Terza domenica del Tempo Ordinario C Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Gen 23, 2016 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Neemia 8,2-4.5-6.8-10;
Salmo 18;
1Corinzi 12,12-30;
Luca 1,1-4; 4,14-21

Lectio

Nel libro di Neemia è narrato il ritrovamento del libro della Legge, che è portato davanti al popolo, rientrato dall’esilio babilonese, si celebrò una liturgia della Parola in cui l’assemblea era soggetto celebrante. È sottolineato dall’autore del libro di Neemia, come il Israele sia il popolo di Dio. Quindi essere parte d’Israele è essere parte di una comunità.
Lo stesso concetto è espresso, in maniera diversa, da Paolo, quando espone la realtà della Chiesa come nuovo popolo di Dio.
È fondamentale ricuperare la dimensione comunitaria della Chiesa, di cui ogni battezzato è parte.
Paolo sottolinea che tutti siamo necessari, ma nessuno è indispensabile per la costruzione della Chiesa. Ogni cristiano deve porre al servizio della comunità le proprie doti.
Le doti che Gesù intendeva porre al servizio del suo popolo, ma questi, siccome egli non rispecchiava il Messia che gli ebrei si aspettavano, Gesù fi rifiutato.

Meditatio

Il cristianesimo non è una religione, ma un modo di vivere in comunità. La comunità che Gesù ha fondato su i dodici. Il numero 12 in Israele indicava il concetto di popolo, perché dodici erano le tribù su cui era costituito Israele.
Gesù, costituendo il numero di dodici, riferito agli apostoli, intense costituire il nuovo popolo di Dio: la Chiesa. Il popolo della nuova ed eterna alleanza. Ricordiamo che, il termine Alleanza significa, nella Bibbia, che Dio si auto comunica al popolo e questi rispondi con la fede e l’obbedienza alla Parola.
Questo significa che il cristiano non è una persona sola, in cui ognuno vive il cristianesimo come gli pare, ma il cristianesimo, come richiamano le fonti, è un modo di vivere in comunità.
Allora, ne consegue che ogni battezzato deve porre al servizio della chiesa le proprie doti, perché ricevute gratuitamente da Dio e per questo si debbono gratuitamente donare ai fratelli.
Che il cristianesimo è una vita vissuta insieme alla sequela di Cristo lo si dimostra nella liturgia, in cui la Chiesa, raffigurata nell’assemblea, è soggetto celebrante. Per questo motivo le persone che costituiscono l’Assemblea soggetto celebrante, durante una celebrazione liturgica non possono staccarsi dall’assemblea per compiere devozioni particolari, tipo andare a pregare ai vari altari della Madonna, oppure a compiere altre devozioni, oppure recarsi al confessionale per confessarsi, che non hanno nulla a che fare con la celebrazione dell’Eucaristia in corso.
L’esempio che si da ai bambini ed agli adolescenti e quello di persone che vivono ognuno per conto proprio e che quello che si sta celebrando non è importante, ma lo è quello che ciascuno si sente di fare. Così il cristianesimo perde la sua specificità: da modo di vivere insieme alla sequela di Cristo, diventa una religione in cui ognuno adora Dio come meglio glia aggrada.

Buona domenica

P.S. Chiedo scusa degli eventuali errori di ortografia e di sintassi, perché ho redatto queste righe  a mezzanotte.

Prima lettura

Ne 8,2-4.5-6.8-10

Dal libro di Neemìa

In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere.
Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci d’intendere; tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge. Lo scriba Esdra stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l’occorrenza.
Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore.
I levìti leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura.
Neemìa, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge.
Poi Neemìa disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza».

Salmo responsoriale

Sal 18

R.: Le tue parole, Signore, sono spirito e vita.

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.

Ti siano gradite le parole della mia bocca;
davanti a te i pensieri del mio cuore,
Signore, mia roccia e mio redentore.

Seconda lettura

1Cor 12,12-30

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.
E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. Se il piede dicesse: «Poiché non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. E se l’orecchio dicesse: «Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato?
Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.
Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?

Forma breve (1Cor 12, 12-14.27):

Dalla lettera prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo.
Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.
E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra.
Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra.

Vangelo

Lc 1,1-4; 4,14-21

Dal Vangelo secondo Luca

Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

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