Teresio Olivelli, il martire partigiano, sarà beato

da | Gen 31, 2018 | Storia e cronaca | 0 commenti

Un nuovo Beato membro della Società di San Vincenzo de’ Paoli

Sabato 3 febbraio sarà proclamato beato Teresio Olivelli, il martire definito “ribelle per amore”. A presiedere il rito il cardinal Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei santi. La celebrazione, in programma alle 10:30 presso il palasport di Vigevano, sarà concelebrato dal vescovo del luogo, mons. Maurizio Gervasoni, assieme ad altri presuli e sacerdoti.

Una vita da “ribelle”

Nato il 7 gennaio 1916 a Bellagio (Co), Olivelli si trasferisce da bambino con la famiglia nella Lomellina. Membro della Conferenza di San Vincenzo de’ Paoli e poi dell’Azione Cattolica italiana, nel 1940 è nominato ufficiale degli alpini e parte volontario nella guerra di Russia da dove ritorna nella primavera del 1943. Chiusi i conti col fascismo, dopo l’8 settembre si schiera al fianco della Resistenza rifiutandosi di giurare fedeltà alla Repubblica di Salò. Ricercato dai nazifascisti, Olivelli viene arrestato a Milano il 27 aprile 1944 e condotto prima al carcere di S. Vittore, poi nei campi di Fossoli e Bolzano-Gries e, infine, nei lager di Flossenbürg e Hersbruck, dove morì a seguito di un ennesimo gesto di carità cristiana, il 17 gennaio 1945. Il suo corpo venne bruciato nel forno crematoio.

Mazzolari: “E’ un Santo”

Don Primo Mazzolari, come riporta Avvenire, capì subito che quel giovane era “diverso”: “Il nome di santo è quello che più conviene a Teresio Olivelli, e io mi auguro che tutti i ribelli cristiani, i fuorilegge cristiani ne facciano presto domanda a quella Chiesa ch’egli ha amato e servito sine modo”. Vittore Bocchetta l’unico superstite che con Olivelli, a cui deve la sua salvezza, condivise il campo di Hersbruck, e prima ancora la prigionia a Flossenburg. Su Famiglia Cristiana, lo ricorda così: “Si é trattato di un uomo. Un uomo speciale il quale, privilegiato, riuscì ad adoperare il suo stesso privilegio per combattere il male e per soccorrere il suo prossimo fino a sacrificare la sua stessa esistenza. La misericordia di un essere per il suo prossimo può essere passiva nel compatire il misero e può essere attiva nell’offrire la propria vita per quella di un altro. Questo, a mio parere, si può chiamare martirio. Questo, a mio parere, si deve dire di Teresio Olivelli. Teresio, nel mio caso specifico, usò il suo talento per salvarmi sapendo di farlo. Ciò, però, che nessuno dei sopravvissuti può rammentare è quanti e quali furono i suoi salvati. Per Olivelli la misericordia non era opera pubblica, ma cosa personale e privata. Questo merita la memoria di Teresio!”.

Il rito

È del 17 giugno 2017 il decreto con cui la Chiesa ne ha riconosciuto il martirio. Nel corso della celebrazione di sabato 3, si legge in una nota, “verrà annunciata ufficialmente dal cardinal Amato” la data di iscrizione nel calendario liturgico delle diocesi di riferimento, “quando darà lettura della Lettera apostolica di Papa Francesco riguardante la beatificazione e la memoria liturgica di Olivelli”.

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