Diciannovesima domenica del Tempo Ordinario C Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Ago 5, 2016 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Sapienza 18,6-9;
Salmo 32;
Ebrei 11,1-2.8-19;
Luca 12,32-48

Lectio

Ricordiamo un concetto fondamentale per comprendere gli scritti, contenuti nel Nuovo Testamento (vangeli, lettere di san Paolo, di san Pietro, di San Giovanni, di san Giacomo, lettera agli Ebrei, Atti degli Apostoli e Apocalisse): la prima generazione cristiana (33 d.C. – 100/120 d.C.) era convinta di essere presente al giudizio universale.
Quindi, quando nel Nuovo Testamento si parla della venuta del Signore bisogna tener presente quanto sopra.
Ecco allora che il brano del vangelo, che sarà proclamato in questa domenica, è focalizzato sull’attesa del ritorno del Signore nella gloria.
Tale evento è imminente, ma nessuno sa la data precisa. Allora l’autore del vangelo di Luca rappresenta l’attesa come quella dello sposo, che nel matrimonio ebraico doveva essere atteso da dieci ragazze con le lampade accese.
Oppure il Signore è rappresentato da un ricco proprietario che, com’era uso in Israele, rientrava da un lungo viaggio ed era importante che i suoi amministratori avessero lavorato con cura e devozione nell’amministrare i beni.
Il concetto della vigilanza è esposto anche nella prima lettura: vigilare per essere pronti a partire dall’esilio sia in Egitto che in Babilonia.
Colui che è vigile è anche colui che ha fede, perché la fede è l’esperienza del mio rapporto con Dio. Questo è quanto scrive l’autore della lettera agli Ebrei. Infatti, quando egli parla della fede, si riferisce sempre alla vita di Abramo, Noè, Giacobbe…..ecco perché la fede è un’esperienza.

Meditatio

Il Concilio Vaticano II afferma che noi non sappiamo quando e come finirà il mondo, ma siamo certi che questo è profondamente amato dal Padre e, per questo, il mondo non andrà in rovina.
Allora in che cosa consiste per noi l’attesa del Signore? Certo noi non attendiamo la fine del mondo come la prima generazione cristiana. Per noi essere pronti ad attendere il Signore significa accoglierlo ogni giorno nei fratelli.
Certo questo è impegnativo, ma è l’essenza del cristianesimo: il Cristo Risorto è presente in ogni persona che incontro. Allora la mia lampada dovrà essere accesa, dovrò preoccuparmi che l’olio non manchi, perché altrimenti finirò di essere una vergine stolta, di evangelica memoria…..
La celebrazione dell’Eucaristia, della liturgia delle Ore (Lodi – Vespri – Ora media – Compieta e Ufficio delle Letture), la meditazione e le pie pratiche (es. il rosario), servono come strumenti per accogliere il Signore nelle persone che incontro, altrimenti è tempo perso. Infatti coloro che non hanno compreso tutto questo e che pensano che la preghiera serva per guadagnare il Paradiso, esprimono una spaccatura nella loro vita, come accadeva nella vita degli Scribi dei Farisei e dei Dottori della Legge di Mosè: osservavano la legge, non per amore di Dio, ma per paura del castigo. Anche nella Chiesa questo succede, quando notiamo situazioni dove il malato, l’anziano bisognoso di cure, non sono accuditi con amore, anzi è dato loro lo scarto, nel cibo e nel vestito, nella cura giornaliera. Purtroppo questo accade, qualche rara volta, ma purtroppo accade, all’interno delle comunità religiose….è tristissimo, ma accade. Cosa fare? È difficile intervenire. Quello che si può fare è pregare Dio affinché specialmente chi è responsabile – come Superiore maggiore – senta in coscienza questo peso e si chieda se può celebrare l’Eucaristia e la liturgia delle Ore con un peccato così grave sulla coscienza, per il fatto che non interviene per cambiare situazioni come queste. Non c’è nessuna scusa che possa esimere che è responsabile dall’intervenire: si tratta del Cristo che soffre negli ultimi!!. Non intervenire è commettere lo stesso peccato grave che commisero il sacerdote e il levita del tempio di Gerusalemme che, sulla via che da Gerusalemme andava a Gerico, non prestarono soccorso all’uomo malmenato dai briganti. La chiusura di quella parabola la conosciamo bene è un imperativo: va e anche tu fa lo stesso!
Preghiamo per tutti coloro che nelle strutture civili e religiose fanno vivere male gli anziani ed i malati. Preghiamo per la loro conversione, affinché non si presentino di fronte al Padre con questo grande peccato sulla coscienza. E noi teniamo accesa la nostra lampada, per accogliere il Signore che passa nelle nostre strade, nel volto dei fratelli, specialmente gli ultimi.

Buona domenica.

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