Domenica delle Palme nella passione del Signore, di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Apr 11, 2017 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Isaia 50,4-7;
Salmo 21;
Filippesi 2,6-11;
Matteo 26,14- 27,66

Lectio

Il tema delle letture bibliche di questa domenica, in cui si apre la settimana più importante dell’Anno Liturgico, è quella del Servo sofferente.
Infatti, il profeta Isaia presenta la figura del Messia come servo sofferente che, liberamente, per compiere la volontà del Padre, si sottopone all’umiliazione di color che detengono il potere in Israele. Tale figura è attribuita a Cristo, che si presenta, nell’inno di Filippesi 2, come il servo sofferente, che si sottopone alla passione e alla morte infame, per gli ebrei e per i greci (così erano chiamati, dagli ebrei coloro che non appartenevano alla loro religione. Questo anche perché nell’Impero romano, fino alla seconda metà del terzo secolo si parlava greco e non latino. Ecco perché la lingua originale in cui è redatto il Nuovo Testamento è il greco).
Nel racconto della Passione secondo Matteo, si nota il disagio provato dai discepoli, nell’accettare la figura del Messia sofferente. Giuda, che per trenta denari consegna Gesù alle guardie del tempio, in fondo ragiona come farebbe un buon prete o un buon vescovo piamente educato, fin da bambino, nel sistema clericale, che scambia la prudenza con la vigliaccheria: il Maestro ha superato il limite, non è prudente, non ha capito il rischio che corre e che fa correre anche a noi; poi schierarsi contro tradizioni millenarie? Via, abbiamo sempre fatto così. Che cosa pretende di cambiare lui. Sai che cosa faccio? Lo consegno all’autorità, gli infliggeranno le trenta frustate che prevede la Legge di Mosè, tornerà tra di noi con la testa a posto e si vivrà in pace.
Pietro, che rappresenta la classica figura del credente che non ci mette mai la faccia, se ne guarda bene! E si schiera con coloro che al momento sono i potenti. Infatti Pietro teme anche una serva! Poi si pente, ma fino all’incontro con il Risorto rimarrà tale. Almeno però si pente del tradimento…..
Le figure più squallide sono i capi del popolo e Ponzio Pilato, che era il governatore della Siria Palestina. Questi si ritengono coloro che possono decidere della vita e della morte di tutti. Trattano Gesù come un delinquente e architettano un piano per crocifiggerlo, come fanno coloro che sanno di fare il male e lo compiono a mente fredda.
Poi c’è la folla, come tutte le folle è costituita da gente che non pensa, che ha dato il cervello in affitto a coloro che detengono il potere, per vivere tranquilla nel proprio squallore, per questo grida che Barabba si liberato e condanna a morte Gesù
Nella morte Gesù afferma che Dio non è come lo hanno presentato i capi del popolo ebraico, ma è Padre. Un padre di tutti: del centurione, un pagano che comprende chi era il crocifisso, così anche uno dei due ladroni che, come tale era ritenuto reietto in Israele. S ricorda la frase del vangelo: gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi.

Meditatio

La settimana santa e, in particolare il Triduo pasquale, rischiano di essere vissuti, in maniera devozionale: il Giovedì santo il giorno in cui il Signore si dona a noi nell’Eucaristia, venerare l’Eucaristia, adorare l’Eucaristia e……….celebrare l’Eucaristia? In cui diciamo – tramite parole e gesti – chi siamo: Chiesa locale, comunità parrocchiali, che hanno a cuore la testimonianza evangelica ai nostri ragazzi ai nostri giovani a coloro che non hanno incontrato il Signore? È questa la preoccupazione più importante?
Il Giovedì santo: la festa di coloro che sono stati ordinati preti. E allora? Ci sarà la solita considerazione: ci sono pochi preti, bisogna pregare per le vocazioni ecc….ma si aiutano i preti ad essere con noi cristiani e per noi preti? Essere prete è un servizio e non un potere! Certo fino al Concilio – e anche dopo… – essere prete è stato un potere, una posizione di prestigio. Vicino a grandi preti e veri maestri, tipo il prete che è stato maestro del Papa, al Papa stesso e a tanti che ho davanti ai quali debbo il mio essere prete, ci sono altri che, umanamente e che non mi sento di condannare, si sono ritrovati preti: per volontà della famiglia che riteneva un prestigio avere in famiglia un prete; persone, senza generalizzare, che provenivano dai collegi o dagli orfanotrofi, perché le loro famiglie versavano in condizioni difficili e….in seminario vivevano meglio che a casa e avevano un prospettiva di un futuro di un certo prestigio. Oppure le classiche famiglie cattoliche con molti figli. Ora, nel seminario preconciliare, se una persona era meticolosamente osservante, aveva molte possibilità di essere ordinato prete. Quando però, con il ’68 la società ha iniziato il cambiamento, queste figure sono entrate in crisi. E una crisi si può risolvere con l’abbandono, o con l’entrata in una vita d’insignificanza, cercando di nascondersi dietro varie realtà.
Il Venerdì santo: il giorno del povero Gesù che si dona a noi morendo sulla croce e allora noi, quasi per farci perdonare, o per compassione verso di lui, ripetiamo la pia pratica della via crucis in molti modi, cerchiamo di mettere in moto la fantasia. Povero Gesù e, con il bacio della croce s’intende dare il nostro affetto a questa persona buona, tanto buona, che si è illusa di cambiare il mondo…
Invece, il venerdì santo chiediamoci, da cristiani, in quale personaggio della passione mi ritrovo? Abbiamo questo coraggio? Sono Giuda? Pietro? Uno degli scribi o dei farisei? Ponzio Pilato? Il centurione? Il buon ladrone.
Questo è un modo serio di celebrare il venerdì della passione del Signore.
La veglia pasquale, che è la celebrazione più importante dell’anno liturgico, a cui – in una comunità parrocchiale – tutti coloro che non sono impediti, dovrebbero partecipare, certo la celebrazione dovrebbe essere preparata con la massima cura, altrimenti sarà di una noia mortale, dovrebbe far sorgere in ognuno la domanda fondamentale: ho incontrato il Risorto? Sono certo che la vita non è tolta ma trasformata? Vivo di conseguenza?

Buona settimana santa.

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