Donne Vincenziane

da | Lug 1, 2017 | Formazione vincenziana, Uncategorized | 0 commenti

Il testo pubblicato in questa pagina è ricavato da uno scritto di Betty Ann McNeil, FdC (traduzione a cura di Sr Gabriella Panebianco, FdC)

Luisa de Marillac

Luisa de Marillac (1591-1660), sposa, madre, vedova e nonna, e guida nella carità, ha superato il marchio sociale della sua nascita fuori dal matrimonio nel secolo XVII in Francia, per diventare la fondatrice delle Figlie della Carità (1633). Luisa de Marillac è stata una Dama della Carità molto attiva e fu nominata Patrona degli Assistenti Sociali Cristiani (1960).

Come donna sposata, Luisa visitava i malati poveri della sua parrocchia portando brodo e medicine, cambiava le lenzuola, li consigliava e curava il funerale quando morivano. Come sposa e madre, Luisa continuò il suo ministero sostenendo fino all’ultimo fratello e sorella. Gli portava cibo, dolci, conserve e biscotti, spazzolava loro i capelli, lavava le ferite e quando morivano, li rivestiva prima di essere seppelliti. Come vedova, Luisa ha lavorato attivamente con le Dame della Carità. Serviva i malati poveri nell’ospedale Hotel-Dieu, a Parigi, e formava le volontarie a curare i malati nelle loro case. Inoltre supervisionava le Confraternite della Carità, inclusi i progetti iniziati da San Vincenzo de Paoli. Come nonna, Luisa si impegnava ad insegnare lezioni di carità alla sua piccola omonima, Renata-Luisa.

Come guida della carità, Luisa è stata assistente sociale pioniera nei servizi di cura ai malati e servizi sociali destinati ai bambini abbandonati, orfani, prigionieri, persone che vivevano nella povertà che la società trascurava a causa della loro età, fragilità, condizioni mentali e altre disabilità. Luisa de Marillac si preoccupava in particolare dei bambini abbandonati, rispondeva alle loro necessità ed educava giovani donne, in particolare quelle della campagna.

Superando barriere sociali attraverso una vita segnata dalla croce fin dalla sua nascita, Luisa cambiò la storia quando le sue attività caritative e a favore della giustizia tra i poveri, la condusse a percepire la presenza di Dio tra loro. “La verità è che le anime che cercano Dio, lo trovano ovunque, specialmente tra i poveri.

La vita e il ministero di Luisa de Marillac portò nuova vita e speranza agli altri. La sua missione di servire Dio attraverso il servizio del prossimo era radicato nel rispetto della vita e della dignità umana di ogni persona. “Dobbiamo rispetto e lealtà a tutti: ai poveri perché membra di Gesù Cristo e nostri signori e padroni e ai ricchi perchè ci danno i mezzi per fare del bene ai poveri.”

 

Elizabeth Bayley Seton

Elizabeth Bayley Seton /1774-1821), sposa, madre, vedova e guida nella carità, ha superato il marchio sociale della sua conversione al Cattolicesimo Romano nel secolo diciannovesimo negli Stati Uniti per diventare con fondatrice della Società di Aiuto a Vedove Povere con Bambini (l797) a New York e delle Suore di Carità di San Giuseppe, a Emmitsburg, Maryland.

Come donna sposata, Elizabeth visitava i malati della sua parrocchia. Gli portava cibo e abiti, provvedeva ad aiuti di emergenza e li aiutava. Come sposa e madre, Elizabeth continuò il suo ministero raggiungendo gli ultimi fratelli e sorelle aiutandoli nel loro viaggio verso l’eternità. Come vedova, Elizabeth collaborò con i Sulpiziani del Maryland per stabilire le Suore Americane della carità e i diversi ministeri sociali si sono estesi a progetti radicati nella tradizione di Vincenzo de Paoli.

Come guida di carità, Elizabeth divenne una pioniera ed attiva nell’educazione a favore di famiglie povere, orfani,

vedove e persone che vivevano nella povertà e che la società ignorava. Inviò Suore a Filadelfia (1814) e New York (l817) per fare lo stesso.

