Quinta domenica di Pasqua Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Mag 17, 2014 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Atti 6,1-7;
Salmo 32;
1Pietro 2,4-9;
Giovanni 14,1-12

Lectio


I discepoli, prima della risurrezione di Cristo, non comprendono, né la  sua missione, né la sua predicazione. Dopo l’incontro con il Risorto la loro vita cambia a trecento sessanta gradi: divengono testimoni impavidi della risurrezione di Cristo, che è colto da loro come colui che è il centro e la loro ragione di vita, perché Gesù, con la sua esistenza, morte e risurrezione ha fatto sperimentare loro l’amore paterno di Dio.
La conseguenza è che gli apostoli diventano “uditori attenti” della voce dello Spirito, che conduce la nuova comunità attraverso le vicende della storia e creano un nuovo ministero (= servizio) quello del diaconato, perché i poveri, che nella chiesa debbono occupare il primo posto, siano serviti con amore.

Meditatio

L’esempio degli apostoli, di cui parla la prima lettura, è molto significativo. La creazione dell’Ordine del diaconato, che è il primo gradino di tale sacramento: diaconato, presbiterato (= prete) ed episcopato, permette agli apostoli di dedicarsi alla predicazione e alla preghiera. Nella chiesa non possiamo e non dobbiamo “fare” tutto da soli, ma dobbiamo “fare” tutto insieme, perché la parola “chiesa” (= ekklesia) significa comunità. Ora se la chiesa è comunità necessità che questo appaia nel servizio al Signore. L’individualismo è contrario al cristianesimo, perché non esprime la chiesa che opera.
Questo discorso si fonda sul fatto che Cristo scelse 12 persone, che vivessero con lui e con le quali fondare il nuovo popolo di Dio. 12 perché nel popolo ebraico tale numero indicava il popolo, la comunità, perché Israele era fondato su 12 tribù.
Per questo il Signore invia gli apostoli sempre in coppia e mai da soli, appare agli undici, dopo la sua risurrezione, e celebra con loro l’eucaristia.
Ecco perché l’individualismo nella chiesa non è una cosa buona, perché appare una sola persona che, proprio perché è tale non è capace di collaborare e, questo, non costruisce la chiesa. Certo, collaborare non è sempre facile, ma come cristiani dobbiamo cercare di farlo, perché questo costruisce la chiesa, questo è vera testimonianza. Creare la vera collaborazione è anche testimoniare che è lo Spirito santo il vero autore del bene compiuto e che noi non siamo indispensabili, anzi che noi potremmo anche passare ad un altro compito, ad un altro posto dove costruire la chiesa. L’immobilismo, il costruirsi i nidi, dove si pensa di fare tanto bene, o lo si fa credere, agli occhi dei profeti queste situazioni appaiono nella loro vera realtà: sono i molti beni che possedeva il giovane ricco……, che ci permettono di far apparire noi stessi e che, alle volte, ci illudono di essere anche poveri, ma non poveri di spirito, che sono coloro che cercano di compiere la volontà del Padre, perché l’individualista nel proprio nido compie sempre la propria, anche quando serve i poveri, perché li usa per poter restare nel proprio nido, infatti l’individualista è un “ripetitore” di atti e non un “uditore della Parola” per servire sempre meglio ed essere secondo la volontà del Padre, anzi l’individualista è contro ogni cambiamento!

Buona domenica.

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