Quattordicesima domenica del Tempo Ordinario B

da | Lug 8, 2015 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Quattordicesima domenica del Tempo Ordinario B

Ezechiele 2,2-5;
Salmo 122;
2Corinzi 12,7-10;
Marco 6,1-6

Lectio

Gli ebrei aspettavano un messia che fosse un condottiero militare, il quale avrebbe dovuto, alla testa dio un forte esercito, condurre Israele a sconfiggere la potenza di Roma ed impadronirsi della terra conosciuta. Questa era una forte convinzione degli ebrei del tempo.
Ecco perché la vicenda di Gesù di Nazareth provocò scandalo, prima nel suo paese e poi in tutto Israele. Infatti non era concepibile che il messia fosse nato in una famiglia di artigiani, che vivesse soggetto alle privazioni della vita quotidiana della gente comune, che predicasse un Dio padre di tutti e che per amore subisse la morte infame sulla croce.
La debolezza in Israele era concepita come un abbandono da parte di Dio. Anche san Paolo, con la sua predicazione e la sua testimonianza, non solo suscitava scandalo tra gli ebrei, per i motivi suddetti, ma anche tra i pagani che non concepivano un Dio che condividesse la natura umana in tutto e finisse i suoi giorni sulla croce. Ma la storia ha dimostrato che, proprio questa debolezza ha salvato e salva il mondo.

Meditatio

I compaesani di Gesù si sono scandalizzati di lui, perché non rispecchiava le loro sicurezze, il loro quadro che si erano dipinti di dio: dio era come loro lo avevano dipinto e non c’era altra alternativa.
Anche oggi si può correre questo rischio, quando non si è aperti alla volontà del Padre e non si diventa manovali nel cantiere dello Spirito Santo, per evangelizzare la nostra società, ma ci si rifugia nel movimentismo e nel devozionalismo.
Queste due caratteristiche sono tipiche di quei cristiani che si scandalizzano dell’attuale Papa, dei contenuti dei suoi discorsi e della sua concezione di Chiesa.

Il movimentismo tende ad assolutizzare il pensiero del fondatore, per portare avanti il proprio pseudo carisma, con il quale si ritiene la sola forma autentica di cristianesimo. Assolutizza, usando il criterio preconciliare di stato di grazia e non stato di grazia, la categoria di buoni e cattivi. Questi ultimi meritano l’inferno (cfr. un discorso al Family day di un capo di questi movimenti dell’integralismo cattolico). Dimenticano che Dio è Padre di tutti, specialmente degli ultimi, dei lontani (cfr. la parabola della pecorella smarrita).

Il devozionalismo invece assolutizza la figura della Madonna e ne costruisce un personaggio lugubre, che parla tutti i giorni, ad ore precise, ma anche qui la bontà di Dio per il mondo non c’è. Maria diventa la persona più importante nella storia della salvezza: una semi dea.

Anche queste persone si scandalizzano se si dice loro che il cristianesimo è semplice, perché è un modo di vivere l’incontro con il Risorto, presente nel prossimo – specialmente nei poveri e negli ultimi – e tutto questo lo si celebra nella liturgia.
Come i nazaretani i devozionalisti rispondono: tutto qui? Noi vogliamo le apparizioni, le folle, vogliamo i miracoli, vogliamo che di tutto questo regolarmente se ne parli in televisione? Siamo all’opposto della vita che condusse Gesù di Nazareth e, egli non fece nulla che non fosse d’insegnamento per noi.

Il vero convertito è colui che segue l’esempio di Cristo e non s’impantana, né nel movimentismo, né nel devoziolalismo.

Buona domenica

Prima lettura
Ez 2,2-5

In quei giorni, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava.
Mi disse: «Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: “Dice il Signore Dio”. Ascoltino o non ascoltino – dal momento che sono una genìa di ribelli –, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro».

Salmo responsoriale
Sal 122

R.: I nostri occhi sono rivolti al Signore.

A te alzo i miei occhi,
a te che siedi nei cieli.
Ecco, come gli occhi dei servi
alla mano dei loro padroni.

Come gli occhi di una schiava
alla mano della sua padrona,
così i nostri occhi al Signore nostro Dio,
finché abbia pietà di noi.

Pietà di noi, Signore, pietà di noi,
siamo già troppo sazi di disprezzo,
troppo sazi noi siamo dello scherno dei gaudenti,
del disprezzo dei superbi.

Seconda lettura
2Cor 12,7-10

Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia.
A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza».
Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte.

Vangelo
Mc 6,1-6

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

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