Ricostruzione ad Haiti: la società civile per "un altro modello di sviluppo"

da | Mar 28, 2010 | Economia sociale, Fame nel mondo, Giustizia e Legalità, Poverta' / strategie, Progetti in collaborazione, Storia e cronaca, Volontariato | 0 commenti

Un’esclusione quasi totale degli attori sociali haitiani” e una partecipazione “debole e non coordinata” dei rappresentanti del governo nel cosiddetto ‘Piano per la ricostruzione di Haiti’ proposto dalla conferenza internazionale tenuta la scorsa settimana nella capitale della vicina Repubblica Dominicana, Santo Domingo. A due mesi e mezzo dal terremoto del 12 Gennaio, lo denunciano decine di organizzazioni non governative haitiane in un documento congiunto, chiedendo con forza un “modello alternativo di sviluppo” in cui siano maggiormente coinvolte la società civile e le fasce di popolazione generalmente escluse, come le donne, i contadini e i giovani.

In un documento in più punti, i firmatari – tra cui la Commissione episcopale Giustizia e pace e il gruppo di riflessione coordinato dai Gesuiti haitiani – auspicano tra l’altro una riforma agraria che stimoli la produzione nazionale, la fine della dipendenza economica, meno esclusione sociale, un nuovo sistema d’istruzione pubblica, nonché l’annullamento del debito estero di Haiti. Nel ‘Piano per la ricostruzione’ ipotizzato a Santo Domingo e presentato da Jean-Max Bellerive, primo ministro, è prevista la creazione di un ‘Comitato misto interinale’ composto da haitiani e stranieri, sotto l’egida del capo dello stato e co-presieduto dal primo ministro haitiano e da un rappresentante della comunità internazionale. La proposta verrà presentata a New York in sede Onu il 31 Marzo, così come quelle che emergeranno da altri vertici internazionali per il sostegno ad Haiti. A Washington si è aperta ieri (21 marzo) una conferenza dell’Organizzazione degli stati americani (Osa), alla quale partecipano anche esponenti della diaspora haitiana; da domani si terranno in Martinica (Antille francesi) una serie di dibattiti su azioni concrete da intraprendere per la ricostruzione, con la partecipazione di haitiani e di rappresentanti di paesi con forte comunità haitiana (come Canada, Francia, Stati Uniti). Per la popolazione di Haiti, ancora fortemente disagiata dalle conseguenze del terremoto e che per buona parte vive in campi di fortuna allestiti in cortili, piazze e strade, lo sforzo per la ‘ricostruzione’ è condizionato dalla paura di nuove scosse. Negli ultimi due giorni la terra ha tremato non solo nella capitale Port-au-Prince, ma anche nel nord, a Cap Haitien, dove un’abitazione è crollata provocando quattro vittime. Non è confermato per ora se l’incidente sia effettivamente dovuto all’attività tellurica, ma nel fine-settimana la terra si è sentita tremare anche in Repubblica Dominicana e a Cuba.

Fonte: www.misna.it

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