Elizabeth Bayley Seton si preoccupava particolarmente della cura degli orfani e l’educazione delle giovani, specialmente quelle che vivevano nella povertà. Vincendo gli ostacoli religiosi attraverso una vita segnata dalla croce, Elizabeth cambiò la storia quando il suo lavoro di educazione e di carità tra i poveri le permise di riconoscere lo Spirito di Dio tra loro. Il suo consiglio: “lasciate che il vostro studio principale sia riconoscere Dio perché non c’è niente di più grande che Dio e perché è l’unica conoscenza che può riempire il Cuore di Pace e serenità, che nessuno può disturbare.”

Catherine Harkins

Catherine O’Regan Harkins-Drake (1834-1911), sposa, madre, vedova e nonna, è diventata guida nella carità, ha superato il marchio sociale delle donne del secolo diciannovesimo in America per diventare la prima Dama della Carità. Nata a Cove of Cork, Irlanda, esattamente duecento anni dopo la fondazione delle Dame della Carità a Parigi e cento anni prima della canonizzazione di Luisa de Marillac, divenne presidente fondatrice delle Dame della Carità a San Luis Missouri (l857). Educata alla scuola di Sant’Anna, di Pottsville, Pennsylvania, dalle Suore della Carità di Emmitsburg, tra il 1836 e 1844, si è impregnata della scintilla di carità Vincenziana delle figlie spirituali della Madre Seton.

Sposata due volte, Catherine visitò le case dei poveri malati spesso affamati. Portava loro il pranzo e le medicine, dava loro sostegno e compassione, prima come la signora Hugo Harkins (1853) e più tardi come la signora Elmer Drake (1884).

Come sposa e madre di almeno tre figli, Catherine offriva il suo aiuto a famiglie vittime di bancarotta dovuta a fallimento delle banche e i bassi prezzi dei raccolti, portando assistenza materiale e spirituale. Vedova due volte, Catherine lavorò con le Figlie della Carità nel servizio offerto ai bambini sprovvisti di Saint Lo

uis, specialmente alla Casa degli Angeli Custodi. Come nonna e bisnonna, Catherine ha stimolato i suoi diciotto nipoti e quattro pronipoti lo zelo necessario per servire il

prossimo.

Catherine collaborò con sacerdoti Vincenziani e con Figlie della Carità per istituire le Dame

della Carità negli Stati Uniti e ne divenne presidente fondatrice. Avviò i suoi primi progetti di servizio sociale in collaborazione con la Famiglia Vincenziana.

Come vedova che divenne guida della Carità, Catherine aveva un interesse speciale per i bambini piccoli abbandonati e di sostegno per gli orfani, gli anziani e le famiglie bisognose che vivevano al margine della povertà, specialmente le più vulnerabili, come le vedove e i bambini piccoli. Catherine si preoccupava specialmente delle possibilità educative per gli orfani e per i giovani senza tetto, e partecipò alla promozione dello sviluppo sano dei bambini senza i privilegi che avevano in città.

Vincendo gli ostacoli sociali attraverso una vita spesso segnata dallo sradicamento e nuovi luoghi, Catherine ha fatto la storia quando ha condiviso un sogno ricorrente con il Reverendo Urban Gagnepaian, C.M. in questo sogno, Catherine sentì vivamente Vincenzo de Paoli, che la invitava a unirsi a lui nel servizio dei poveri. Da questa ispirazione, nacque il suo lavoro di Carità tra i poveri, che le ha permesso di nutrire la fiamma della Carità tra altri lavoratori della Carità ed attrarre nuovi membri alla missione. Seguendo il consiglio del Padre Gagnepain, di riunire i membri per una associazione al servizio dei poveri, dodici donne diedero vita all’associazione l’8 dicembre 1857. Inoltre di curare i poveri nelle loro case, le Dame parteciparono con le Figlie della Carità a due istituzioni locali in la parrocchia. In poco tempo, altre Dame della Carità furono formate a New Orleáns ed in tutta l’America.

Preoccupazione per l’infanzia

La formazione religiosa ha avuto un importante ruolo nella vita di Luisa, Elizabeth, e Catherine, come spose, madri, vedove e fondatrici con una grande sensibilità per le persone bisognose, specialmente i bambini. La loro preoccupazione le ha portate a un impegno nella istruzione dei bambini poveri, soprattutto ragazze che non avevano possibilità formative.

