Seconda domenica di Avvento A Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Dic 1, 2016 | Uncategorized | 0 commenti

Isaia 11,1-10;
Salmo 71;
Romani 15,4-9;
Matteo 3,1-12

Lectio

L’autore del vangelo di Matteo usa costruire i suoi brani attorno ad una profezia, per conferire l’autorità divina al protagonista, nel nostro caso a Giovanni il Battista. Infatti a Giovanni viene posto sulle labbra un versetto tratto dal libro del profeta Isaia. Ora, quando il vangelo di Matteo venne redatto (75/85 d.C.), Giovanni era stato ucciso ormai da circa una quarantina d’anni e quindi, colui che scrive intende dimostrare che il Battista era il più grande dei profeti ma, i capi d’Israele lo hanno ucciso come hanno fatto con Gesù di Nazareth, per coprire i loro interessi e salvare la faccia davanti alla potenza di Roma. Nel vangelo infatti, si smaschera la falsità dei farisei che usano il culto, per far vedere al popolo che apprezzano Giovanni, ma non interverranno in suo favore quando sarà imprigionato e ucciso da Erode: un debole posto al governo che in cerca solo di apparenza e protezione.

Il battesimo presso gli ebrei era sono un rito di penitenza, con cui si chiedeva a Dio di essere perdonati dai propri peccati di cui ci si era pentiti.
I cristiani hanno adottato il rito battesimale e lo hanno posto come cardine del cammino di fede. Infatti, con il battesimo una persona entra a far parte della Chiesa e s’impegna a modellare la sua vita secondo la logica del vangelo.
L’importanza di essere Chiesa è espressa nel brano della lettera ai Romani: san Paolo esorta quella comunità ad essere unita è, grazie a questa unità che può testimoniare il vangelo nonostante il periodo difficile che stava vivendo, quello della persecuzione scatenata dai capi del popolo ebraico contro i cristiani, in particolare contro coloro che si erano convertiti dall’ebraismo.

Tornando a parlare del Battista è necessario sottolineare che questi non conosceva il volto del Padre, ma quello del Dio dell’Antico Testamento, per questo traccia un ritratto di messia giustiziere.
Secondo la predicazione di Isaia, la venuta del messia doveva essere una riconciliazione totale della creazione: uomini, animali e cose. Si noti come il profeta sottolinei che il messia non sarà un superficiale, una persona che giudica secondo il grado manifestato da chi gli sta davanti, ma ascolterà con attenzione tutti e non andrà per sentito dire!

Meditatio

Ricordiamo in che cosa consiste il messaggio del Tempo di Avvento: nell’Avvento io debbo verificare: il Signore viene, quando? Ogni giorno, dove? Nel volto dei fratelli, in quale percentuale l’ho accolto durante l’anno liturgico che è appena terminato? In questo nuovo anno liturgico m’impegnerò ad aumentare la percentuale?

Anche domenica scorsa i cristiani sono stati invitati ad essere profeti tra la gente! Anche domenica scorsa ci ha guidato la figura di Giovanni Battista: l’uomo che non è canna sbattuta dal vento!
Infatti, se Giovanni fosse stato una canna sbattuta dal vento, avrebbe fatto parte dei farisei, oppure avrebbe ricoperto un ruolo alla corte di Erode: insomma sarebbe stato tra quelli che confusero l’appartenenza al popolo santo di Dio, con un mezzo per farsi strada nella vita a qualsiasi prezzo e con qualsiasi mezzo.
Naturalmente è costato caro a Giovanni il coraggio di affrontare i potenti a viso aperto: Erode ed i farisei. Certamente il Battista avrebbe schifato quei cosiddetti buoni cristiani ai quali scivola tutto, come avviene con l’acqua sulla roccia e che, guarda caso, si trovano sempre dalla parte di coloro che vincono e si scusano dicendo che loro non intendono schierarsi e tante altre parole simili……sono come il servo di evangelica memoria che nascose il talento sotto terra.

Giovanni c’insegna ad essere profeti, ad essere sempre qualche metro più avanti della mediocrità, di coloro che tendono a far morire la Chiesa, perché nulla cambi, a far morire la Chiesa nella ripetizione quotidiana e uggiosa del fare le stesse cose, mascherandole come tradizione. Dove il culto serve, non per unire ed essere Chiesa – come afferma il Concilio a riguardo della celebrazione eucaristica (cfr. culmen e fons della vita cristiana) – ma per assolvere al precetto festivo. Ecco perché, dove non esiste comunità cristiana, ma solo gente che fa le cose per tradizione o per non avere sensi di colpa, si va ad ascoltare messa domenicale, durante la quale si può arrivare quando si vuole, sederci dove si vuole, perché ciò che è espresso nella celebrazione non interessa. L’importante è esserci per assolvere il precetto. Poi, come si fa in un supermercato, cerco quello che mi serve e, se trovo una buona offerta non la lascio scappare: prendi due e paghi uno. Così mi confesso durante la Messa e, se non faccio a tempo a prendere la mia Comunione e, trovo il prete comprensivo, non quello che mi vuole educare, ma quello che mi permette tutto: pensiamo a certi genitori…..evviva riesco a prendere anche la mia comunione dopo la Messa: prendi tre e paghi uno! Ma questa persona ha partecipato all’Eucaristia domenicale? Ah, scusate ma questo non è un suo problema, perché l’importante era essere sotto il tetto della chiesa in cui si diceva Messa…..!
Certamente questo non esprime l’essere Chiesa!

Ma se una persona non è educata ad essere chiesa, da chi dovrebbe educarla, è chiaro che non si sentirà mai parte della Chiesa. E questo lo si nota quando, persone cosiddette praticanti, criticano dal di fuori la gerarchia della Chiesa, naturalmente senza mai metterci la faccia. Sono quelli che si espongono i cristiani che costruiscono la chiesa, anche con le loro lacrime. Il resto sono chiacchiere!!

Ad essere chiesa s’inizia con la celebrazione del battesimo che, è il sacramento tramite il quale una persona diventa parte della comunità cristiana. È il segno efficace con cui ci si pente della condotta fino a quel momento assunta e ci si impegna a vivere secondo la logica del vangelo.

Certo, se il battesimo si assume come un segno della nostra cultura fatto, non celebrato, all’interno del nucleo familiare, all’ora che meno disturba gli impegni veramente importanti e, naturalmente, al di fuori della celebrazione eucaristica, che cosa volete che rappresenti? Di tutto quello che ho scritto sopra non esiste nulla. Il battesimo resta un gesto di superstizione. Un po’ come la commedia della cresima. In cui si dice, durante il rito, tutto quello che, per il 98% dei cresimati non accadrà, perché questi vivranno la cresima come il foglio di via dalla parrocchia, se non dalla vita cristiana. Ma provate a toccare tutti questi tabù ad un clero o a persone che non sanno che cosa farsene della profezie e vedrete che cosa vi capiterà…..
Comunque cerchiamo di essere profeti come il Battista, lavoriamo per costruire la chiesa, come san Paolo esorta la comunità cristiana di Roma che, non ostante la persecuzione, seguiva lo Spirito che conduce la Chiesa. Siamo profeti tra la gente e sentiremo nel cuore una grande pace e, come ho già scritto, potremo guardare negli occhi i nostri bambini, ragazzi e giovani senza timore.

Buona domenica.

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