Un infernale paradiso

da | Giu 10, 2011 | Carcere, Politiche sociali, Storia e cronaca | 0 commenti

di Antonio Cappelli

www.linkontro.info, 7 giugno 2011

È un nigeriano rinsecchito dagli stenti, con l’aspetto mite e rassegnato degli sconfitti.

È partito qualche anno orsono dal suo Paese per raggiungere con mezzi di fortuna il paradiso europeo e al termine di una disperata parabola fatta di miseria e di fame è approdato nell’inferno del carcere. In Italia non ha una casa, né parenti, né amici. Le poche parole italiane che biascica a stento si spezzano nello sforzo di dominare l’affanno che una cardiopatia progressiva gli provoca da tempo. La giustizia italiana è stata compassionevole con lui e ha convertito la detenzione in arresti domiciliari.
Lo hanno portato in carcere infatti alcuni reati minori e la sua pericolosità sociale è praticamente nulla, nelle condizioni di inabilità fisica in cui si trova. In altre condizioni il detenuto avrebbe festeggiato ma in questo caso non c’è nulla da rallegrarsi.
Per rendere eseguibile una misura di arresti domiciliari è necessario appunto avere un legale domicilio e il nigeriano non ne ha mai avuto alcuno in Italia, vissuto com’è sempre nella strada o in alloggi clandestini. E così è ancora il carcere l’unico luogo che può accoglierlo, nonostante una sentenza che giudica questo luogo incompatibile con le sue condizioni di salute.
In una splendida città come Roma non esiste infatti una casa di accoglienza almeno momentanea per ex detenuti privi di ogni appoggio familiare. I moltissimi detenuti extra comunitari che vivono la condizione sopra descritta non hanno quindi scampo. Se ottengono misure alternative devono rimanere in carcere nonostante le sentenze e a fine pena passeranno direttamente dal carcere alla strada per incrementare così la marginale manovalanza della disperazione.
È difficile prevedere che l’amministrazione della giustizia possa giungere in tempi brevi a interessarsi dei percorsi da garantire a chi esce dal carcere con il desiderio di non più tornarci. Esiste però anche il mondo del volontariato e allora viene da chiedersi perché, in quella che è insieme la capitale d’Italia e il centro della cristianità, nessuno si sia impegnato per garantire accoglienza a chi avendo scontato i suoi debiti si trovi a ricominciare una vita senza nessun sostegno e senza nemmeno un domicilio sia pure provvisorio. C’è da sperare che si tratti soltanto di una casuale lacuna da vedere presto colmata perché altrimenti si dovrebbe concludere che una grande storia di civiltà come quella di Roma rischia di declinare in una triste cronaca di cinismo e di indifferenza.

Tags:

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

VinFlix

VFO