Terza domenica del Tempo Ordinario A di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Gen 21, 2017 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

saia 8,23-9,3;
Salmo 26;
1Corinzi 1,10-13.17;
Matteo 4,12-23

Lectio

Nel brano del vangelo di Matteo si pone in risalto, la figura di Gesù come il Messia atteso, per fare questo, come altre volte ho sottolineato, l’autore di questo vangelo pone al centro di un fatto narrato in una profezia. Questo per dimostrare che gli antichi profeti avevano annunciato il messia così come si è presentato nella persona di Gesù di Nazareth. Infatti, i farisei che consideravano la Galilea la regione malfamata d’Israele, perché i suoi abitanti avevano l’abitudine di contrarre matrimonio con i pagani e questo era contravvenire gravemente alla legge di Mosè. Nazareth era considerato l’ultimo paese della Galilea: il disprezzo nel disprezzo, per questa loro sicurezza di pensiero hanno rifiutato il Signore..
Nel brano evangelico si sottolinea come Gesù chiami al suo seguito dei pescatori di Cafarnao. Essere pescatore, pastore, aver a che fare con gli animali costituiva una situazione d’impurità quindi tali categorie erano ritenute impure e peccatrici: ultimi in Israele. Saranno proprio gli ultimi a rispondere alla chiamata del Signore, mentre i primi, non solo lo avverseranno ma giungeranno anche ad ucciderlo.
Il male era entrato in Israele, attraverso l’osservanza della tradizione. Il male entra anche nelle comunità cristiane quando la divisione è fomentate dall’invidia e dalla gelosia.

Meditatio

I primi apostoli, a causa dei loro mestieri e professioni, erano considerati ultimi in Israele, ma seguono il Signore, mentre i primi lo rifiutano. Chiediamoci da quale parte stiamo. Ma come? Noi certamente stiamo dalla parte degli apostoli! Lo crediamo davvero? Attenzione, per stare dalla parte degli apostoli non basta osservare il precetto domenicale, ogni tanto confessarsi, cercare di vivere la vita cristiana secondo una routine tradizionale. Questo lo possono fare tutti. L’andazzo quotidiano: la tiepidezza, la prudenza che si esprime nel non compromettersi mai, che si esprime nel salvare la carità, che si esprime nel salvare l’unità. Ma quale carità e unità! Si tratta di vigliaccheria e di menefreghismo, di codardia; si tratta di quell’agire simile al sacerdote e al levita che, sulla via non si curano del malcapitato, per non contravvenire alla Legge di Mosè.
Stare dalla parte degli apostoli Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, significa vivere da cristiani: essere vigili con le lampade accese che sono la luce di Cristo. Infatti le due o più candele che sono e si accendono sulla mensa significano questo: la luce di Cristo, che ogni cristiano deve seguire.
Questa luce che ci permette di vedere e non di presumere di vedere il Signore in mezzo a noi. Sempre questa luce ci permette di vedere chi sono i veri costruttori di disunione, che spesso, nella Chiesa, si mascherano da fautori di unità. Il vangelo gli ha denominati sepolcri imbiancati. Si tratta spesso di persone psicologicamente malate, che non ammettono di essere tali e anche persone che hanno una o più personalità, che esibiscono a seconda dei palchi su cui debbono recitare la parte. Naturalmente il cristiano che segue il Signore smaschera queste persone fautrici di divisione e questi, come fecero scribi farisei, dottori della Legge e sacerdoti del tempio di Gerusalemme, diventano violenti e, usano ogni mezzo per raggiungere il loro scopo…..!
Paolo mette in guardia le sue comunità cristiane da queste divisioni che minano l’unità della Chiesa. Certo l’Apostolo era dotato di un grande discernimento, infatti ci rimise la testa! Purtroppo, non sempre, coloro che dovrebbero discernere seguono l’esempio dell’Apostolo e, si pongono su altre strade, dando via libera a soggetti pericolosi che, dall’interno, distruggono la Chiesa nelle sue espressioni pastorali. Meno male che lo Spirito guida la Chiesa!

Buona domenica.

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