Di fatto, la prima donna che offrì il suo servizio a Vincenzo de Paoli per le sue Carità è stata Margarita Naseau, una pastorella autodidatta che percorreva la campagna insegnando a bambine piccole a leggere e scrivere. Margherita ha imparato da sola l’alfabeto… parole… frasi… paragrafi. Una volta imparato a leggere, ha insegnato ad altri, diventando la prima maestra di scuola della Famiglia Vincenziana.

Spinta da una forte ispirazione divina, ebbe l’idea di istruire le bambine. Comprò un alfabeto, davanti l’impossibilità di andare a scuola, chiedeva al pastore o al suo assistente quali erano le prime quattro lettere dell’alfabeto. Altre volte chiedeva quali erano le successive quattro e così fino alla conclusione. Più tardi, mentre si occupava delle sue mucche, studiava la lezione. Se qualcuno con l’aspetto di saper leggere passava da lì, gli chiedeva “Signore, come si pronuncia questa parola? “

Altre persone hanno seguito l’esempio di Margherita ed hanno offerto i loro servizi ai malati poveri. Queste erano le donne che Luisa de Marillac formò per aiutare le Dame della Carità nel loro servizio ai poveri. I punti distintivi della loro missione erano cordialità, compassione, rispetto e devozione, che contraddistinguono il servizio. Non solo cercavano e servivano i malati e i poveri del loro territorio, ma fattivamente li riconoscevano e rispondevano ai lor bisogni non soddisfatti, specialmente nell’area dello sviluppo dell’infanzia.

Sviluppo dell’infanzia

La preoccupazione per lo sviluppo sano dell’infanzia per essere adulti socialmente responsabili, condusse Luisa, Elizabeth e Catherine a rispondere alle necessità non soddisfatte, dedicando il loro tempo a promuovere l’educazione inizialedei bambini, soprattutto di ragazze. Quando Elizabeth e le sue Sorelle della Carità di San Giuseppe ad Emmitsburg, adottarono le loro costituzioni, furono d’accordo che la Comunità fosse la stessa delle Suore della Carità (di San Vincenzo de Paoli) di Francia. L’unica differenza sarebbe che contrariamente all’educazione offerta dalle Suore della Carità che era rivolta solo ai poveri, la loro missione fosse rivolta a tutte le ragazze donne, qualunque fosse la loro condizione economica. In questo modo, le Suore riceveranno sufficiente compensi con cui risparmieranno il più possibile per poter educare gratuitamente i bambini e le bambine orfane.

Luisa come Educatrice. Luisa de Marillac, che fu prima formata agli studi classici nel reale Monastero Domenicano di San Luigi, a Poissy (1592-1604), ha dato lo stile delle future donne vincenziane, come Elizabeth e Catherine. Più tardi, Luisa ha ricevuto formazione domestica in una pensione, dove ha imparato diverse arti necessarie per dare un servizio di qualità ai poveri. Luisa sosteneva con forza l’educazione delle ragazze della campagna. Avviò programmi di insegnamento nelle parrocchie di campagna, probabilmente tra il 1629-1630. Luisa faceva anche formazione ai maestri e insegnava lei stessa il catechismo agli abitanti dei villaggi, e allo stesso tempo preparava catechisti laici a fare lo stesso. In un’antica bozza delle regole comuni delle Figlie della Carità, scrisse: “Insegneranno alle ragazze dei villaggi perché le sostituiscano durante la loro assenza. Faranno questo per amore di Dio e senza alcuna retribuzione.”

Collaborazione

La collaborazione tra i diversi rami della Famiglia Vincenziana ha inizio all’epoca dei fondatori. Ad esempio, nel 1638 i sacerdoti vincenziani che esercitavano il loro ministero a Richelieu, richiesero due Figlie della Carità per insegnare lì. Vincenzo fu prudentemente attento ad evitare problemi di educazione mista quando si insegnava a bambini e bambine insieme, e richiese alle Figlie della Carità che lavorassero insieme ad altri educatori laici. Lo scopo, come per Elizabeth Bayley Seton, era aiutare gli studenti a sviluppare abilità redditizie per una maturità produttiva.

“Tempo fa ho scritto …per sapere se Madamigella Le Gras … avrebbe la cortesia di offrire una buona maestra alle bambine di questa località (Nanteuil). Tuttavia, sarebbe l’ideale che potesse insegnare loro un lavoro, perché a meno che si realizzi questa condizione, gli abitanti del distretto ostacoleranno che se li allontani dal maestro, dove costa quasi niente e dove imparerebbero insieme ai bambini. Questo è un argomento pericoloso, come sapete bene”.

