II DOMENICA DI QUARESIMA, Di p. Giorgio Bontempi.

da | Feb 19, 2016 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Genesi 15,5-12.17-18;
Salmo 26;
Filippesi 3,17- 4,1;
Luca 9,28-36

LECTIO
La trasfigurazione è un anticipo della risurrezione. Nel linguaggio biblico, “salire sul monte” indica essere alla presenza di Dio. Invece Mosè ed Elia rappresentano, rispettivamente la legge di Mosè, che è descritta nel Pentateuco, che comprende i primi cinque libri della Bibbia: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio, ed i libri dei profeti.
Ora, se Mosè ed Elia erano presenti alla trasfigurazione di Gesú, significa che egli era in sintonia con il Dio dei padri: Abramo, Isacco e Giacobbe.
I tre discepoli presenti non comprendono perché non hanno ancora incontrato il Risorto e non hanno ancora subito lo scandalo della croce.
Infatti, tramite la sua vita, morte e risurrezione, Cristo instaura la nuova ed eterna alleanza, in cui testimonia che, quel Dio che si manifesta all’uomo gratuitamente, è il Padre di tutti gli uomini, che ama come figli, questo costerá a
Gesú la morte, per mano di coloro che il brano della lettera ai Filippesi definisce “nemici della croce di Cristo”.

MEDITATIO

Anche noi possiamo cadere nell’errore di Pietro: pensare che seguire il Cristo sia essere presenti a momenti carichi di forte emozione, in cui “piazze piene di gente” vedono quello che “vogliono” vedere e odono quello che “vogliono” udire.
Invece la sequela al Cristo si intraprende seguendo le direttive de concilio Vaticano II, che ci ricordano che non siamo singoli individui che adorano al loro piacimento un Dio che in un certo senso si sono creati a loro immagine e somiglianza, ma che siamo Chiesa, in virtú del battesimo che abbiamo ricevuto e, come tali, esprimiamo, nelle celebrazioni liturgiche, quello che viviamo come Chiesa, prendendoci cura di coloro che sono nel bisogno.
L’individualismo, ancora presente all’interno delle nostre celebrazioni, porta a pensare che le nostre chiese siano un pò simili ad un supermercato: una persona entra, quando stabilisce di entrare, si preoccupa di andare a trovare un posto, incurante della celebrazione in atto e quindi distraendo l’assemblea, come se egli ne fosse il centro, oppure si preoccupa di recarsi al confessionale, cosí da essere assente a parte della celebrazione e poi, è capace di chiedere di ricevere la comunione a Messa finita. Purtroppo è da sottolineare, per onestá, che spesso la colpa è di noi preti, quando tolleriamo, queste cattive abitudini, per non perdere la massa…..e per farci credere buoni e tolleranti. Siamo come quei genitori che, per farsi benvolere, rovinano i figli concedendo loro tutto ciò ne vogliono.
Con questo non intendo dimenticare le tante assemblee celebranti, che ho conosciuto nel mio cammino, che continuano ad edificare tanti giovani e tanti ragazzi. Queste sono la Chiesa viva nella nostra societá.

Buona Domenica

Prima lettura
Gen 15,5-12.17-18
Dal libro della Gènesi
In quei giorni, Dio condusse fuori Abram e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia.
E gli disse: «Io sono il Signore, che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questa terra». Rispose: «Signore Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?». Gli disse: «Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un colombo».
Andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all’altra; non divise però gli uccelli. Gli uccelli rapaci calarono su quei cadaveri, ma Abram li scacciò.
Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco terrore e grande oscurità lo assalirono.
Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un braciere fumante e una fiaccola ardente passare in mezzo agli animali divisi. In quel giorno il Signore concluse quest’alleanza con Abram:
«Alla tua discendenza
io do questa terra,
dal fiume d’Egitto
al grande fiume, il fiume Eufrate».

Salmo responsoriale
Sal 26

R.: Il Signore è mia luce e mia salvezza.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il mio cuore ripete il tuo invito:
«Cercate il mio volto!».
Il tuo volto, Signore, io cerco.

Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.
Seconda lettura
Fil 3,17- 4,1
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
Fratelli, fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi. Perché molti – ve l’ho già detto più volte e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto – si comportano da nemici della croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra.
La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose.
Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi!

[Forma breve (Fil 3, 20 – 4, 1):

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
Fratelli, la nostra cittadinanza è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose.
Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi!]

Vangelo
Lc 9,28-36
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

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