Terza domenica di Pasqua Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Apr 16, 2015 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Atti 3,13-15.17-19;
Salmo 4;
1Giovanni 2,1-5;
Luca 24,35-48

Lectio

Il brano tratto dagli Atti degli apostoli, che ci è proposto in questa domenica, mostra un’immagine della prima predicazione cristiana rivolta al popolo ebraico. La comunità cristiana scusa i capi, che sono i principali autori della morte di Gesù di Nazareth e con loro tutto il popolo che, in qualche maniera, ha avallato la crocifissione di Gesù. Però gli apostoli rivolgono un invito pressante a Israele affinché si converta al vangelo, dimostrando come Gesù di Nazareth era il messia atteso, perché di lui parlarono gli antichi profeti. Ora, se Israele rifiutasse di entrare nel nuovo popolo di Dio: la comunità cristiana, sarebbe come rifiutare l’antica Alleanza che Dio ha stipulato sul Sinai con Mosè.

Ma che cosa significa accettare il vangelo? Significa incontrare il Risorto. Ma come può avvenire un incontro simile?
Il brano evangelico – tratto dal vangelo di Luca – risponde a questa domanda.
Il Risorto non è un fantasma; egli è la stessa persona che è stata crocifissa; egli non ha nulla da condividere con le divinità pagane, che non condividono la natura umana.
Il Risorto s’incontra nella comunità (= Chiesa) riunita nell’ascolto della Parola e nello spezzare il pane.
Il Risorto è il figlio del Padre, Dio, di cui l’uomo non deve aver paura, perché Dio lo ama, per cui l’osservanza dei comandamenti (= il comandamento dell’amore) si attua non per paura, com’era in Israele l’osservanza dei 10 comandamenti. Con la risurrezione di Cristo si passa da un rapporto con Dio per timore, ad un rapporto con Dio di amore gratuito.

Meditatio

L’incontro con il Risorto è fondamentale per la vita del cristiano. Se ciò non si è attuato, si vive ancora nella paura di Dio, oppure nell’indifferenza, o nel devozionalismo. Questi tre atteggiamenti conducono lontano dal Padre. Non che il Padre si allontani da noi, egli pone tutto il suo impegno affinché i suoi figli – specialmente i più lontani, quelli che fanno fatica a comprendere il suo amore, il vangelo, la chiesa… –  possano entrare nel suo paradiso. Siamo noi che, praticando i suddetti atteggiamenti, non cogliamo più il suo amore gratuito nei nostri riguardi e in quelli degli altri.
La paura di Dio: paura che, se non si prega alla tale ora, con una preghiera ben precisa, qualcosa di brutto accadrà. Oppure si ha un’immagine del mondo negativa: il mondo è in mano al demonio e allora è necessario combattere, sacrificarsi, per strappare al male la società che intanto vive in una grande indifferenza nei riguardi di Dio. Come ho detto altre volte, siamo di fronte al cristiano triste!
Qualcuno sostiene che il devozionalismo, che ha il perno in una devozione mariana di basso profilo, ha salvato tanta gente dall’entrare nei Testimoni di Geova. Ma questo stile di vita non è molto lontano da quello dei Testimoni di Geova: fanatici gli uni, fanatici gli altri. Pessimisti gli uni, pessimisti gli altri ecc….

Il vangelo c’insegna che il Risorto s’incontra nella comunità cristiana, riunita nell’ascolto della Parola e nello spezzare del pane, nel giorno del Signore. Questo è il modo d’incontrare il Risorto. Egli poi, dopo essere stato celebrato nella liturgia, lo si ritrova nel volto dei fratelli, specialmente i più poveri. Allora il cristiano deve interessarsi di come si possono aiutare i fratelli in difficoltà.

È triste sentire che in questi giorni regioni come Veneto e Lombardia, si sono rifiutate di accogliere i profughi. E le chiese di queste regioni, quando faranno sentire il loro dissenso nei riguardi di questi fomentatori di odio, che si nascondono sotto la parvenza di voler l’ordine e il rispetto del Paese?

Noi cristiani dobbiamo insistere perché la comunità europea si muova per risolvere il problema della migrazione che è un problema internazionale! Questo è osservare i comandamenti che, per il cristiano, si riassumono in quello dell’amore di Dio che si manifesta nell’amore del prossimo.

Papa Francesco ci ha offerto un esempio eloquente quando, come cristiano che ha incontrato il Risorto, non ha avuto paura di condannare gli autori del genocidio del popolo armeno nei primi anni del 1900.

Buona domenica e buona continuazione del Tempo pasquale.

Prima lettura
At 3,13-15.17-19

In quei giorni, Pietro disse al popolo: «Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni.
Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati».

Salmo responsoriale
Sal 4

Rit.: Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.

Quando t’invoco, rispondimi, Dio della mia giustizia!
Nell’angoscia mi hai dato sollievo;
pietà di me, ascolta la mia preghiera.

Sappiatelo: il Signore fa prodigi per il suo fedele;
il Signore mi ascolta quando lo invoco.

Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene,
se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?».

In pace mi corico e subito mi addormento,
perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare.

Seconda lettura
1Gv 2,1-5

Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto.

Vangelo
Lc 24,35-48

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

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