Formazione di maestri. Luisa si rese responsabile della preparazione professionale delle prime Figlie della Carità e della apertura di venti scuole in Francia (1638-1659) e una in Polonia (1652). La sua preoccupazione motivata dello sviluppo precoce dell’infanzia, la portò anche a creare programmi educativi per gli orfani di Bicêtre (1647) e per quelli di Cahors (1658-59).

Scrisse le Regole Particolari per le Maestre, che divennero la base per la formazione delle educatrici vincenziante, incluse le Figlie della Carità americane, che furono le prime ad insegnare alla giovane Catherine nella Scuola Santa Anna, di Pottsdville, Pennsylvania. Lì gli alunni impararono da Luisa ed Elizabeth le prime lezioni sull’attenzione e delicatezza con le quali bisognerebbe servire i poveri vergognosi… che non osavano fare conoscere le loro carenze per vergogna. Insegnare ai giovani in situazione di povertà era il sogno di Elizabeth Seton, cui obiettivo fu preparare le alunne per il mondo in cui erano destinate a vivere.

Luisa, come Elizabeth Seton, fu tra le prime a fondare una Scuola Normale per la formazione di maestri alla casa madre e una scuola laboratorio in cui le prime Suore facevano pratica. Tanto Luisa come Elizabeth credevano fermamente che “per potere istruire gli altri, loro stesse dovevano avere le conoscenze”. Luisa insisteva che l’insegnamento fosse semplice, pratico e dottrinale e scrisse perfino il suo proprio catechismo che era chiaro e conciso. Luisa insegnò alle maestre i principi dell’educazione dei bambini, per portare a termine la sua visione di uno sviluppo infantile salutare e completo. Fu modello, tanto di compassione come di competenza, affinché i bambini imparassero le lezioni della vita. Le suore impararono ad insegnare la mente ed a formare il cuore dei loro alunni. Nella sua saggezza materna, Luisa consigliò che i maestri seguissero routine fisse per i bambini, perfino fino al punto di raccomandare certe ore per determinate attività. Luisa insiste affinché gli istruttori “facessero che le bambine recitassero la lezione con attenzione, non solo che li ripetessero senza pensare.” Luisa aveva senso pratico. Partendo dalla propria esperienza consigliò ai maestri che portassero i loro alunni a celebrazioni liturgiche, “ponendoli di fronte a lei, affinchè si abituassero a comportarsi appropriatamente in chiesa”. Luisa consigliò che i bambini fossero elogiati per il buon comportamento, o rimproverati per essersi comportati male, facendo leva sull’importanza di essere rispettosi nei luoghi sacri.

Filosofia Educativa

Per Luisa, come per Elizabeth, l’educazione era relazionata e radicata nei valori rivolti a una vita virtuosa. Dall’inizio, le donne Vincenziane hanno “tentato di soddisfare le necessità spirituali ed anche temporali dei poveri…” che si trattasse di ritiri o di direzione spirituale, Luisa ed Elizabeth accompagnarono quelli che educavano attraverso il viaggio verso la fede. Con molti mantennero il contatto costante attraverso visite, note e corrispondenza. Per esse, le relazioni erano componenti essenziali di educazione. Il suo insegnamento si basava sulla persona e sulla fede in Gesù Cristo il cui amore li spingeva nella loro missione. L’insegnamento del catechismo era solo una delle tecnica usate. Altre comprendevano l’umore ed anche l’arte, soprattutto l’arte sacra, per concretizzare alcuni concetti, per esempio il rosario e la via crucis. Si evidenziò anche che Elizabeth aveva devozione per la vita e la creazione, che impregnarono i suoi insegnamenti. Utilizzava frequenti metafore e riferimenti alla natura, comprese immagini poetiche, allusioni e favole per mantenere l’attenzione dei suoi alunni. Per le sue Suore, nelle sue istruzioni scritte alla presenza di Dio, Elizabeth disse: “Come gli uccelli che cambiano luogo, trovano aria dove volare ed i pesci che vivono nell’acqua sono circondati dal suo elemento dove nuotare, ovunque noi andiamo dobbiamo trovare Dio. Egli sta dentro noi più che noi stesse…”

