Solennità di Pentecoste Di P. Giorgio Bontempi c.m.

da | Giu 1, 2017 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Atti 2,1-11
Salmo 103
1Corinzi 12,3b-7.12-13
Giovanni 20,19-23

Nota storico teologica

Esisteva una festa ebraica di Pentecoste e non si capisce la Pentecoste cristiana se non la si considera sullo sfondo della Pentecoste ebraica. Questa commemorava due cose. All’inizio della fase più antica, la Pentecoste era una festa legata al ciclo delle stagioni, cioè alla natura. Era la festa delle primizie del raccolto, quando sette settimane dopo la Pasqua il sacerdote offriva a Dio un manipolo di frumento. In seguito, però, La Pentecoste da festa legata alla natura divenne una festa legata alla storia della salvezza. Commemorava infatti il conferimento della legge a Mosè sul monte Sinai e, di conseguenza, l’alleanza stabilita da Dio con il popolo sulla base di quella legge: insomma, i fatti narrati nei capitoli 19 – 24 dell’Esodo. Un testo della liturgia attuale della Pentecoste ebraica dice: Questo giorno della festa delle settimane è il tempo del dono della nostra Torah (= Legge).
Sembra che questo fosse ormai il contenuto predominante della Pentecoste al tempo di Gesù.

Lectio

Luca, nel descrivere l’evento della Pentecoste in modo epico, perché questo è il genere letterario degli Atti degli Apostoli, usa i termini assunti dall’Antico Testamento quali: il vento, il turbine e il fuoco, per dimostrare che, quanto accadeva alla prima generazione cristiana era nella volontà del Dio dei patriarchi.
Inoltre Luca elenca tutti i popoli che facevano parte dell’Impero romano. Questo per significare che la Chiesa era aperta ad ogni persona e che lo Spirito Santo parla in ogni persona. Tutti siamo uguali di fronte a Dio.
La chiesa che nessun potere terreno riuscirà a distruggere è condotta dallo Spirito Santo, che elargisce, al suo interno, i doni per poter servire il Signore, nella Chiesa e nel mondo.

Meditatio

Oggi si parlerà molto dello Spirito Santo: sia durante le celebrazioni eucaristiche, sia durante le “veglie” che le precederanno, ma…..che cosa significa ascoltare e servire lo Spirito Santo?
Intanto significa essere convinti che è lo Spirito che guida e costruisce la Chiesa. Mi immagino la risposta: certo che lo sappiamo! Un conto è saperlo in teoria, un altro è aver fatto l’esperienza dell’azione dello Spirito Santo. Al tempo di Paolo, all’interno delle comunità cristiane c’erano dei predicatori molto più bravi di Paolo – ad esempio Apollo – ma oggi noi leggiamo Paolo nella liturgia, non Apollo!!! È vero Apollo non era apostolo, ma forse potrebbe essere stato un commediante e non un annunciatore della Parola. Cioè una persona che sapeva parlare, una persona che sapeva vendere come proprio il pensiero altrui, ma non aveva fatto esperienza di Dio. Tutto era palco.
Naturalmente questo suo modo di fare creava divisione e lui, come capita ai commedianti, attribuiva la colpa a Paolo: ma oggi leggiamo Paolo, non Apollo. Certo i cristiani superficiali, devozionali, quelli per i quali una liturgia vale l’altra, saranno andati dietro ad Apollo, perché costoro seguono quelli che chiedono meno e lasciano fare tutto ciò che ognuno vuol fare.
Seguire lo Spirito è tutt’altra cosa. Seguire lo Spirito è costruire la Chiesa; è far in modo che ciascuno possa esprimere i doni che ha ricevuto; è dare ragione della speranza che è in noi: cioè che la vita non è tolta ma è trasformata e che la vita umana è relativa alla vita eterna; è far crescere le famiglie come chiesa in cui bambini, ragazzi e giovani possano attingere la vita del vangelo dall’esempio dei genitori; è curare e organizzare la carità come espressione dell’attenzione di una comunità parrocchiale verso i poveri; è educare allo spirito della liturgia con celebrazioni accuratamente preparate e vissute. Passare dal precetto domenicale a vivere ciò che si celebra. È curare la catechesi degli adulti, per costituire una comunità evangelizzante. Allora lo Spirito costruisce la Chiesa. Altrimenti si distrugge: si procede nel quieto vivere, si portano avanti sciattamente le solite messe e devozioni, ma tutto, anche le feste si fanno perché è uso: è la morte di una realtà ecclesiale che, anche se celebra la Pentecoste si rifiuta sistematicamente, o per indolenza o per interesse o per arroganza di ascoltare la voce dello Spirito.
Auguriamoci di essere persone che costruiscono la chiesa, anche se questo potesse costare sofferenza, perché seguire lo Spirito Santo paga sempre.

Buona domenica.

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