Seconda domenica di Pasqua

da | Apr 30, 2011 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

In albis depositis

p. Giorgio Bontempi C.M.

Atti 2, 42 – 47

Salmo 117

1Pietro 1,3 – 9

Giovanni 20, 19 – 31

Lectio

Il brano evangelico che ci è proposto dalla liturgia della Parola di questa domenica è molto conosciuto, si tratta della pericope detta di Tommaso.

Il giorno chiamato il primo dopo il sabato è il giorno del Signore, in cui la comunità cristiana – come ci presenta il modello che troviamo nella prima lettura – si riunisce per celebrare l’eucaristia. È proprio in questo contesto che il Risorto è in mezzo alla comunità. Non si tratta di un fantasma, oppure di una figura della mitologia greco romana: i cristiani, fin dall’inizio, si sono preoccupati di chiarire bene che il Risorto è la stessa persona che visse in Palestina e che fu crocifisso sotto Ponzio Pilato.

La vicenda di Tommaso – detto Didimo (= gemello) – c’insegna che, dopo la risurrezione non dobbiamo cercare il corpo di carne del Risorto, ma vedere il Risorto in un altro modo, con gli occhi della fede. Questo rende la comunità cristiana forte anche nei momenti più duri della sua storia, come la persecuzione di cui parla la seconda lettura.

Vedremo nella meditatio che cosa significa vedere con gli occhi della fede.

Meditatio

In primo luogo desidero spiegare perché ho aggiunto al titolo in albis depositis. Con questa domenica si chiudono gli otto giorni (= l’ottava) durante i quali abbiamo continuato a festeggiare, nella liturgia, la solennità della Pasqua, come un solo giorno che duri una settimana. Ora, nei primi quattro secoli, coloro che avevano ricevuto il battesimo (si tratta di adulti) durante la solenne Veglia Pasquale, centro dell’Anno Liturgico, madre di tutte le veglie ( questo significa che, quando devo costruire una celebrazione liturgica, secondo lo schema della veglia, prendo dalla Veglia pasquale il canovaccio e poi lo personalizzo a seconda della Veglia: della luce; dell’ascolto della Parola; dell’acqua ecc…) e avevano ricevuto la veste bianca, segno dell’uomo nuovo che, battezzato, applica nella vita la logica del vangelo, dopo aver indossato per una settimana la veste bianca, la riconsegnavano al vescovo, durante l’eucaristia domenicale ( albis = la veste bianca/ depositis = la riconsegna al Vescovo).

Come ho accennato nella lectio il punto centrale su cui meditare è: non cercare il corpo materiale di Gesù, ma incontra il Risorto con gli occhi della fede.

Che cosa significa? Significa che, anche noi dobbiamo incontrare il Risorto, come Pietro, Paolo e gli altri apostoli. Beati coloro che crederanno senza vedere, non è una presa in giro dell’autore verso di noi, ma significa che sono beati coloro che sapranno vedere con gli occhi della fede il Risorto.

Si tratta di un vedere non con gli occhi che abbiamo in fronte, ma di un altro vedere. Si tratta del vedere del cuore.

Qualcuno potrebbe dire che sono cose astratte e invece sono le cose più concrete della vita. Infatti quando riceviamo un regalo dalla persona amata, anche una cosa banale, pensiamo ad una penna senza alcun valore commerciale, ebbene quella penna non è più un penna qualunque. Quando la si usa, si pensa alla persona amata, sembra di comunicare con lei: ecco il vedere del cuore.

Ora noi sappiamo che il Risorto è in mezzo a noi e ci si presenta nelle persone che incontriamo. Quante volte incontriamo il Risorto in una giornata!!

Ora se ci abituiamo a dire, quando siamo di fronte ad una persona: è il Signore! E la carità che le useremo sarà sempre motivata dal fatto che è il Signore, ad un certo punto ci accorgeremo di aver incontrato il Risorto, non di far finta d’incontrarlo, ma di averlo incontrato di persona!!

Capite è una cosa stupenda: senza dover andare chi sa dove, senza dover ascoltare messaggi o vedere soli e lune che girano….qui nel nostro piccolo mondo possiamo incontrare il Risorto!

Incontrare il Risorto ci conduce all’incontro con il Padre, il volto di Dio che ha annunciato Gesù e per questo fu crocifisso, da coloro che avevano come Dio un giudice, che premia i buoni e danna i cattivi, naturalmente tra i buoni ci sono loro: si tratta dell’integralismo che è vivo in ogni epoca. Io ne parlo spesso, perché desidero che i cristiani siano svegli e pronti a smascherare questi falsi fratelli, che spesso in buona fede, le masse sono quasi sempre in buona fede, vivono questa realtà d’integralismo.

Incontriamo ogni giorno il Risorto nel volto dei fratelli, specialmente in quelli poveri e oppressi, così nel giorno del Signore potremo celebrare con verità l’eucaristia e dire – con parole e gesti che – il Risorto è in mezzo a noi e che il nostro stile di vita cerca sempre di più di seguire la logica del vangelo.

Buon Tempo pasquale.

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