Tanto Luisa come Elizabeth conoscevano molto bene le Sacre Scritture, che si rivelava negli insegnamenti e nella corrispondenza. Perfino incoraggiavano i maestri affinché li spiegassero perchè l’informazione fosse compresa. Pertanto, si consigliava alle suore che presentassero le domande in forme differenti, per far comprendere agli alunni il significato e non si limitassero a memorizzare le parole. Elizabeth mise grande enfasi nel preparare ai sacramenti attraverso insegnamenti impartiti prima di ricevere la Comunione, la Riconciliazione e la Conferma. Si facevano ritiri preparatori prima delle Prime Comunioni che in generale avvenivano nella stagione natalizia. Il canto di inni si usava come strumento di catechesi per aiutare nella preghiera, ricevere consolazione nel momento della morte e motivare la condotta cristiana. La copia di passaggi religiosi ispiratori e gli scambi di poesie, preghiere e scritti sacri erano pratiche comuni come portare un diario spirituale.

Nella tradizione vincenziana, si dava grande importanza all’educazione religiosa, affinché i bambini imparassero la religione, specialmente i misteri della fede, una moralità corretta e la differenza tra il bene e il male. Questa dimensione di formazione religiosa e morale nella fede, ottenne più efficacia da parte di Luisa ed Elizabeth che il progresso dei bambini nella lettura o la memorizzazione di molti di fatti, il che, secondo loro, potrebbe condurre ad una semplice curiosità intellettuale e alla vanità, invece di adattare un apprendimento fermo. L’avvicinamento pragmatico delle donne Vincenziane impegnate nella formazione della prossima generazione, cerca di offrire opportunità educative solide affinché i bambini comprendessero con chiarezza quello che era stato insegnato loro ed usassero bene le loro conoscenze.

Elizabeth come educatrice. Elizabeth sviluppò un’attuazione per far vivere secondo i valori evangelici i bambini che erano aggressivi abitualmente. Quelli “che arrivavano dopo la preghiera della classe dovevano essere puniti, come quelli che si alzavano dai loro banchi prima della campana che annunciava la fine delle lezioni. O potevano perdere fino a dieci minuti di ricreazione o “dovevano pagare un centesimo per il salvadanaio dei poveri”. Una commissione di tre bambine decideva come distribuire i fondi del salvadanaio.” Con questa disciplina educativa, migliorarono le abitudini quotidiane e si focalizzò l’attenzione verso le necessità dei poveri.

Elizabeth inserì le sue figlie nell’insegnamento all’Accademia di San Giuseppe nominandole maestre assistenti, perché considerava che questo insegnamento tra uguali non era solo tirocinio ma risulterebbe reciprocamente vantaggiosa. L’astuta Madre osservò che sua figlia di dieci anni Catherine Josephine: “ordina i libri, fa serie di copie, ascolta le lezioni e si comporta con tale grazia che bambine più grandi di età le mostravano un gran rispetto. Ma quello che è realmente grazioso da vedere di Bec (Rebeca, di otto anni), in una classe di sei od otto bambini, alzando il suo dito affinché stessero in silenzio, con la sua piuma intinge per segnare i buoni o i cattivi e mantenendo un ordine migliore di quello che poteva mantenere sua madre.”

Elizabeth, come Luisa, credeva nell’importanza di adattare il messaggio del Vangelo alle capacità, età e circostanze delle educande. Elizabeth impartiva lezioni periodiche per le ragazze maggiori. In una di queste sessioni, disse alle alunne che il suo scopo non era trasformarle in suore, ma con ogni attenzione spiegò loro dicendo: “Vorrei prepararvi per il mondo nel quale andrete a vivere.” Elizabeth, come Luisa, riconosceva la centralità dell ruolo della maestra per rendere visibile l’amore. Sapevano che senza quello, le alunne perderebbero interesse. Riconobbe anche la diversità tra le sue alunne e le sfide per soddisfare le loro necessità specifiche con imparzialità.

Sono in pace… e tuttavia questa tranquillità sta in mezzo a cinquanta bambini durante tutto il giorno, eccetto la mattina presto e al termine del giorno nei pomeriggi. L’ordine e la regolarità non possono mancare qui. Esercito al massimo questo principio… quel modo… di vedere venti persone in una stanza con un sguardo di affetto e di interesse, mostrandomi interessata in tutto e preoccupata per le loro inquietudini… Sono come una madre circondata da molti bambini di caratteri differenti, non tutti altrettanto amichevoli o con cui si può simpatizzare, ma legati dall’amore e dagli insegnamenti e do felicità a tutti. Per dare esempio di gioia, pace, accettazione e per considerare l’individuo più come un essere dalla stessa origine e che tende verso lo stesso fine, con differenti meriti e demeriti.

