Quinta domenica del Tempo Ordinario B. Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Feb 6, 2015 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Giobbe 7,1-4.6-7;
Salmo 146;
1Corinzi 9,16-19.22-23;
Marco 1,29-39

Lectio

Il libro di Giobbe è stato redatto per rispondere ad una domanda fondamentale: perché il giusto soffre?.
Il popolo ebraico aveva così risolto il problema del male: se sei malato, se sei povero, se sei caduto in disgrazia, significa che hai peccato e che stai scontando le tue colpe. Ma, l’esperienza quotidiana era diversa: anche ai “giusti” capitavano sciagure e malattie. Allora il libro di Giobbe risponde che il giusto soffre accettando la sofferenza dalle mani di Dio.
La figura del giusto per eccellenza sarà quella di Gesù nella sua passione.
Il brano evangelico ci presenta il Signore che guarisce i poveri. Ma colui che è veramente guarito si pone gratuitamente al servizio degli altri e, come Gesù, lo compie nel nascondimento. Infatti il brano del vangelo di questa domenica sottolinea come Gesù non assecondi la tentazione dell’essere acclamato dalle folle, del diventare il condottiero d’Israele, ma si ritira, per insegnarci che è il Padre che deve essere seguito.

Meditatio

La suocera di Pietro incarna diverse situazioni in cui si può trovare il discepolo: quella del dover ammettere di essere bisognoso delle cure del maestro, per poter guarire; quella del prendersi cura dei fratelli, sull’esempio di Cristo; quella dell’essere servo inutile del vangelo, come insegna Paolo nel brano propostoci come seconda lettura. Potremmo affermare che questi sono i tratti della vera conversione.
Che cosa significa? Esiste anche una falsa conversione? In un certo senso direi di si.
Oggi in un mondo in rapido cambiamento, in cui è difficile l’evangelizzazione, perché è necessario essere aggiornati in molti settori, è facile accodarsi, per frustrazione, alle masse in cerca di miracoli di visioni e messaggi…è un modo per sfuggire al dovere di una seria evangelizzazione della nostra società.

Che cosa fece la suocera di Pietro? Dopo la guarigione operata da Gesù, si mise a servire la comunità. È un servizio umile, il vangelo non dice altro, per questo possiamo affermare che, il vero convertito, lavora nella chiesa e nel mondo in silenzio, non obbliga alcuno a servirlo; non impone preghiere o messe con la minaccia implicita o esplicita che, coloro che non osservassero tali precetti finirebbero sotto il dominio di satana.
Il vero convertito ha incontrato il Padre, sa che Dio ama gratuitamente l’umanità e, specialmente i lontani perché, i vicini come noi, sono soltanto stati molto fortunati. Il vero convertito, rifugge le masse che affollano i palazzetti dello sport o altri luoghi di assembramento in cui si attende il manifestarsi della divinità.
Il vero convertito, come Gesù, sta lontano da tutto ciò che può sapere di pubblicità, non si reca sugli schermi televisivi per parlare del suo incontro con Dio o con la Vergine Maria, perché sa che, quando accadesse ciò, sarebbe la prova che egli non ha fatto nessuna esperienza mistica…..
Buona domenica.

Prima lettura
Gb 7,1-4.6-7

Giobbe parlò e disse:
«L’uomo non compie forse un duro servizio sulla terra
e i suoi giorni non sono come quelli d’un mercenario?
Come lo schiavo sospira l’ombra
e come il mercenario aspetta il suo salario,
così a me sono toccati mesi d’illusione
e notti di affanno mi sono state assegnate.
Se mi corico dico: “Quando mi alzerò?”.
La notte si fa lunga e sono stanco di rigirarmi fino all’alba.
I miei giorni scorrono più veloci d’una spola,
svaniscono senza un filo di speranza.
Ricòrdati che un soffio è la mia vita:
il mio occhio non rivedrà più il bene».

Salmo responsoriale
Sal 146

Rit.: Risanaci, Signore, Dio della vita.
È bello cantare inni al nostro Dio,
è dolce innalzare la lode.
Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d’Israele.
Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite.
Egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome.
Grande è il Signore nostro,
grande nella sua potenza;
la sua sapienza non si può calcolare.
Il Signore sostiene i poveri,
ma abbassa fino a terra i malvagi.

Seconda lettura
1Cor 9,16-19.22-23

Fratelli, annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo!
Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo.
Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io.

Vangelo
Mc 1,29-39

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

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