Santissimo Corpo e Sangue di Cristo Solennità, di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Mag 30, 2016 | Uncategorized | 0 commenti

Cari lettori di questo sito;

scusandomi per il ritardo dovuto a problemi nel funzionamento del sito, pubblico ora la rubrica liturgica delle festività appena trascorse.

Mi scuso anche con il P. Giorgio, che aveva puntualmente inviato i suoi contributi.

Il webmaster.

 

Genesi 14,18-20;
Salmo 109;
1Corinzi 11,23-26;
Luca 9,11-17

Cenni Storici

L’origine di questa solennità è da considerarsi in rapporto con il possente risveglio della devozione eucaristica che dal XII secolo in poi si sviluppò, accentuando particolarmente la presenza reale di Cristo nel sacramento e quindi la sua adorazione. Però furono le visioni di Giuliana di Cornillon, monaca agostiniana di Liegi, ad avere un influsso decisivo nell’introduzione della festività, che per la prima volta si celebrò nella diocesi di Liegi nel 1247. Urbano IV, già arcidiacono di Liegi e confessore di Giuliana, la prescrisse per tutta la Chiesa nel 1264.
Dobbiamo tener presente che nel 1200 eravamo già entrati, da circa due secoli, nel periodo, che terminerà con la Riforma liturgica del Concilio ecumenico Vaticano II, in cui la liturgia era ridotta ad un cerimoniale quasi incomprensibile per il popolo di Dio e, di conseguenza, questo non partecipava più, ma bensì assisteva quasi passivamente al culto. In questo clima la comunione, che non si riceveva più durante la celebrazione eucaristica, era diventata un premio ed un fatto privato. Ecco perché, dato che l’eucaristia che era stata istituita per essere consumata, e ciò accadeva sempre più raramente da parte del popolo di Dio, allora si diffuse l’uso dell’adorazione.

Lectio

Nel brano della prima lettera ai Corinzi l’Apostolo ci espone la più antica testimonianza sull’istituzione dell’eucaristia, riportata nel Nuovo Testamento.
Possiamo notare come, in quella scarna celebrazione, all’interno della cena pasquale ebraica, il Signore si dona per tutti e desidera che la comunità riunita nell’ascolto della Parola e nello spezzare il pane, se ne cibi.
Infine si nota come celebrare l’eucaristia non sia un fatto privato, come alcuni ancora pensano, causa una catechesi insufficiente sull’argomento ed anche per aver partecipato a celebrazioni sciatte e quindi mal preparate e mal presiedute, celebrare l’eucaristia significa annunciare la morte e risurrezione del Signore in attesa della sua venuta.
Questo vuol dire che io celebrando, affermo ciò che vivo, come il vangelo ci suggerisce: date voi stessi a loro da mangiare.

Meditatio

In questa solennità, che è un doppione  del Giovedì Santo, infatti – dopo la Riforma liturgica – questo emerge sempre di più -, si rischia di soffermarsi soltanto sulla presenza reale di Cristo sotto le specie del pane, trascurando la specie del vino e, quello che è più importante, trascurare la celebrazione dell’eucaristia.
Infatti quando si parla dell’eucaristia, dovremmo abituarci a pensare alla celebrazione, in cui un’assemblea celebrante, la chiesa, che vive in un determinato quartiere, si riunisce per dire quello che tramite parole e gesti.
Un’assemblea presieduta in cui si esprimono i vari servizi: la presidenza, la proclamazione della parola di Dio e delle invocazioni, l’animazione del canto ecc…
Questo perché si deve far emergere il Risorto, presente nell’assemblea riunita, nella Parola proclamata, nel pane e nel vino che, per mezzo di chi presiede, l’assemblea chiede al Padre che mandi il suo Spirito a tramutarli in Cristo risorto; inoltre il Risorto è presente nel segno della mensa (Cristo morto e risorto), nell’ambone (il luogo da cui si proclama la parola di Dio) che è il sepolcro di Cristo e, dove si poggia il libro è la pietra ribaltata del sepolcro.
Il Risorto è presente in ogni fratello, specialmente in coloro che hanno bisogno. Questo è attuare il significato della celebrazione eucaristica nella vita.
Aiutare i fratelli è bene farlo secondo i mezzi suggeriti. Ad esempio, non porre mai in mano al povero il denaro perché, quasi sempre, non è capace di amministrarlo. Mentre lo aiutiamo tramite il gruppo caritativo parrocchiale o il Centro d’ascolto parrocchiale, è molto probabile che ciò che diamo ai poveri raggiunga lo scopo che anche noi ci siamo prefissati: aiutare i poveri per farli recuperare la dignità di essere persone.

Buona domenica.

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