Prima domenica di Avvento A Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Nov 24, 2016 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Isaia 2,1-5;
Salmo 121;
Romani 13,11-14;
Matteo 24,37-44

Lectio

Riprendiamo il concetto della venuta del Signore. La prima generazione cristiana era convinta (33 d.C. – 90/120 d. C) che il Signore dovesse tornare a giudicare il mondo in capo alla loro generazione. Così deve essere letto il brano evangelico. Non dimentichiamo inoltre che l’autore è stato anche testimone di un fatto terribile: la distruzione di Gerusalemme. San Paolo, che faceva parte della prima generazione cristiana, esorta le sue comunità ad essere attenti alla venuta quotidiana del Signore. Questa accoglienza giornaliera del Signore si attua nel vivere gli impegni assunti nel battesimo, cioè cercare di modellare la propria vita secondo la logica del vangelo, per compiere quotidianamente la volontà del Padre.
Anche nel messaggio degli antichi profeti c’era il tema della venuta del Dio d’Israele. In quel giorno tutti i popoli della terra sarebbero dovuti entrare a far parte del popolo d’Israele. Questo era anche il sogno di ogni pio. Israelita.

Meditatio

Questa domenica inizia l’anno liturgico 2016 – 2017 che, purtroppo, sarà ancora coperto dalle mille domeniche dedicate a questo o a quel tema, a questa o a quest’altra raccolta in favore di Tizio, Caio e Sempronio. Questo sistema priva i cristiani della ricchezza insita nella natura dell’anno liturgico: pazienza. Almeno nelle mie lectio si rispetta l’anno liturgico.

L’avvento, anche qui si ha una certa sfasatura: avvento = preparazione al Natale = attesa di Gesù bambino = nulla!
Infatti, a Natale Gesù bambino non si vede se non raffigurato nei bambolotti che finiscono nel presepio o nei neonati dei presepi viventi ma, tutto è poesia, non c’è nulla di evangelico, perché il vangelo è un modo molto serio e pericoloso d’impostare la vita e allora, per molti di noi, che spesso si sono scelti mediocri maestri spirituali, è meglio continuare a vivere nella poesia, al termine della quale poi si proferirà la ben nota frase: anche quest’anno il Natale è passato! Che significa: il Natale non ha lasciato in noi nulla d’importante, ma solo tradizione, emozione, devozionalismo, questi sono i genitori del secolarismo, condannato da preti che, prima lo condannano e poi lo nutrono tramite le tradizioni, le emozioni e le devozioni: è il cane che si morde la coda.

L’avvento è un periodo dell’anno liturgico in cui al cristiano è chiesto di verificare in quale percentuale è riuscito, durante l’anno liturgico precedente, a vedere ed accogliere il Signore.
In quale percentuale sono riuscito a vedere ed accogliere il Signore? Quale metodo adottare per rispondere a questa domanda? Semplice: il modello da seguire è Gesù Cristo. Egli quali persone ha messo al primo posto? I grandi, i furbi, i potenti economicamente e religiosamente? Al tempo di Gesù i primi erano scribi, farisei, dottori della legge di Mosè, sacerdoti del tempio di Gerusalemme, il governatore, Ponzio Pilato ed i ricchi mercanti.

Qual è stato il comportamento di Gesù nei riguardi di costoro? Lo sappiamo. Infatti lo hanno crocifisso.

Vedere ed accogliere il Signore è cercare di comportarsi come lui si è comportato. Uso il verbo cercare perché, finché saremo su questa terra, a causa dei nostri limiti, non riusciremo a seguire il Signore al 100%.
Ora, per cercare di comportarsi come Gesù si è comportato e vedere gli ultimi, come il cieco, la prostituta, l’uomo dalla mano inaridita, il servo malato del centurione, il figlio della vedova di Naim, la figlia del capo della sinagoga, i dieci lebbrosi, l’indemoniato ecc…è necessario avere coraggio!!!! Perché Gesù vide e accolse questi ultimi, ma contravvenne – spesso e volentieri – la legge di Mosè, sapendo che cosa rischiava.
Allora il cristiano che ha il coraggio di vedere ed accogliere gli ultimi, non pensiamo subito ai classici poveri, oppure ai senza tetto, perché aiutare queste persone – che dobbiamo fare – potrebbe anche costituire un modo per essere visibili, per acquistare prestigio, specialmente in questo periodo in cui sulla cattedra di Pietro siede un Papa che, prima fa e poi insegna! La mia esperienza con i gruppi caritativi mi ha dimostrato come sia facile usare i poveri, per il proprio prestigio e le proprie sicurezze.

Vedere ed accogliere il Signore negli ultimi significa primariamente, vedere ed accogliere il Signore nelle persone e negli ambienti in cui viviamo: parrocchie, gruppi, comunità religiose…..
Credo che sia qui che caschi l’asino! Infatti, quante volte in questi ambienti troviamo chiusure meschine in nome del tran tran quotidiano, del si è sempre fatto così, del volere il potere ad ogni costo e poi chiamarlo servizio. Potere ottenuto con la forza dell’inganno o del ricatto, al prezzo dello scandalo offerto ai bambini, ai ragazzi ed ai giovani?
Hanno occhi e non vedono, scrive il salmista, non vedere e non accogliere il Signore nel volto delle persone che intendono seguirlo e testimoniarlo ai loro figli, perché manca il discernimento da parte di chi dovrebbe servire nell’autorità ma, per vigliaccheria, paura o quant’altro, contribuisce a sotterrare il talento, a far morire la chiesa e poi, semmai, va sul palco a recitare la parte del prete o vescovo che si lamenta perché le famiglie sono assenti dalla vita diocesana o parrocchiale, quando lui ne è stato l’artefice principale perché, come Ponzio Pilato al processo di Gesù, per timore dei Giudei, se ne è lavato le mani.

Auguro a tutti di verificare, in questo tempo di avvento, in quale percentuale è riuscito a vedere ed accogliere il Signore nel quotidiano e far in modo che la percentuale si alzi in questo nuovo anno liturgico.

Buona domenica.

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