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Tutti vogliamo sapere cosa sta accadendo all’interno della Famiglia Vincenziana italiana e del mondo! Comunicare è una forma di carità, una forma di amore verso il prossimo.
Il Cardinal Bassetti, presidente della CEI, in un Convegno ha detto:
C’è una regola che vale per tutte queste forme di comunicazione: l’annuncio è sempre una forma di carità; è una forma di amore verso il prossimo, che esprime due realtà: in primo luogo, esprime sempre una relazione con l’altro, perché ogni comunicatore parla e si relazione con un pubblico e non rimane mai solo con se stesso; in secondo luogo, comunica un messaggio la cui portata ci sovrasta sempre perché, a ben guardare, nessun comunicatore è il reale e l’unico proprietario del messaggio ma è, fin dei conti, un medium, un mezzo di trasporto, un luogo di amplificazione. Detto in poche parole: tutti noi ogni volta che comunichiamo, sia che lo facciamo dalla prima pagina di “Avvenire” o dal nostro profilo Facebook, dobbiamo rispondere ad una regola non scritta caratterizzata da due elementi: la carità e la responsabilità.
Da questo punto di vista, è fondamentale il messaggio del Papa per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni del 2017 che aveva come titolo un versetto di Isaia: “Non temere, perché io sono con te (Is 43, 5)”. Questo messaggio, a mio avviso, è riuscito a sintetizzare con grande efficacia il clima sociale del tempo che stiamo vivendo e a proporre anche alcune strade pastorali per ogni persona.
Francesco in questo breve messaggio ha indicato almeno tre strade: la prima si caratterizza per la promozione di una “comunicazione costruttiva” che possa favorire un’autentica “cultura dell’incontro”; la seconda, invece, si contraddistingue con l’assoluta necessità di spezzare “il circolo vizioso dell’angoscia” e la “spirale della paura” che si alimenta fissando l’attenzione solo sulle “cattive notizie”; la terza, infine, si caratterizza per la doverosa attenzione alla “buona notizia” che è fonte di speranza e dal netto rifiuto, quindi, della logica “che una buona notizia non fa presa e dunque non è una notizia”.
Tutto dipende, invece, dice Francesco, dallo “sguardo” con cui guardiamo la realtà e dal modo con cui la raccontiamo e la divulghiamo.L’importanza di questo “sguardo” vale per tutti: per i giornalisti professionisti, per gli utenti dei social network e per i semplici lettori. Perché raccontare il mondo in cui viviamo, come ha detto Francesco, significa scrivere ogni giorno “la prima bozza della storia”. E se non c’è la necessaria prudenza si corre sempre il rischio di creare un clima d’opinione divisivo e conflittuale.
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