana sono attivi, composti in gran parte dagli stessi rifugiati (Associazione Internazionale della Carità, Società di San Vincenzo De Paoli, Gioventù Mariana Vincenziana, Associazione della Medaglia Miracolosa, Figlie della Carità, Congregazione della Missione). In mezzo a una realtà che sembrerebbe togliere ogni speranza, ho trovato comunità vive, sorridenti, generose nella loro povertà. Lì ho sentito che il carisma vincenziano si incarna nella sua forma più radicale: servire il povero a partire dalla propria povertà.

La Famiglia Vincenziana nel campo profughi di Mahama, al confine tra Ruanda e Tanzania.

Come diceva San Vincenzo de’ Paoli: «I poveri sono i nostri signori e maestri.» A Mahama e in ogni incontro di questo viaggio, questa frase è diventata carne e verità. La Famiglia Vincenziana non solo accompagna i poveri; essa stessa è povera. E da questa realtà nasce una forza trasformante, un segno e un potenziale inimmaginabile.

Sono stato profondamente commosso dal sorriso di coloro che mi hanno accolto. Un sorriso che non è superficiale né ingenuo, ma un’espressione sincera di gioia, gratitudine e comunione. Nel salutarli ho detto: Grazie per il vostro sorriso. Lo usate per dire “benvenuto”, per dire “grazie”, per dire “a presto”. Un sorriso che dice tutto quando si penserebbe che non ci siano molti motivi per sorridere. Eppure, quel sorriso rimane. È il volto umano di una fede resiliente, di una speranza attiva, di un amore che non si arrende. A Nemba, in Ruanda, ho potuto partecipare all’ultimo giorno dell’incontro binazionale della Gioventù Mariana Vincenziana. Nell’Eucaristia, molti giovani hanno fatto la loro promessa e si sono consacrati all’interno di questo ramo. La loro gioia nel consacrarsi ha reso viva l’azione centrale del documento della II Convocazione di Roma, che ci invita a chiamare e includere nuovi membri e più giovani nella vita del carisma in tutti i rami, nella cultura vocazionale.

Ma sono stato anche testimone delle sfide concrete che le nostre comunità affrontano: la povertà strutturale che colpisce la vita di tutti, la mancanza di risorse, l’impossibilità di accedere a materiali di formazione vincenziana nelle loro lingue locali e la scarsa conoscenza di elementi essenziali della nostra spiritualità ed esperienza carismatica. In molte zone non esiste una formazione continua; i laici fanno ciò che possono con generosità, ma senza la possibilità di accedere a programmi di formazione e senza un modo concreto di elaborare progetti di cambiamento sistemico per loro stessi e per le persone che cercano di servire con le loro mani, il loro cuore, la loro visita, il loro ascolto, la loro vita donata in un impegno che non si indebolisce.

Ed è qui che la dimensione di comunione, partecipazione, missione e formazione comune all’interno della nostra Famiglia diventa urgente (modello della Chiesa sinodale). C’è un grande potenziale nella qualità umana dei membri, nella loro passione, nel loro impegno, nel loro desiderio profondo di vivere la spiritualità vincenziana in tutta la sua pienezza. Ma dobbiamo accompagnarli a partire da ciascun ramo, creando ponti di solidarietà e di formazione, e dall’Ufficio Internazionale offrendo tutto il sostegno per la costruzione di capacità strutturali come famiglia a tutti i livelli. Dobbiamo essere presenti non solo con le visite, ma con risorse di formazione e comunicazione contestualizzate, come espresso anche nel documento di Roma 2024, e con progetti che permettano loro di sostenere le loro opere di servizio profetico e missionario, e con strumenti concreti per sostenere la loro rappresentanza negli incontri che svolgiamo a ogni livello.

Queste comunità sono molto consapevoli di ciò che San Vincenzo ci insegna: Non dobbiamo accontentarci di amare Dio, se anche il nostro prossimo non lo ama. E sanno anche che questo amore per il prossimo — per il povero, per il rifugiato, per chi vive in periferia — sarà autentico solo se accompagnato da un impegno che si organizza, si forma e si sostiene in comunità.

Ho fatto una sola promessa durante la mia visita: raccontare la loro storia. Non ho promesso soluzioni né risorse immediate. Ho solo detto: «Farò in modo che la vostra voce sia ascoltata.» Questo articolo è appena l’inizio di quella promessa. Spero che queste righe risveglino coscienze, convochino solidarietà e aiutino altri membri della Famiglia Vincenziana nel mondo a guardare all’Africa con occhi nuovi.

Che i loro sorrisi ci chiamino alla conversione. Che la loro povertà sia per noi un invito a vivere con più coerenza il nostro impegno. E che non dimentichiamo che, come Famiglia Vincenziana, siamo chiamati a servire Cristo nei poveri, da qualunque parte venga il loro grido.

A loro, a tutti coloro che mi hanno accolto con tanta dignità, lascio la mia gratitudine. E a te, che leggi queste righe, ti invito a farti parte di questa storia. Perché solo insieme, con la grazia di Dio e la forza del carisma, potremo continuare a seminare speranza dove sembra non esserci nulla.

P. Memo Campuzano, CM,
Ufficio della Famiglia Vincenziana.

 

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