Trentatreesima domenica del Tempo Ordinario A Di P. Giorgio Bontempi c.m.

da | Nov 15, 2014 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Proverbi 31,10 – 13. 19 – 20. 30 – 31.
Salmo 127
1 Tessalonicesi 5, 1 – 6
Matteo 25, 14 – 30.

Lectio

In Israele, o meglio nell’impero romano, era in uso che i ricchi mercanti, che avevano in mano le sorti del mondo di allora, intraprendessero lunghi viaggi per acquistare nuovi prodotti da immettere sul mercato per trarne cospicui guadagni ed anche per conoscere nuove terre.
Era normale che, data la lentezza dei mezzi di locomozione, anche se la rete stradale dell’impero consentiva, per il tempo, di spostarsi con una relativa celerità, occorrevano mesi e alle volte anni, per portare a termine i viaggi dei mercanti, durante i quali il pericolo di naufragio, di essere assaliti e derubati, di contrarre malattie mortali e di incorrere in eventi atmosferici di una certa pericolosità era costante. Questo spiega l’uso di affidare la gestione del patrimonio ad amministratori fedeli e, allo stesso tempo, capaci di far fruttare i beni nel migliore dei modi.

Nelle famiglie ebraiche era usuale che fosse la moglie che ricopriva il ruolo di amministratrice e, non solo per quanto concerneva le funzioni prettamente femminili, ma anche per ciò che si riferiva all’amministrazione del patrimonio. La prima lettura parla della massaia modello.

Paolo esorta i cristiani della comunità di Tessalonica, da lui pastoralmente seguita, ad essere vigilanti. Egli prende ad esempio il ritorno improvviso del ricco mercante da un lungo viaggio e afferma che nello stesso modo avverrà il ritorno di Cristo nell’ultimo giorno.
Ricordiamo, per l’ennesima volta, che la prima generazione cristiana (33 d.C. – 100/120 d.C.) era convita che sarebbe stata testimone del ritorno di Cristo e del giudizio universale.

Meditatio

Noi non attendiamo il ritorno del Signore nell’ultimo giorno. Il concilio Vaticano II afferma che noi non sappiamo il quando e il come il mondo avrà fine, ma dobbiamo essere vigilanti per accogliere il Signore che incontriamo ogni giorno nelle persone e, in modo particolare, nei poveri; nella Parola proclamata; nel pane e nel vino divenuto il suo Corpo e il suo Sangue. Ecco ogni giorno dobbiamo essere pronti all’incontro con il Signore risorto.
Per essere pronti a tale incontro è necessario porre al servizio degli altri i doni che lo Spirito Santo ci ha dato gratuitamente: le nostre qualità. Ognuno di noi possiede delle buone qualità. È importante farle fruttificare per servire la comunità cristiana (= la chiesa) e la società civile. Questo concetto, nel linguaggio evangelico è espresso con i termini: portare il doppio dei talenti ricevuti.

Allora si comprende che, sotterrare il talento è servirsi dei doni ricevuti, come se li avessimo conseguiti con il nostro impegno. Quindi, servirsi dei doni ricevuti per mettersi in mostra, per occupare i primi posti, per imporre agli altri – spesso con la forza e con l’inganno – il nostro punto di vista è sinonimo di sotterrare il talento ricevuto gratuitamente. Questo atteggiamento non è gradito al Signore…..

Auguro a tutti di portare ogni giorno al Signore il doppio dei talenti ricevuti, per contribuire a costruire la Chiesa e la società.

Buona domenica.

Prima lettura
Pr 31,10-13.19-20.30-31

Dal libro dei Proverbi
Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore. In lei confida il cuore del marito e non verrà a mancargli il profitto.
Gli dà felicità e non dispiacere per tutti i giorni della sua vita. Si procura lana e lino e li lavora volentieri con le mani. Stende la sua mano alla conocchia e le sue dita tengono il fuso.
Apre le sue palme al misero, stende la mano al povero. Illusorio è il fascino e fugace la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare.
Siatele riconoscenti per il frutto delle sue manie le sue opere la lodino alle porte della città.

Salmo responsoriale
Sal 127

R.: Beato chi teme il Signore.

Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.

La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo intorno alla tua mensa.

Ecco com’è benedetto l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!

Seconda lettura
1Ts 5,1-6

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. E quando la gente dirà: «C’è pace e sicurezza!», allora d’improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro. Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri.

Vangelo
Mt 25,14-30

Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il
padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

[Forma breve: Dal Vangelo secondo Matteo 25, 14-15.19-21
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”».]

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