Sesta domenica del Tempo Ordinario B Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Feb 13, 2015 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Levitico 13,1-2.45-46;
Salmo 31;
1Corinzi 10,31-11,1;
Marco 1,40-45

Lectio

Nel brano del vangelo di Marco si mette a confronto la mentalità ebraica nei confronti della malattia con quella cristiana.
Infatti nel brano tratto dal libro del Levitico è esposto il modo con cui, in Israele, doveva essere trattato un lebbroso: questi era isolato dalla vita pubblica. Questo perché, oltre al pericolo del contagio, c’era anche quello di essere contagiati dal peccato. Nel popolo ebraico, c’era la ferma convinzione che ogni malattia ed ogni disgrazia, fosse mandata da Dio sul malcapitato, affinché questi scontasse il suo peccato: sei malato, sei caduto in disgrazia economica e morale? Significa che hai commesso un peccato che devi scontare davanti a Dio. Ecco risolto il problema del male presso il popolo d’Israele.
Il pensiero evangelico è completamente all’opposto del modo di pensare ebraico. Se un fratello è malato o cade in disgrazia, questo non ha nulla a che vedere con il peccato.
L’atteggiamento di Cristo è stato quello di prendersi cura di coloro che vivevano ai margini del popolo d’Israele, perché ritenuti peccatori. Egli pone al centro queste persone, le ascolta e le aiuta. Così deve fare anche la comunità cristiana.
La figura del lebbroso che chiede a Gesù di essere sanato dalla lebbra è anche figura di ogni persona, che si rende conto di avere dei limiti, che condizionano il suo rapporto con Dio e con i fratelli e, per questo, chiede a Gesù di essere guarita.
Infine nella seconda lettura san Paolo esorta la comunità cristiana di Corinto a vivere da buoni cittadini: essere onesti e operosi. L’apostolo ricorda ai Corinzi che ogni momento della giornata è un momento di Dio: siamo sempre al suo cospetto e dobbiamo renderci conto del suo amore di padre verso tutti.

Meditatio

Al tempo di Gesù non era facile porre in discussione la legge di Mosè e le tradizioni che di cui gli ebrei si erano appesantiti lungo i secoli. Infatti al Signore questo è costato la vita.
La comunità cristiana e, in essa la singola persona, per non dare scandalo alla società deve, non può prendersi cura dei poveri, sull’esempio di Cristo.
Questo non significa che, ciascuno o ogni comunità, per aiutare i poveri percorra strade non battute o agisca in modo sconsiderato. Il servizio dei poveri va attuato con intelligenza e organizzazione, perché il povero dev’essere promosso, cioè al povero deve essere insegnato a gestirsi, a lavora re se non ne è capace. Perché il povero è sempre vittima del ricco, che ha fatto in modo che l’economia s’impostasse a proprio favore, sfruttando i paesi poveri (cfr. il colonialismo e l’economia dei paesi occidentali). Il cristiano dev’essere luce che illumina, che fa pensare la collettività, affinché non cada nei soliti luoghi comuni del perché non sene stanno nei loro paesi ecc…. approvando un modus vivendi di coloro che, nel nome dell’ordine e della tradizione, seminano odio e razzismo in modo silenzioso e poi alcuni li troviamo belli, belli a celebrare l’eucaristia nelle nostre assemblee parrocchiali alla domenica. Ecco questi sono i cristiani di cui Paolo direbb
e che scandalizzano la società.
Infine ognuno di noi dovrebbe avere, nei confronti del Signore, l’atteggiamento del lebbroso, in quanto essere consapevole dei propri limiti e chiedere di essere aiutato ad accettarli e a superarli.

Buona domenica.

Prima lettura
Lv 13,1-2.45-46

Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne e disse: «Se qualcuno ha sulla pelle del corpo un tumore o una pustola o macchia bianca che faccia sospettare una piaga di lebbra, quel tale sarà condotto dal sacerdote Aronne o da qualcuno dei sacerdoti, suoi figli.
Il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore, andrà gridando: “Impuro! Impuro!”.
Sarà impuro finché durerà in lui il male; è impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento».

Salmo responsoriale
Sal 31

Rit.: Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia.

Beato l’uomo a cui è tolta la colpa
e coperto il peccato.
Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto
e nel cui spirito non è inganno.

Ti ho fatto conoscere il mio peccato,
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.

Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!
Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia!

Seconda lettura
1Cor 10,31-11,1

Fratelli, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio.
Non siate motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio; così come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, perché giungano alla salvezza.
Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo.

Vangelo
Mc 1,40-45

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

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