Catherine come Educatrice. Questo fu il messaggio dei principi pedagogici ereditati dalle Suore della Carità di San Giuseppe che andarono a Pottsville, Pensylvania nel 1836 per insegnare nella Scuola di Santa Anna. Durante gli otto anni che le Suoree della Carità rimasero lì, la giovane Catherine O’Regan si iscrisse come alunna. Benché non rimanesse molto tempo dopo che le suoree si ritirarono nel 1844 e la sua famiglia si trasferì a Paride, Kentucky, i semi della Carità erano stati già seminati nel suo cuore dalle donne Vincenziane che le insegnarono nei suoi anni formativi. Gli anni adulti di Catherine sono testimonianza chiara che le lezioni della vita insegnano meglio ai bambini.

Catherine sembra avere abbracciato quello che Luisa vedeva per le Dame della Carità “la strada verso la santificazione che è la Carità perfetta”. I semi dei valori Vincenziani fu seminato nel cuore della giovane Catherine. Si svilupparono nella vita virtuosa durante gli anni dal suo primo matrimonio col Capitano Hugo Harkins, padrone di una barca a vapore che percorreva il fiume Mississippi e dopo la sua morte, durante il suo secondo matrimonio con Elmer Drake di San Luis. Come il lievito, i valori vincenziani diressero la sua strada nella vita attraverso i suoi settanta sette anni. Alla fine fiorirono con umiltà, semplicità e Carità, come Dama della Carità al servizio dei bambini diseredati e delle famiglie bisognose. Ella e le sue prime compagne lavorarono con le Figlie della Carità nella parrocchia di San Vincenzo di Paoli, dove servivano bambine orfane nella Casa degli Angeli custodi. Profeticamente, l’eredità di Catherine fu quello che Luisa aveva previsto quando si riferiva alle Dame della Carità, scrivendo che il buon “seme della frutta si produce e si produce ogni giorno non solo in Francia bensì, possiamo dire, attraverso tutto il mondo civilizzato.”

Lievito dell’Opportunità Educativa. L’intuizione di Luisa de Marillac di invitare le prime servedei poveri affinché vivessero in comunità e formarle per la missione di servizio, fu trasmessa attraverso l’ispirazione di Elizabethe Bayley Seton, per offrire opportunità educative alle ragazze povere e trasformarle, con l’invito di Vincenzo de Paoli, nel sogno ricorrente di Catherine O’Regan Harkins-Drake, invitandole ad assistere i poveri, specialmente i bambini abbandonati. Oggigiorno, il sogno continua attraverso le Dame delle Carità contemporanee che cercano e servono i diseredati ed abbandonati dalla società. Nella nostra era, caratterizzata dall’efficienza e l’informatizzazione, il volto dell’umanità, sofferente e solitario, è spesso dimenticato. Gli esseri umani necessitano di qualcuno cui avvicinarsi e che li tocchi con l’attenzione compassionevole del servizio cristiano. Quando riflettiamo sulle donne Vincenziane come Luisa, Elizabeth e Catherine, ci impegniamo nuovamente nel lavoro di Dio di curare gli altri nella loro totalità attraverso un servizio di amore.

Oggigiorno, si esorta sempre di più le donne Vincenziane affinché siano un incentivo nella società, come “il lievito che una donna prese e mescolò con tre misure di farina di grano fino e che fermentò la massa.” La nostra missione è portare l’amore di Dio ai bambini poveri e alle famiglie che chiedono le benedizioni del regno celeste. Siamo chiamate a dare il nostro oggi per il loro domani, per portare speranza ai disperati, compassione ai feriti, fede a coloro che dubitano e competenze nella vita a chi non li ha. I bambini svantaggiati delle famiglie povere richiedono in maniera speciale l’attenzione Vincenziana. Le madri che lottano ed i loro figli hanno il diritto di rivolgersi alla Famiglia Vincenziana, non solo per ricevere compassione ma anche abilità. Le necessità dei poveri di oggi implicano ampi programmi di sviluppo di qualità di sviluppo infantile dei bambini, come progetti di intervento.

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