Quarta domenica di Pasqua A

da | Mag 14, 2011 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Quarta domenica di Pasqua A

Di p. Giorgio Bontempi c.m.

 

 

 

 

Atti 2,14a.36 – 41

Salmo 22

1Pietro 2,20b – 25

Giovanni 10,1 – 10

Lectio

Questa domenica, quarta del Tempo Pasquale, propone alla nostra meditazione la figura di Cristo pastore della Chiesa.

Il quarto vangelo, quello di Giovanni, contrappone il vero pastore ai falsi pastori. Il vero pastore è la porta cioè l’entrata principale, quella che si vede chiaramente, il falso pastore deve camuffarsi, cioè entrare come un ladro. Il vero pastore ama le pecore e si pone al loro servizio, disposto anche – qual’ora ce ne fosse bisogno – a morire per loro; il falso pastore si serve delle pecore e le usa per raggiungere i propri fini.

Nel vangelo di Giovanni il vero pastore è il Cristo ed i falsi pastori sono scribi farisei e dottori della Legge.

La figura del vero pastore è tratteggiata anche nella prima e nella seconda lettura in cui si nota come la chiesa primitiva annunciasse, senza timore la risurrezione del Signore, anche nei momenti di persecuzione.

Meditatio

Nella chiesa, quando si parla di “Pastori” si pensa subito a vescovi e preti, invece è bene allargare la visuale e pensare che ogni cristiano è “pastore”: nella propria famiglia, sul posto di lavoro, nei rapporti di amicizia, all’interno dei gruppi ecclesiali. Ogni cristiano, in un certo senso è responsabile dei fratelli che gli vivono accanto.

Certo, i pastori in senso stretto sono i vescovi ed i preti, ma questi debbono essere aiutati da tutti i cristiani a svolgere al meglio il loro servizio, perché essere pastore è un servizio che si rende al popolo di Dio: la chiesa. Il grande padre Agostino aveva ben compreso tutto ciò e lo ha espresso con la celeberrima frase: con voi sono cristiano, per voi sono vescovo.

Non è sempre facile esercitare il servizio di guide. I motivi sono diversi: l’educazione avuta; il timore di non essere in grado di esplicare il proprio servizio; il voler dominare gli altri attraverso il ministero; il desiderio di costruirsi una “fama” di buon predicatore, di persona spirituale, senza pensare che – se il Signore non costruisce la casa invano faticano i costruttori – il tempo mette a nudo queste situazioni e allora si dovrà scendere all’ultimo posto, come è scritto nel vangelo…..!

Il pastore, per essere buon pastore e non mercenario, dovrà essere vigilante, non codardo, non diplomatico; dovrà essere pronto a predicare il vangelo e non a ripetere cose scritte da altri, ma predicare il vangelo che egli ha sperimentato nell’incontro con il Risorto che si attua nell’incontro con il fratello, specialmente con coloro che sono in difficoltà.

Il buon pastore dovrà essere pronto a prendere le difese di coloro che, a causa della loro condizione sociale ed economica, non hanno voce, quando sono stati angariati, sfruttati e violentati…..

Allora la luce del pastore splenderà come il sole e testimonierà l’amore del Padre.

Chiediamo al Signore la grazia per poter essere pastori per i nostri fratelli.

Buona domenica.

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