Terza domenica di Quaresima C, di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Feb 28, 2013 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Esodo 3,1 – 8a. 13 – 15
Dal Salmo 102
1 Corinzi 10,1 – 6;10 – 12
Luca 13,1 – 9

Lectio

Nel brano del vangelo di questa terza domenica di Quaresima si pone in discussione la logica retributiva d’Israele: ricchezza e discendenza sono segni della benevolenza di Dio. Disgrazie e povertà sono segni della maledizione di Dio e del peccato da scontare.
Infatti il vangelo ammonisce la comunità cristiana perché sia vigilante: l’albero è figura del popolo ebraico prima e della comunità cristiana dopo.

Nella storia Dio ascolta e guida il suo popolo inviando i profeti che, compiendo la volontà di Yavhè, proteggeranno Israele, sempre che questo segua la parola di Dio proferita dai profeti (prima lettura). Questo vale anche per la Chiesa. Infatti se questa compirà la volontà di Dio, che lo Spirito santo propone attraverso i profeti e i relativi eventi, ad esempio il cammino per attuare il Concilio vaticano II, sarà sale e luce all’interno della storia, altrimenti, se sceglierà la via dell’integralismo e del tradizionalismo, lo Spirito santo rispetterà la sua libertà ed il cammino sarà molto lungo e molto difficoltoso (seconda lettura).

Meditatio

Oggi Benedetto XVI lascerà il ministero petrino. Chi sarà colui che gli succederà?
L’opinione comune all’interno della Chiesa è quella che sarà senz’altro un uomo di Dio, che saprà condurre il gregge, perché godrà dell’assistenza dello Spirito santo.
Questo accadrà nella misura in cui i membri del conclave ascolteranno la voce dello Spirito santo.
Che cosa significa? Significa che lo Spirito santo ha guidato il Concilio vaticano II, che lo Spirito ha ricondotto la Chiesa all’antica tradizione paolina: la chiesa è composta da tutti i battezzati, in essa non esistono posti di privilegio, ma ogni cristiano serve la comunità rispondendo alla chiamata che il Signore gli ha proposto: non ci sono vocazioni speciali e vocazioni ordinarie, perché il Padre nostro non attua preferenze verso i suoi figli.
Questa comunità rinnovata dal Concilio vive la liturgia sulla scia dell’antica tradizione: è la comunità che celebra la liturgia, in cui ogni partecipante compie il servizio a lui richiesto: quello della presidenza; quello del lettore; quello del cantore; quello dell’accolito; quello del diacono; quello del ministro straordinario della comunione ecc….
Questa comunità, rinnovata dal Concilio vive la carità, che è attuazione della liturgia celebrata. Nella carità all’interno e all’esterno è importante far emergere la verità e la correzione fraterna. Solo così la carità verso i poveri, che sono – come affermava san Vincenzo de’ Paoli nel 1600 – i nostri signori e padroni, sarà espressione dell’amore del Padre. Infatti un brodo e un pane possono darlo tutti, ma il cristiano dovrà farsi perdonare dal povero quello che gli offre…..altrimenti la carità diventa un lavoro o la ricerca del potere, o il compensamento delle proprie frustrazioni.

Ora se i cardinali che prenderanno parte al conclave seguiranno le direttive del Concilio, eleggeranno un papa secondo la volontà di Dio; altrimenti se saranno preoccupati di salvare le tradizioni della Chiesa; di rafforzare le linee dell’integralismo cattolico, lo Spirito santo rispetterà la loro libertà e accetterà il papa che loro eleggeranno.
Perché scrivo questo? Perché nella storia sono stati eletti papa, persone che non si può pensare che fossero nella volontà del Padre.

Preghiamo perché i cardinali siano preoccupati di continuare l’attuazione dei decreti del Concilio vaticano II.

Buona domenica.

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