Epifania del Signore Solennità Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Gen 6, 2017 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Isaia 60,1-6;
Salmo 71;
Efesini 3,2-3.5-6;
Matteo 2,1-12

Nota storica sulla solennità dell’Epifania

Nella chiesa occidentale (la nostra), ad eccezione della città di Roma, la solennità dell’Epifania il 6 gennaio si celebrava prima che fosse istituita la solennità del Natale il 25 dicembre. Alla fine del IV secolo (300 d.C.), a Gerusalemme, l’Epifania ha per oggetto la nascita di Cristo.
Perché il 6 gennaio? Da una lettera di sant’Epifanio sappiamo che diverse città d’Egitto e di Arabia celebravano una festa in onore di Aion, figlia della vergine Kore, e che tale festa era in relazione con il solstizio d’inverno. Peraltro, alcuni autori pagani come Plinio il Giovane, e cristiani come Epifanio o Giovanni Crisostomo riferiscono di certi prodigi che si verificavano il 5 gennaio: acque di sorgenti mutate in vino; acque che, attinte in tale giorno, non si corrompevano. Pare che la Chiesa abbia voluto sacralizzare, cristianizzandoli, questi prodigi.
In Occidente tre sono gli oggetti propri dell’Epifania: in questo giorno si celebra la visita dei Magi, il battesimo di Cristo e le nozze di Cana.

Dopo la proclamazione del vangelo, segue l’annuncio della data della Pasqua e dei giorni più importanti dell’Anno Liturgico.

Lectio

Al centro di questa Lectio si pone il tema della manifestazione (= Epifania) del Signore ai popoli della terra. Infatti i Magi rappresentano i popoli pagani che, tramite la predicazione di Paolo, sono giunti a far parte del nuovo popolo di Dio che è l Chiesa. Questa Chiesa che nella prima lettura è rappresentata da Gerusalemme. Infatti la Chiesa è la nuova Gerusalemme a cui affluiranno tutti i popoli.
I popoli pagani che, ascoltando la voce dello Spirito seguono il Signore e permettono alla Chiesa di affrancarsi dal popolo d’Israele per diventarne una succursale, come forse intendevano i giudeo cristiani che si opponevano a Paolo che affermava che l’osservanza della Legge di Mosè era ormai superata dal Vangelo.
Erode rappresenta il popolo d’Israele e, precisamente i suoi capi, egli vuol vedere Gesù per poterlo uccidere, perché ha paura di perdere il potere, ha paura del nuovo, perché ha molti beni, come il giovane ricco. La Chiesa di tutti i tempi ricorda l’esempio dei Magi e biasima il comportamento di Erode.

Meditatio

Qual è il nostro rapporto con Dio? È simile a quello di Erode? Un rapporto di convenienza: Signore io mi sono accasato, sto bene dove sono, da qui non mi muoverò mai. Ho ottenuto quello che volevo. Oppure è un rapporto sullo stile dei Magi? Signore che cosa vuoi che io faccia? Dove vuoi che io vada? Quale servizio debbo rendere alla Chiesa? È il rapporto di chi segue il Signore. Seguire è un verbo di movimento. Certo il movimento, in questa accezione, esige coraggio, esige verità su se stessi, esige povertà di spirito.
Altrimenti si va ad aumentare la massa dei cristiani tristi. Dico massa, non perché ritengo che siano tanti, ma perché il termine massa è anche sinonimo di spersonalizzazione, di pavidità, di persone ingrate che saltano sul carro del vincitore, pensando di salvare il loro interessi.
Porsi sempre in cammino dietro al Signore ci rende poveri in spirito, ma – anche nella sofferenza – ci offre uno stato di tranquillità interiore. Erode non è tranquillo perché teme che gli altri possano usurpargli il regno, i suoi poveri beni per cui vive e allora compie le stragi: all’interno della sua famiglia e all’esterno. La strage degli innocenti si deve collocare in questo contesto.
L’inamovibile teme, perché ha molti beni: il posto che deve difendere con i denti e, per difenderlo il fine giustifica i mezzi; la sua tranquillità e la ripetitività quotidiana delle sue attività anche se queste hanno perso il senso profondo del loro essere. L’inamovibile tende a distruggere la Chiesa. Ma questo si ritorce su se stesso, giorno per giorno, perché la Chiesa, nonostante i suoi limiti, è condotta dallo Spirito Santo e l’inamovibile non può nulla contro di esso. Per questo si autodistrugge. È come il ricco di evangelica memoria che pensa di essersi sistemato e progetta di allargare i propri possedimenti, ma il vangelo lo tratta da stolto! Al termine della propria vita l’inamovibile aprirà la propria mano e dentro non troverà nulla!
Auguriamoci di essere sempre in cammino dietro al Signore che passa, anche se alle volte, la strada potrebbe essere scoscesa o ripida. Fermarsi è molto pericoloso. I Magi ci siano sempre di esempio.

Buona festa.

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