Quinta domenica del Tempo Ordinario C, di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Feb 7, 2013 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Isaia 6,1 – 2a.3,8
Dal Salmo137
1 Corinzi 15,1 – 11
Luca 5,1 – 11

Lectio

Il vangelo di Luca ci ripropone una domanda che pone in modo ricorrente: “chi può compiere una pesca simile a quella di Gesù, senza esserne competente? Solo Dio. Allora se Gesù di Nazareth è capace di fare ciò, significa che egli è Dio.
Inoltre è posto il tema della fiducia in Gesù: Pietro rappresenta il cristiano che si fida di Dio, anche quando la situazione è tale da non avere alcuna speranza per una buona riuscita. Rispondere all’appello del Signore è condizione fondamentale del profeta (1 lettura). Soltanto dopo aver risposto alla chiamata di Gesù, prima al battesimo, cioè ad entrare a far parte del popolo santo di Dio: la Chiesa e poi a servire questa, secondo la vocazione ricevuta dal Signore si diventerà pescatori di uomini.
Che cosa significa diventare pescatori di uomini?
Al tempo di Gesù e fino a Galileo Galilei nessuno sapeva che la terra fosse rotonda. Gli antichi pensavano che ci fossero acque superiori ed acque inferiori.
Le acque superiori erano situate sopra la volta stellare per cui, quando questa lasciava passare da alcune fessure l’acqua: ecco la pioggia.
Invece le acque inferiori erano costituite la mare, dai laghi, dai fiumi e da tutti gli altri corsi d’acqua ma, sotto le acque inferiori gli uomini pensavano che ci fosse il regno del male. Quindi diventare pescatori di uomini, secondo il linguaggio evangelico, significava, togliere questi dal potere del male.
La seconda lettura tratta della predicazione di Paolo, posta a confronto con i predicatori giudeo cristiani che contrastavano l’apertura dell’annuncio evangelico ai pagani.

Meditatio

Ogni cristiano è chiamato – in forza del battesimo – ad essere pescatore di uomini. Infatti agli apostoli Gesù rivolge questo invito come cristiani.
Come adempiere a questo impegno? cercando di vivere il vangelo in prima persona, attuandolo secondo la visione di Dio, della Chiesa e del mondo che scaturisce dai decreti del Concilio Vaticano II.

Per iniziare questo cammino è necessario farsi guidare da modelli: persone che, all’interno della Chiesa seguano la linea che ho proposto.
È fondamentale e in questo momento storico di passaggio, ancora di più, seguire modelli giusti. Infatti la storia insegna che, in periodi come il nostro, in cui si sta tentando – come fecero al loro tempo Agostino, Tommaso d’Aquino e Alberto Magno – di modellare un linguaggio che possa parlare di Dio ai nostri contemporanei in modo convincente, che la frustrazione dell’insuccesso possa portare le persone ad aderire ai movimenti dell’integralismo cattolico e ad un culto mariano di bassa lega, producendo in esse danni a livello psicologico e psichiatrico spesso irreparabile.

È molto importante imparare, come ho già sottolineato molte altre volte, ad attribuire allo Spirito santo il bene da noi compiuto: nell’apostolato, nella carità e nell’insegnamento della teologia.
Questo serve ad immunizzarci dalla depressione nei momenti difficili: quelli in cui non è riconosciuto il nostro impegno sia nell’evangelizzazione che nella carità; quelli in cui vediamo persone meno adatte che ricoprono ruoli di responsabilità; quelli in cui rileviamo la paura di compromettersi in favore del povero, dell’ultimo da parte di cristiani impegnati….
Certo secondo i modelli scelti costruiremo la nostra casa sulla roccia e saranno proprio i momenti difficili che faranno emergere i cristiani veri, quelli che non cercano il prestigio e il potere, sia nella Chiesa sia sui mezzi di comunicazione sociale ma servono in silenzio il Signore Gesù che si nasconde nelle sembianze dei fratelli nella quotidianità della vita, diventeremo così pescatori di uomini

Buona domenica.

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