Ventunesima domenica del Tempo Ordinario B, di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Ago 28, 2015 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Giosuè 24,1-2.15-17.18;
Salmo 33;
Efesini 5,21-32;
Giovanni 6,60-69

Lectio

In questa ventunesima domenica del Tempo Ordinario, anno B, credo che tra i brani della Parola di Dio che sono stati proclamati, quello che ha suscitato maggio interesse sia la pericope (= il brano) tratta dalla lettera agli Efesini al capitolo V°, versetti 21 – 32, perché tratta della vita familiare e, in modo particolare, di quella degli sposi. Per questo motivo la lectio verterà su questo testo.

Il contesto in cui è redatto il brano in  questione è quello greco – romano. Nei primi secoli di cristianesimo. Almeno fino alla caduta dell’impero romano, i cristiani contraevano matrimonio in casa, dinnanzi al pater familias, cioè al capo famiglia. Gli sposi erano, e sono tutt’ora, i ministri del matrimonio, che si celebra davanti a Dio e alla comunità. Soltanto con le invasioni barbariche, in cui venne meno l’autorità dell’imperiale, si preferì contrarre il matrimonio di fronte al ministro ordinato (diacono, prete, vescovo), perché la gerarchia della chiesa suppliva a quella dello Stato.

L’autore della lettera agli Efasini, che non è Paolo, ma un suo discepolo che ne conosceva bene il pensiero, ecco perché gli ha attribuito lo scritto, sapendo che il reato di plagio non esisteva nell’impero, pone in evidenza la diversità fondamentale che esiste tra il matrimonio cristiano, quello ebraico e quello greco – romano.
Negli ultimi due la donna era merce di scambio, che il capofamiglia offriva al miglior offerente. Inoltre in Israele c’era anche la poligamia: colui che godeva di notevoli possibilità economiche poteva acquistare più donne…

Nella lettera agli Efesini si pone in evidenza come, all’interno della coppia, la sottomissione sia vissuta sul modello di Cristo: nel Signore.
Ora, l’autorità di Cristo Signore è quella del Servo di Yavhè: di colui che ha lavato i piedi agli apostoli, rivestendo la condizione di servo. Questo tutto per amore dei suoi.
Così, afferma l’autore della lettera, dovrà essere nella vita di coppia: ognuno dovrà essere servo per amore dell’altro, ed insieme cercare ogni giorno la volontà del Padre: in questo consiste il matrimonio cristiano.

Meditatio

Oh se i nostri padri avessero potuto fare questa lectio, quanto male si sarebbe evitato!! Ma non possiamo giudicare la storia, anche perché i nostri padri non erano in grado di commentare la sacra scrittura come noi, perché non avevano i mezzi di cui oggi noi disponiamo.
Questo ha portato, specialmente nel secondo millennio, allo sfruttamento della donna, alla celebrazioni di matrimoni combinati, nelle famiglie reali, in quelle benestanti, in quelle borghesi, e anche in quelle del popolo. Tutto questo non significa che non esistessero anche i matrimoni contratti per amore.
Naturalmente se il matrimonio non è contratto per amore non esiste di fronte a Dio! Tecnicamente, nel linguaggio giuridico, si usa ancora il termine matrimonio nullo, forse sarebbe meglio che si dicesse: matrimonio mai celebrato.

Il matrimonio, sempre nel secondo millennio fino al dopo Concilio Vaticano II, era stretto tra i due fini: quello primario che era costituito dalla generazione della prole e quello secondario, molto secondario, che era costituito dall’amore tra i coniugi.

In questa prospettiva la moglie doveva seguire il marito in tutto! Questo era scritto nel codice civile.
I parroci insegnavano alle mogli che dovevano essere sempre disponibili, ma non dovevano corrispondere nell’intimità, perché il piacere era proibito. Però erano responsabili se il marito, non trovando disponibilità, da parte della moglie, andava a consolarsi altrove.

I matrimoni, tanti anche se nulli, reggevano perché il contesto non permetteva alla donna di poter vivere lontano dalla famiglia…..

Questa situazione è franata nel’68. Questo periodo ha molte colpe, ma ha anche il merito di aver messo a nudo una situazione che non poteva andare avanti.

Il Concilio Vaticano II ha iniziato a rivedere dalla radice la vita della Chiesa e anche quella della famiglia.
Il matrimonio è ritornato ad essere concepito come nel primo millennio. Si è dato spazio alle scienze umane, per mezzo delle quali si è giunti a comprendere la diversità tra natura maschile e femminile, si è data una dignità alla donna nella chiesa e nella società.

Sulla natura femminile ho scritto in qualche lectio precedente.

C’è ancora molto cammino da percorrere sul tema della famiglia all’interno della Chiesa, lo attesta il prossimo sinodo dei vescovi.
È necessario riqualificare alla radice il sacramento del matrimonio, la sua preparazione e la vita degli sposi all’interno delle comunità cristiane.

Buona domenica.

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