Giustizia: processi e pene per ricchi… processi e pene per poveri

da | Apr 20, 2011 | Carcere, Giustizia e Legalità, Opinioni a confronto, Politiche sociali, Poverta' / analisi, Storia e cronaca | 0 commenti

di Patrizio Gonnella

MicroMega, 18 aprile 2011

La giustizia penale italiana è fortemente selettiva. Una selezione fondata su condizioni di censo, di status, di origine etnica, geografica e sociale. È una giustizia a due velocità: inesorabile, dura e in taluni casi eccessiva per chi non ha mezzi finanziari e culturali per sostenere una adeguata difesa tecnica; inefficace, lenta se non addirittura svuotata di potere per chi si può pagare un buon avvocato.

Le garanzie processuali – spesso ridotte ad alchimie procedurali e a tecniche dilatorie – sono nelle disponibilità soltanto di chi può permettersi uno studio legale rinomato. La fotografia delle carceri italiane è specchio di questo doppio binario della giustizia. La legge ex Cirielli fu il manifesto di questa giustizia selettiva e iniqua: tempi brevi di prescrizione per i reati dei ricchi; più pene e meno benefici penitenziari per i reati dei recidivi e quindi dei poveri.
La prescrizione breve di cui si parla oggi vale per gli incensurati. Ma chi è l’incensurato nella quotidianità dei tribunali e delle prigioni italiane? Il suo identikit è quello dell’omicida passionale, del terrorista, del capo-clan mafioso, del corruttore, del concussore, del pedofilo. Chi è invece il recidivo? È il consumatore-spacciatore di sostanze stupefacenti, l’immigrato che non ottempera all’obbligo di espulsione, colui che vive di piccoli espedienti.
Il Totò Riina o il Cesare Previti di turno, una volta scoperti, processati e condannati, non hanno tempo o chance di ricadere nello stesso crimine, o perché (questo è il caso di Totò Rina) condannati a pene lunghissime o perché (questo è il caso di Cesare Previti) sanno o capiscono che non devono farsi beccare di nuovo una volta scontata la pena (che nel suo caso è durata pochi istanti). Le sovraffollate galere italiane sono strapiene di recidivi e hanno ben pochi detenuti al primo reato della loro vita. Con il nuovo processo breve, di recente approvazione alla Camera, il Pdl è ulteriormente andato avanti nella direzione di una giustizia inclemente per i poveri e indulgente per i benestanti.
La differenziazione dei tempi, e quindi dei destini processuali, a seconda se una persona è incensurata o recidiva, rende diseguale non solo la fase esecutiva della pena ma anche quella dell’accertamento della verità. Sarà la Corte Costituzionale a dire se è violato l’articolo 3 della nostra Carta fondamentale. Sappiamo di sicuro che grazie ai buoni uffici dell’onorevole Paniz la giustizia penale sarà trasformata definitivamente per legge in una giustizia di classe.

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