Trentaquattresima domenica del Tempo Ordinario Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo Solennità Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Nov 20, 2014 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Ezechiele 34,11-12.15-17;
Salmo 22;
1Corinzi 15,20-26.28;
Matteo 25,31-46

Lectio

Il vangelo del giudizio universale va inserito nel genere letterario (= modo di scrivere e di pensare di una cultura) dell’attesa imminente del ritorno di Cristo.
Coloro che si meravigliano del premio ricevuto, costituiscono il gruppo di cristiani che, avendo incontrato il Risorto, sanno che tutto il bene da loro compiuto è opera dello Spirito Santo. Al contrario gli altri, qui visti come il popolo ebraico e, in special modo, i suoi capi, sono coloro che pensano di meritare il premio per il bene compiuto. Sono coloro che si ritengono giusti, perché osservanti e quindi meritevoli. Sono coloro che non si sentono amati, ma debitori verso Dio. Sono coloro che non hanno fatto l’esperienza del sentirsi amati dal Padre. Hanno invece fatto l’esperienza del sentirsi dipendenti, l’esperienza della paura di Dio, del suo castigo e, per evitarlo il dover obbedire, per timore, ai suoi comandi. Per questo, dopo una vita vissuta nel timore, si richiede il premio dovuto all’osservanza e, se questo non giunge, si protesta con Dio.

Meditatio

Si chiude un altro Anno Liturgico: come lo abbiamo vissuto? È il tempo in cui – tramite le sue scansioni – cerchiamo di verificare a quale percentuale si trova la nostra sequela a Cristo.
È il tempo in cui viviamo la liturgia: come sono le celebrazioni in parrocchia? Il ritorno alla liturgia, dopo la riforma del Concilio Vaticano II, aiuta molto a vivere le celebrazioni nel loro vero significato in cui – tramite, parole e gesti – noi rendiamo presente il Risorto in mezzo al suo popolo che è la chiesa.
Questo si attua nella mia comunità parrocchiale? Quanto, durante l’anno liturgico trascorso, ho contribuito allo splendore della liturgia secondo quanto il concilio Vaticano II c’insegna? Le celebrazioni splendano per la loro solennità e semplicità.
Sono in grado di accorgermi se una celebrazione è ben preparata? Oppure, dato che non sono in grado, una celebrazione vale l’altra, o peggio: credo che una celebrazione sciatta e squallida si una bella celebrazione? Come una persona che si crede elegante, ma in realtà non è capace di vestirsi? In che misura nella mia parrocchia il gruppo liturgico è capace di coordinare le celebrazioni?
Ho mai fatto il confronto tra la liturgia della mia parrocchia e quella delle parrocchie migliori della diocesi? Oppure sono talmente chiuso nel mio guscio da essere cieco e pensare che il mondo finisca nel mio movimento o nella mia parrocchia?

La riforma liturgica ci riporta al vero significato della celebrazione liturgica: la chiesa riunita, nell’ascolto della Parola, nello spezzare del pane e nell’amore fraterno.
Io sono tra coloro che si meravigliano per il bene che lo Spirito compie attraverso di noi, oppure sono tra coloro che usano la carità ed i poveri per figurare bene di fronte a coloro che contano nella società? In questo anno liturgico che si conclude in quale dei due gruppi menzionati dal vangelo potrei inserirmi?

Buona domenica.

Meditatio

Prima lettura
Ez 34,11-12.15-17

Dal libro del profeta Ezechièle
Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.
Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia.
A te, mio gregge, così dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri.

Salmo responsoriale
Sal 22

R.: Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare.
Ad acque tranquille mi conduce.

Rinfranca l’anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

Seconda lettura
1Cor 15,20-26.28

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita.
Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza.
È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte.
E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.

Vangelo
Mt 25,31-46

Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

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