Campo giovani della San Vincenzo in Albania: testimonianze

da | Dic 23, 2009 | Formazione vincenziana, Pace nel mondo, Volontariato | 0 commenti

marchiossvpTestimonianza di una giovane della san vincenzo e di un giovane albanese che hanno vissuto l’esperienza di Campo giovani in Albania

Martina Gatto: «La missione in Albania per me ha rappresentato una delle forme di amore più alte che io abbia mai sperimentato nella mia giovane vita»

Vicktor: «…la cosa importante è che vedo nei loro occhi la gioia di essere amati e apprezzati per quelle cose che fanno e questo fa molto felice anche me.»

Di Martina Gatto (volontaria dei giovani della san vincenzo italiana)

“L’amore fa miracoli”. Da quando sono tornata da Lushnje questa frase mi è risuonata spesso in mente. Forse perché questo sentimento, che spesso l’uomo non tiene in grande considerazione, nei miei giorni in Albania, si è manifestato in tutta la sua forza regalandomi emozioni ed esperienze che non avrei mai immaginato. La missione in Albania per me ha davvero rappresentato una delle forme di amore più alte che io abbia mai sperimentato nella mia giovane vita.

Prima di partire mi ripetevo spesso che andando lì non avrei di certo salvato il mondo, ma avrei potuto donare qualcosa di me stessa. Poi la scoperta di aver ricevuto molto di più, mi ha davvero spiazzata. E la cosa più bella che mi è stata offerta è stato proprio l’amore, l’opportunità di essere amati e di amare. Essere amati da persone che ti incontrano per la prima volta, ma che ti donano se stesse senza alcuna riserva, persone che si fidano di te per il semplice fatto che tu hai deciso di essere lì con loro. Essere amati da bambini e bambine che non hanno avuto molto dalla vita, ma che ti ringraziano per un semplice sorriso. Essere amati dai miei compagni d’avventura con cui condividi gioie e difficoltà. Essere amati da un Dio
che sento che mi guarda con gli occhi di Padre e mi è accanto ogni volta che mi scontro con i miei limiti. Io non mi aspettavo tutto questo amore, perché credevo di non aver dato nulla in cambio. Ma l’amore non lo puoi comprare, è un bene totalmente gratuito, e questo è uno dei più meravigliosi insegnamenti che Cristo ha lasciato all’umanità. E quell’amore senza prezzo ha riempito tutti gli angoli di me stessa. Un amore che si è trasformato in gioia autentica!

I primi giorni a Lushnje continuavo a chiedermi cosa potevo fare per vivere al meglio la mia esperienza di missione, cosa potevo fare io per quella gente, per quei bambini. Ma dopo un po’ ho intuito che ciò che era necessario innanzitutto era una condizione interiore di silenzio, di ascolto dell’altro, di rispetto e comprensione. E allora sono riuscita ad immergermi veramente in quel clima di amore e gratuità, cercando di dare tutta me stessa. Mi sono ritrovata a riflettere sul fatto che la nostra paurosa e insana civiltà occidentale ci ha fatto perdere il piacere sano del contatto, dell’affetto che dai e ricevi. E tutto questo l’ho riscoperto soprattutto grazie a tutti i bambini eccezionali che ho incontrato.

La missione mi ha fatto capire tante cose, è come se una parte del mio cervello si fosse sturata. Sto capendo cosa vuol dire dare, senza compiacersi, senza gratificazioni. Dare il tuo tempo, la tua disponibilità, aprirsi all’altro che ti aspetta e
ha bisogno di te. Ma comprendo anche quanto è meraviglioso lasciarsi amare senza avere troppe paure e senza temere di “non essere all’altezza”.

E capisco cosa vuole dire missione. “Vi darò un cuore nuovo”, dice il Signore, “un cuore di carne al posto di un cuore di pietra”. Il senso della missione non è semplice filantropia, altrimenti ogni cosa rischia di rimanere fine a se stessa, ma un messaggio, quello della Salvezza, che deve arrivare a tutti. Uscire da noi, dai nostri involucri di problematici egoismi e andare incontro all’altro. Tutto il nostro mondo da lì sembra ridicolo, futile, superfluo. Osservo e giudico da una prospettiva diversa ora. Spero, e chiedo al Signore, di non dimenticare questa sensazione che provo da quando sono tornata ma che si trasformi in uno stato permanente. Perché vorrei che ciò che ho vissuto rimanga nel mio cuore.
Un’ultima riflessione: in mezzo a tutta la miseria materiale che i miei occhi hanno visto, mi è parso di vivere un pezzetto di Paradiso!

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Di Victor (Ragazzo albanese che da anni accompagna il gruppo dei giovani vincenziani italiani)

“Mi ricordo che quando ero più piccolo con i miei amici, andavamo di qua e di là a cercare posti dove giocare, perchè in tutte le parti c’era qualcuno che ci sgridava;
ma il problema più grande era che chi era anche solo di 2 o 3 anni più grande non veniva con noi. Lo so che sembrano delle cose senza tanto interesse, ma le dico per
paragonarle ai giorni in cui i bambini di Bubullime e di tutto Lushnje si sentono bene con la presenza dei ragazzi (voi) in Albania, perchè per una volta vedono che dei ragazzi più grandi si mettono a giocare, scherzare, correre con loro; ed io riesco a vedere la gioia negli occhi di tutti quei ragazzi, perchè si sentono valutati, amati e accolti, cosa che i grandi in Albania non fanno molto speso. Naturalmente non posso fare a meno di ricordare che i bambini apprendono molte cose sia come formazione, divertimento, e convivenza…, ma come ho detto prima la cosa importante è che vedo nei loro occhi la gioia di essere amati e apprezzati per quelle cose che fanno e questo fa molto felice anche me. Adesso chiudo augurandovi che possiate essere ancora un altro anno qui per fare brillare gli occhi di tanti altri bambini. Un grandissimo abbraccio”.

Fonte: “La San Vincenzo in Italia” – num. ottobre ’09

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