Africa Vincenziana: Una Voce che si risveglia.
La Famiglia Vincenziana d’Africa nella costruzione progressiva della propria identità all’interno del Carisma:
Esperienza recente in Camerun
Negli ultimi giorni ho avuto il privilegio di incontrare la Famiglia Vincenziana in Camerun. È stata un’esperienza profondamente arricchente, carica di speranza, di sfide e di segni dello Spirito che incoraggiano e interrogano.
In questo paese vibrante e complesso, dove convivono molteplici lingue, tradizioni e realtà sociali, fiorisce una Famiglia Vincenziana composta da nove rami attivi, tre dei quali nati proprio qui, nel cuore dell’Africa subsahariana. Questa convivenza feconda e collaborativa è di per sé un seme profetico: AIC (Associazione Internazionale della Carità), Figlie della Carità, Società di San Vincenzo de’ Paoli, Gioventù Mariana Vincenziana, Congregazione della Missione, Associazione della Medaglia Miracolosa, Suore Missionarie della Speranza (fondazione camerunese), Associazione Luisa de Marillac (fondazione camerunese), Circolo degli Amici di San Vincenzo de’ Paoli (fondazione camerunese).
Nel mio incontro con il Consiglio Nazionale, composto dai leader di questi rami, e nelle visite ad alcune delle loro opere, ho potuto constatare il dinamismo, l’impegno e la ricchezza umano-spirituale che la Famiglia Vincenziana porta in questo contesto.
Una missione che si incarna e si trasforma
Il carisma vincenziano è, per sua natura, missionario, incarnazionale e itinerante. Fin dalle sue origini, è stato capace di inculturarsi e trasformarsi secondo le necessità del tempo e del luogo. Oggi, più che mai, siamo chiamati a rileggere, reinterpretare e incarnare il carisma di Vincenzo de’ Paoli a partire dalle realtà concrete che ci circondano. E l’Africa — con la sua ricchezza culturale, spirituale, sociale e umana — ha molto da dire e da offrire in questo processo.
Nei vari dialoghi avuti con giovani, consacrati, laici e leader comunitari, è emersa spontaneamente una preoccupazione condivisa: l’urgenza di avviare un dialogo profondo, formale e strutturato su due dimensioni chiave del nostro presente e futuro come Famiglia:
- L’interculturalità, come cammino di comunione tra tradizioni, espressioni di fede, linguaggi e modi diversi di vivere il Vangelo e il carisma.
- L’intergenerazionalità, come spazio di incontro tra memoria e profezia, tra la saggezza degli anziani e l’energia trasformante dei giovani all’interno della nostra grande Famiglia Vincenziana in tutti i suoi contesti.
Entrambe le dimensioni sono essenziali perché il carisma vincenziano non sia semplicemente ripetuto o adattato, ma veramente vissuto, incarnato e ricreato in nuovi contesti, con fedeltà creativa e audacia missionaria.
Africa: una voce che deve essere ascoltata
Uno dei gridi che più chiaramente ha risuonato in questa esperienza in Camerun è stato l’appello affinché l’Africa trovi la propria voce all’interno della Famiglia Vincenziana globale. Non si tratta di una voce che compete, ma che arricchisce; non di un’identità che si impone, ma che dialoga a partire dalla sua autenticità e originalità. L’Africa ha un patrimonio di fede profondamente segnato dalla resistenza, dalla gioia, dalla comunità, dalla musica, dalla danza, dalla celebrazione, dalla vita condivisa… e anche da ferite profonde provocate dalle varie forme di colonialismo devastante, persino in ambito religioso.
Superare queste ferite richiede un processo consapevole e progressivo di decolonizzazione anche del pensiero teologico e spirituale, per aprire la strada a un’interpretazione africana del carisma: più inculturata, più comunitaria, più organica, più centrata sulla vita. Abbiamo bisogno di costruire insieme una visione di “panafricanismo vincenziano”, in cui i paesi del continente possano incontrarsi, dialogare, sostenersi e scoprire cammini comuni per vivere il carisma come forza trasformante al servizio dei poveri.
Ricchezze e sfide: luci sul cammino
Come in molti altri contesti, la FAMVIN in Camerun condivide alcune sfide strutturali:
- La scarsità di risorse materiali.
- La necessità di una formazione integrale, profonda e contestualizzata.
- Le difficoltà nell’instaurare processi di collaborazione e impegno sostenibili tra i rami.
Tuttavia, ciò che questo paese e la sua gente offrono non può essere misurato solo in termini di carenze. Qui vi è un’abbondanza spirituale e umana che interpella e nutre:
- La gioventù, piena di passione, sogni e desiderio di servire.
- Un forte senso di comunità e solidarietà, che sgorga spontaneamente.
- La ricchezza culturale e naturale visibile nel verde rigoglioso e nella molteplicità di colori che lo adornano.
- Una gioia della fede che si esprime nella liturgia, nel canto, nella vita quotidiana.
- Una crescente consapevolezza di missione condivisa, dove laici, consacrati e chierici camminano insieme in modo sinodale.
Il futuro: comunione, partecipazione e missione
Siamo chiamati a fare un passo avanti. A passare dalle buone intenzioni a strutture reali di comunione. A creare spazi in cui la parola circoli, in cui il discernimento sia comunitario, in cui la missione sia veramente condivisa. Non possiamo continuare a riprodurre modelli coloniali né strutture gerarchiche che non rispondono alla realtà locale. La Famiglia Vincenziana in Africa — e in particolare in Camerun — è matura per creare propri modelli di leadership, di formazione, di spiritualità, ispirati a Vincenzo de’ Paoli, ma con volto africano, con anima africana, con corpo africano.
Una promessa in cammino
Ciò che ho visto e vissuto in Camerun non è stata solo un’esperienza spirituale o istituzionale. È stato un incontro con una promessa viva, con un seme che è già germogliato e che ha bisogno di essere custodito, rafforzato e celebrato. La voce dell’Africa non è addormentata: si sta risvegliando. E quando parlerà con forza e con amore, trasformerà anche il modo in cui tutti noi comprendiamo e viviamo il carisma vincenziano. Che sappiamo ascoltarla.
P. Memo Campuzano, C.M.













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