Commento del Vangelo della Solennità di Cristo Re dell’Universo (Anno A) – di P. Erminio Antonello

da | Nov 25, 2017 | Per la meditazione | 0 commenti

Il centro di tutti i cuori

 

PRIMA LETTURA (Ez 34,11-12.15-17)

Dal libro del profeta Ezechièle
Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.
Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia.
A te, mio gregge, così dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 22)

Rit: Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare.
Ad acque tranquille mi conduce.

Rinfranca l’anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

SECONDA LETTURA (1Cor 15,20-26.28)

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita.
Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza.
È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte.
E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.

Canto al Vangelo (Mc 11,9.10)
Alleluia, alleluia.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
Alleluia.

VANGELO (Mt 25,31-46)

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Commento

Quella del re, ai nostri giorni, è un’immagine un po’ sbiadita e relegata nel passato. Essa comunque rimanda a qualcuno che è centro dinamico di una realtà. La realtà, nel nostro caso, è l’universo; e il centro è Gesù Cristo. La Liturgia si raccoglie attorno a questo Centro, Gesù, e lo riconosce come il perno attorno cui ruota tutta la storia universale e dei singoli. Egli è il punto di unificazione e di convergenza di tutti i cuori, poiché “in Cristo tutti ricevono la vita”. Nella fede professiamo che siamo come “magnetizzati” attorno a Gesù, poiché Egli attrae noi e l’universo a sé.

Ma come attrae tutto a sé? Le letture ci aprono uno spiraglio su questo interrogativo attraverso la pagina del giudizio finale. Qui si vede che Gesù attrae attraverso l’amore di carità; e chi esercita la carità è attratto a Lui: “Venite benedetti del Padre!”. Gesù regna nel mondo mediante l’amore e l’opera degna dell’uomo, la giustizia, si dà come affezione per il bene di chi è privato del bene, comunque sia: l’acqua, il pane, il vestito, l’emarginazione e la malattia. Nel fare proprio o nel rifiutare il grido del bisogno umano avviene il giudizio: “L’avete o non l’avete fatto a Me”. Questo allora è il senso dell’universo: esercitare l’amore verso il Cristo prolungandolo nell’abbraccio al fratello bisognoso.

Il Signore regna dunque attraverso la carità praticata in favore dei deboli della storia. In ciò si dà visibilità a Dio, perché nell’affezione al povero si mostra la stoffa di cui è fatto Dio: di “essere l’Amore” che si china sull’uomo e lo attrae a Sé in quell’affezione che riscatta la vita perduta. Così come fa il pastore – dice la Parola di Dio – che va in cerca della pecora perduta, la riconduce all’ovile e, se ferita, la fascia.

Oggi, ultima domenica dell’anno liturgico, ci ricorda che la fine della storia è il trionfo della carità. Carità, mediante la quale Dio vuole riunire in unità attorno al Figlio amato tutte le sue creature. E chiede ad ogni credente di partecipare a quest’opera dilatando quest’amore verso ogni persona.

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