Al fianco del popolo, nelle parole e nei fatti

da | Nov 10, 2020 | Formazione vincenziana | 0 commenti

Vi invitiamo a scoprire Federico Ozanam attraverso i suoi stessi scritti, co-fondatore della Società di San Vincenzo de’ Paoli e uno dei membri più amati della Famiglia Vincenziana (di cui forse sappiamo ancora poco).

Federico ha scritto molto nei suoi poco più di 40 anni di vita. Questi testi – che ci giungono da un passato non troppo lontano – sono il riflesso della realtà familiare, sociale ed ecclesiale vissuta dal loro autore che, per molti aspetti, ha delle analogie con ciò che si vive oggi, in particolare per quanto riguarda le disuguaglianze e le ingiustizie subite da milioni di persone impoverite nel nostro mondo.

Commento:

Pochi giorni prima del crollo della Monarchia di luglio[1], sul quotidiano Le Correspondant apparve un articolo intitolato “I pericoli di Roma e le sue speranze”[2], in cui Ozanam stabiliva un parallelo tra l’atteggiamento della Chiesa al tempo del basso Impero Romano e dell’invasione dei barbari, e quello del pontificato di Pio IX di fronte alla società del suo tempo, quando crollarono gli imperi sotto le incipienti democrazie[3]. L’articolo si è concluso con queste parole che hanno sollevato una tempesta di proteste tra molti cattolici – Montalembert[4], per esempio.

In questo contesto, pochi giorni dopo la Rivoluzione di febbraio, Ozanam scrisse a suo fratello, l’abbé Alphonse:

Se più cristiani […] si fossero presi cura dei lavoratori per dieci anni, ci sentiremmo più sicuri del futuro[5].

Federico inizia questo paragrafo con un’esortazione al dialogo e alla cooperazione, rivolta a tutti i cattolici francesi. Poco prima di queste parole aveva ricordato loro che, nell’VIII secolo, migliaia di francesi andavano “ad evangelizzare i barbari del nord, a dare loro non solo fede, ma anche leggi, città e scuole”. Possa il pontificato moderno guidare anche i cattolici francesi nel cammino che sta aprendo. Egli sa bene che molti dei suoi correligionari provano “ripugnanza e risentimento” nei confronti della democrazia e della gente comune. Alcuni cattolici influenti desideravano altri tempi in passato, quando la Chiesa esercitava la sua influenza su un governo cattolico dichiarato. Ozanam sa che quel tempo non può e non deve tornare, e invita i credenti a vivere i nuovi tempi come un’opportunità per avvicinare la fede a “quelle persone che non ci conoscono”. Per fare ciò, egli indica che la parola “la nostra predicazione” non è sufficiente; piuttosto, il popolo ci riconoscerà come autentici credenti se vedrà che rendiamo efficace il Vangelo attraverso le nostre opere, come diceva san Vincenzo de’ Paoli[6], nel tempo e nel luogo in cui viviamo.

In un altro testo, Ozanam difendeva l’elemosina: l’aiuto immediato ai poveri è necessario e indispensabile. Ma vuole che non rimaniamo soli, e che aiutiamo i bisognosi a uscire dalla loro miseria, tra l’altro “con i nostri sforzi per ottenere istituzioni che li liberino e li rendano migliori”.

Anche in questo caso, il concetto di cambiamento sistemico emerge nel pensiero di Federico: certo, dobbiamo aiutare con i bisogni urgenti, ma dobbiamo anche portare cambiamenti nel sistema in modo che non ci siano più persone in difficoltà; uno dei modi è quello di far parte delle istituzioni che hanno la capacità di farlo,

  1. umanizzare le istituzioni sociali e politiche;
  2. indirizzandoli verso il loro vero scopo, facendoli dedicare al bene di coloro che hanno più bisogno dei loro servizi.

Rivolgiamoci ai barbari” è quindi un’espressione di Ozanam piena di contenuti:

  • è un invito a vivere tra la gente, a farne parte, a prendersi cura di loro, ad essere una Chiesa in uscita con le porte aperte;
  • è una critica alle enormi distanze che separavano la borghesia e l’alta società dalla classe operaia parigina[7];
  • è, infine, una chiamata a costruire il Regno di Dio, in cui i più umili sono i primi.

Suggerimenti per la riflessione personale e il dialogo di gruppo:

  1. Quali aspetti del cambiamento di sistema stiamo promuovendo e sviluppando nelle nostre opere e nei servizi di prossimità? Cos’altro potremmo fare?
  2. Ci sono, nel nostro Paese, cattolici in ambito socio-politico che difendono il punto di vista di Federico?

Note:

[1]   La Monarchia di luglio iniziò nel 1830 con la Rivoluzione di luglio o le Tre giornate gloriose (Trois Glorieuses) rivoluzionarie a Parigi (27, 28 e 29 luglio), che misero sul trono Luigi Filippo I di Francia, della casa di Orléans. Questa è una delle cosiddette rivoluzioni borghesi o liberali. Si concluse con la Rivoluzione del febbraio 1848, che fu un’insurrezione popolare iniziata a Parigi, dal 23 al 25 febbraio 1848. Re Luigi Filippo I fu costretto ad abdicare, lasciando il posto alla Seconda Repubblica Francese.

[2]   “Les dangers de Rome et ses espérances” fu pubblicato il 10 febbraio 1848; con qualche tocco (“Mr. Lenormant […] mi chiese di sacrificare alcune espressioni che avevo corretto”, lettera a Teofilo Foisset, 22 febbraio 1848), trascrisse una conferenza tenuta da Federico poco dopo il suo ritorno dall’Italia: “Ha tenuto un discorso al Circolo cattolico, in cui ha descritto ciò di cui è stato testimone nella Città Eterna, l’atteggiamento del Papa, l’effetto della sua politica liberale sulla popolazione romana fino ad allora, e le speranze e i timori che ha incarnato per Roma e per il mondo intero. Il discorso, un elogio entusiasta della rivoluzione pacifica che la politica papale stava portando avanti, si è concluso con le parole: “Andiamo dai barbari! Seguiamo Pio IX! La stampa ha ripreso l’espressione criticando Ozanam e ci sono state intense polemiche tra i suoi sostenitori e i giornali. Federico non vi partecipò, ma si accontentò di spiegare in privato, ad alcuni amici, il vero significato dell’espressione contestata, poiché riteneva che Pio IX stesse realizzando quello che il partito liberale di tutto il mondo stava lavorando e aspettando da quasi un quarto di secolo, e che fosse necessario che i cattolici si unissero al movimento e seguissero il Papa, passando con lui ai barbari”. Cfr. O’MEARA, capitolo XXI.

[3]   Per informazioni più dettagliate, vedi: “Una Chiesa povera per i poveri” (in spagnolo, inglese o portoghese).

[4]   Charles Forbes René de Montalembert (1810-1870) fu un politico, giornalista, storico e pubblicista francese, un esponente di spicco del cattolicesimo liberale e un difensore della libertà di educazione.

[5]   Cfr. lettera ad Alphonse Ozanam, 15 marzo 1848.

[6]   “Si può dire che andare ad evangelizzare i poveri non è solo insegnare i misteri necessari alla salvezza, ma fare tutte le cose predette e immaginate dai profeti, per rendere efficace il Vangelo” (San Vincenzo de’ Paoli).

[7]   Marc Girardin (1801-1873), politico e letterato, scriveva con disprezzo nel Journal des Débats del 1831: “I barbari che minacciano la società non sono nel Caucaso, né nella steppa tartara. Sono alla periferia delle nostre città manifatturiere”.

Javier F. Chento
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