Venticinquesima domenica del Tempo Ordinario C Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Set 16, 2016 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Amos 8,4-7;
Salmo 112;
1Timoteo 2,1-8;
Luca 16,1-13

Lectio

Il brano evangelico tratta il problema dell’amministrare i beni. In tutti i tempi ci sono stati dei buoni e dei cattivi amministratori. L’amministrare i beni altrui richiede onestà e vigilanza, su se stessi e sugli altri che lavorano con noi.
La prima lettura è un richiamo del profeta Amos al popolo d’Israele, o meglio ai suoi capi che erano dei cattivi amministratori dei beni, perché imbrogliavano i poveri vendendo loro merce di scarto al posto di quella di qualità. Inoltre ricattavano i poveri che, pur di sfamarsi cedevano ai loro ricatti.

Meditatio

Noi cristiani dovremmo brillare nell’essere amministratori perché, tramite il battesimo che abbiamo ricevuto e per mezzo del quale ci siamo impegnati con Cristo, la nostra vita dovrebbe risplendere alla luce del vangelo. Per cui l’amministrazione dei beni dovrebbe essere un modo per evangelizzare.
Penso al personale domestico che lavora nelle famiglie, nelle case delle comunità religiose, nelle aziende in cui alla direzione ci sono cristiani: possiamo sempre affermare che il nostro personale domestico e aziendale è stipendiato e lavora secondo le leggi vigenti? Oppure è sottopagato? È sfruttato nell’orario di lavoro?
Certo anche da parte del personale ci deve essere altrettanta onestà e laboriosità, altrimenti è doveroso licenziare ed assumere persone oneste che non sfruttino il datore di lavoro.
Quindi amministrare i beni per un cristiano è occasione di testimoniare la sua sequela a Cristo, oppure il contrario.

Come cristiani dobbiamo essere buoni cittadini, altrimenti che testimonianza diamo?

Buona domenica.

 

Prima lettura
Am 8,4-7

Dal libro del profeta Amos
Il Signore mi disse:
«Ascoltate questo,
voi che calpestate il povero
e sterminate gli umili del paese,
voi che dite: “Quando sarà passato il novilunio
e si potrà vendere il grano?
E il sabato, perché si possa smerciare il frumento,
diminuendo l’efa e aumentando il siclo
e usando bilance false,
per comprare con denaro gli indigenti
e il povero per un paio di sandali?
Venderemo anche lo scarto del grano”».
Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe:
«Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere».

Salmo responsoriale
Sal 112

R.: Benedetto il Signore che rialza il povero.

Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
da ora e per sempre.

Su tutte le genti eccelso è il Signore,
più alta dei cieli è la sua gloria.
Chi è come il Signore, nostro Dio,
che siede nell’alto
e si china a guardare
sui cieli e sulla terra?

Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farlo sedere tra i prìncipi,
tra i prìncipi del suo popolo.

Seconda lettura
1Tm 2,1-8

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità.
Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo – dico la verità, non mentisco –, maestro dei pagani nella fede e nella verità.
Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese.

Vangelo
Lc 16,1-13

Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

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